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sabato 12 novembre 2011

Ecologia Profonda e Taoismo: Un permanere costante nell'Essere - Comunicazione culturale aperta



 

 

 
 
Riflessione in penombra di Paolo D'Arpini 



Quel che esiste ha in sé la qualità dell'Essere. E' auto-esistente. Questo non significa che è statico. Poiché essere ed esistere sono consequenziali, in ogni trasformazione dell'esistere l'essere permane.

L'essere è una "qualità" intrinseca inamovibile e stabile in ogni movimento del divenire. Questa è l'intuizione dell'ecologia profonda e della spiritualità laica ed è pienamente riscontrabile anche nel pensiero taoista.

Il Tao non si figura come una "perfetta immobilità", esso è il substrato inscindibile di ogni mutazione, pur restando indivisibile nella sua propria natura. Le forme espressive del Tao, che si manifestano attraverso i moti energetici (Yin e Yang), sono immagini della sua pienezza in movimento, forme espressive utili a comprendere, nella simultaneità dell'infinito e contemporaneità dell'Essere, le sfaccettature degli eventi nel divenire, dei singoli aspetti trasformativi che noi riconosciamo.

Il Taoismo, pertanto, è una religione senza Dio. In verità non è nemmeno una religione, poiché non v'è nulla di separato da riunire.. e non è nemmeno teismo od ateismo poiché non può considerarsi la proiezione di un ente creatore e della sua creazione. Ciò che è semplicemente è per sua natura intrinseca.

Anche nella moderna considerazione analitico-scientifica soggetto ed oggetto non sono separabili. Pertanto il taoismo non può essere definito nemmeno una filosofia od una scienza. Esso è il semplice riconoscimento intuitivo di una lampante verità.
Fino a pochi anni addietro la scienza poneva l'accento sull'atteggiamento di "oggettività", un modo distaccato di esaminare i fenomeni naturali, inclusa la mente, per cui essi venivano considerati "meccanismi". Ma un universo di meri oggetti è opinabile. Se perdura il concetto separativo l'uomo si sente autorizzato a sfruttare senza remore gli "oggetti" considerati. Ma oggi stiamo scoprendo che un danno arrecato all'ambiente costituisce un danno per noi stessi, in quanto soggetto ed oggetto non possono essere disgiunti. Noi con tutto ciò che esiste siamo inseriti nello stesso "movimento". Possiamo intervenire solo attraverso un nostro conformarci alle spinte energetiche in atto traendone nutrimento ed armonia. Nel Tao questo si chiama "immergersi nel grande flusso".. fatalità è lo stesso termine usato da un poeta bioregionalista americano, Gary Snyder.

Insomma dobbiamo lasciarci andare, con fiducia, mollando le nostre vele ai venti della natura e della vita. Poiché noi stessi siamo inseparabili dalla vita e dalla natura, e non esiste altro luogo e momento in cui stare. Questo è il luogo e questo è il momento.

Da questa osservazione sorge la spinta verso il raggiungimento, anche in termini economici e scientifici, di una tecnologia "dolce" e non invasiva, diciamo una tecnologia "ecologica" in cui è importante anche l'atteggiamento psicologico del tecnico che studia le soluzioni... Parimenti anche nella spiritualità si propone un'andatura "laica" e non proselitista, direi una visione sincretica nel considerare le varie sfaccettature del pensiero. Sapendo che ognuno attinge alla stessa fonte.

Paolo D'Arpini
 


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