FONDAMENTALE ANALISI DI FRANCO. NOI TUTTI SIAMO VISSUTI ( parlo in quanto cittadini italiani) COME ORFANI DI UNA "CERTA" PATERNITA'. Il "padre" fascista, personaggio reincarnante il PADRE MUSSOLINI ( che si moltiplica in un'infinità di padri) è anche la incarnazione di una PATERNITA' di carattere religioso incarnata dal PAPATO. Da "quel" Papato ( PioXII) non a caso combattutto dal giudaismo. ( Un altro PADRE fu Giovanni XXIII, DETTO :IL "BUONO", nella differente declinazione della figura di padre.GLI ESEMPI IN TAL SENSO SONO INFINITI. BASTA RICORDARLI: per quanto mi riguarda, ricordo una pièce teatrale che vidi in un teatro di Roma, di un autore noto negli anni '50: RAGAZZE BRUCIATE VERDI. Si trattava di studentesse che si prostituivano ( nascita e sviluppo del consumismo). Un paio di queste erano figlkie di un repubblichino, che, mi pare, si suicida perchè NON accetta questa realtà. ( L'opera era di un noto autore infeudato nell'egemonia culturale comunista).Un'altra opera che prende lo spunto dalla stessa situazione ( tentativo culturale di "aggirare" la posizione) è quel film (Una giornata particolare, De Sica, Loren, Mastroianni) che narra di una donna che per sottrrarsi all'influsso del marito fascista si concede ad un frocio.SE SI ESAMINASSERO con maggior attenzione gli eventi culturali e politici di questo infinito dopoguerra, arriveremmo a conclusioni ben diverse da quelle a cui vogliono portarci. La storia dell'italia dal 1945 è la storia di tanti orfanelli. GV.
Da: franco <moriniromi@libero.it>
A: fiamma@yahoogroups.com
Inviato: Martedì 15 Maggio 2012 3:44
Oggetto: R: [fiamma] Pasolini e circostanze causate da GRILLO:LA DIGA DELL'EUROPA ANTIFASCISTA
A: fiamma@yahoogroups.com
Inviato: Martedì 15 Maggio 2012 3:44
Oggetto: R: [fiamma] Pasolini e circostanze causate da GRILLO:LA DIGA DELL'EUROPA ANTIFASCISTA
Vitali ha esattamente centrato l'equazione = Pasolini oppositore della società ebraicizzata. L'antifascismo di Pasolini, inoltre, ha radici del tutto famigliari essendo centrato sulla figura del padre militare e fascista da lui amato e odiato allo stesso tempo. In realtà avrebbe voluto essere come lui, purtroppo le sue incoercibili inclinazioni gli erano d'assoluto impedimento. Del resto provate ad immaginare un ex militare rimasto fascista ( o fascistoide) degli anni '50 il quale viene a sapere che il figlio è stato denunciato per atti di pedofilia! Perfino il piccì, di cui Pasolini era segretario di sezione a quel tempo in Veneto, lo espulse per indegnità morale; figurarsi il padre fascista. Da questo fatto nasce la fuga di Pasolini e della madre – ambedue tiranneggiati dal padre/marito padrone – a Roma, dove finalmente potrà esprimersi il meglio della sua contorta ma sincera vena di poetico-letteraria civile. Identico processo psicologico lo ha avuto lo scrittore parmigiano Bevilacqua: padre fascista (aviatore con Balbo) e madre tiranneggiata e umiliata dal padre donnaiolo. Non soi se avete letto i romanzi di Bevilacqua, in ogni caso anche qui emerge l'odio-amore verso il padre fascista, da cui il suo antifascismo – tanto che nei suoi romanzi arriva al punto di identificarsi, scrivendo in prima persona, nell'ipotetico figlio di Picelli (che in realtà non ebbe alcun figlio) in quanto Picelli storico avversario di Balbo e quindi anche del suo vero padre che di Balbo era invece seguace. Solo dopo l'abbastanza recente morte del padre quasi centenario, Bevilacqua ha cominciato a rivalutare la figura del padre e anche di quello che era stato ilsuo specifico ambiente. Immaginate l'umiliazione del padre balbiano di Bevilacqua nel leggere il romanzo in cui il figlio do fatto lo rinnega sostituendolo con Picelli.La stessa trafila di rivalutazione del padre-fascista stava emergendo anche in Pasolini e se non fosse prematuramente morto avremmo avuto in questo senso delle sorprese.
Sull'argomento allego un mio articolo già pubblicato lo scorso anno da "Historica Nuova" che potrebbe anche intitolarsi
DA EVOLA A PASOLINI PASSANDO PER MARX.
Adesso che anche a sinistra i più hanno ormai
consegnato le opere di Marx ai polverosi archivi delle ricusate
ideologie, vale forse la pena di ri-scoprirne alcuni aspetti ancora
validi se non decisamente attuali rispetto ai passati decenni quando
era ancora in auge tra gli intellettuali il qualificarsi
marxisticamente "impegnati".
consegnato le opere di Marx ai polverosi archivi delle ricusate
ideologie, vale forse la pena di ri-scoprirne alcuni aspetti ancora
validi se non decisamente attuali rispetto ai passati decenni quando
era ancora in auge tra gli intellettuali il qualificarsi
marxisticamente "impegnati".
Lo scritto di Marx più attuale, per non dire
profetico, concerne una sua opera giovanile "Sulla questione ebraica"
(1843). Questo saggio di Marx era nato, di fatto, come risposta ad
alcuni precedenti scritti di Bruno Bauer che trattavano appunto la
problematica, ritenuta ancora parzialmente irrisolta, della piena
emancipazione concernente gli ebrei di Prussia.
profetico, concerne una sua opera giovanile "Sulla questione ebraica"
(1843). Questo saggio di Marx era nato, di fatto, come risposta ad
alcuni precedenti scritti di Bruno Bauer che trattavano appunto la
problematica, ritenuta ancora parzialmente irrisolta, della piena
emancipazione concernente gli ebrei di Prussia.
Essendo professore incaricato alla facoltà di
teologia di Berlino, Bauer considerava il problema dell'emancipazione
ebraica da una specifica prospettiva teologica, cosa che lo induceva a
considerare piuttosto stravagante la pretesa degli ebrei che lo Stato
cristiano di Prussia rinunziasse al suo pregiudizio religioso, senza
che, d'altro canto, essi rinunziassero al loro pregiudizio religioso. Così
facendo, infatti, essi avrebbero continuato ad essere stranieri in
mezzo ai tedeschi dal momento che avrebbero continuato a considerarsi
membri del "popolo ebraico", che per loro rimaneva pur sempre sinonimo
di popolo eletto.
teologia di Berlino, Bauer considerava il problema dell'emancipazione
ebraica da una specifica prospettiva teologica, cosa che lo induceva a
considerare piuttosto stravagante la pretesa degli ebrei che lo Stato
cristiano di Prussia rinunziasse al suo pregiudizio religioso, senza
che, d'altro canto, essi rinunziassero al loro pregiudizio religioso. Così
facendo, infatti, essi avrebbero continuato ad essere stranieri in
mezzo ai tedeschi dal momento che avrebbero continuato a considerarsi
membri del "popolo ebraico", che per loro rimaneva pur sempre sinonimo
di popolo eletto.
In altro e successivo scritto, Bauer abbinava il
problema dell'emancipazione degli ebrei a quella degli stessi cristiani
nell'ambito di una totale emancipazione umana intesa quale l'unica
possibilità di giungere ad un reale ed effettivo piano di uguaglianza esteso a tutta l'umanità.
problema dell'emancipazione degli ebrei a quella degli stessi cristiani
nell'ambito di una totale emancipazione umana intesa quale l'unica
possibilità di giungere ad un reale ed effettivo piano di uguaglianza esteso a tutta l'umanità.
S'intromise a questo punto Marx il quale – pur
essendosi convertito al cristianesimo insieme alla sua famiglia nel
1824 – discendeva sia da parte materna che paterna da varie generazioni
di rabbini[1] e per questo ben conosceva, anche dall'interno, l'intima struttura della mentalità ebraica.
essendosi convertito al cristianesimo insieme alla sua famiglia nel
1824 – discendeva sia da parte materna che paterna da varie generazioni
di rabbini[1] e per questo ben conosceva, anche dall'interno, l'intima struttura della mentalità ebraica.
Confrontandosi polemicamente con Bauer, Marx si
oppose decisamente alla sua interpretazione teologica per spostare
invece la sua attenzione sull'ebreo reale, quello in altre parole di
tutti i giorni e non l'ebreo stereotipato del "sabato".
oppose decisamente alla sua interpretazione teologica per spostare
invece la sua attenzione sull'ebreo reale, quello in altre parole di
tutti i giorni e non l'ebreo stereotipato del "sabato".
Si chiese pertanto Marx: " qual è il culto mondano dell'ebreo? Il traffico. Qual è il suo Dio mondano? Il denaro." Ma il traffico e il denaro
non rappresentano solo il fondamento nella vita degli ebrei, ma sono
anche il fondamento dell'intera società capitalistico-borghese perciò
si poteva affermare che gli ebrei si sono emancipati da quelli che sono
considerati i loro tratti caratteristici nel momento in cui questi sono
diventati tratti caratteristici di tutta la società che si è, per così
dire, "giudaizzata" perciò concludeva Marx: " Gli ebrei si sono [già]
emancipati nella misura in cui i cristiani sono diventati ebrei". Se
tutta la società capitalista si è di fatto giudaizzata, prosegue Marx,
vuol dire che essa genera continuamente l'ebreo dai propri visceri, ove
per "ebreo" deve intendersi, per estensione, non solo gli ebrei di
sangue ma anche i giudaizzati continuamente partoriti dalle strutture
della società borghese.
non rappresentano solo il fondamento nella vita degli ebrei, ma sono
anche il fondamento dell'intera società capitalistico-borghese perciò
si poteva affermare che gli ebrei si sono emancipati da quelli che sono
considerati i loro tratti caratteristici nel momento in cui questi sono
diventati tratti caratteristici di tutta la società che si è, per così
dire, "giudaizzata" perciò concludeva Marx: " Gli ebrei si sono [già]
emancipati nella misura in cui i cristiani sono diventati ebrei". Se
tutta la società capitalista si è di fatto giudaizzata, prosegue Marx,
vuol dire che essa genera continuamente l'ebreo dai propri visceri, ove
per "ebreo" deve intendersi, per estensione, non solo gli ebrei di
sangue ma anche i giudaizzati continuamente partoriti dalle strutture
della società borghese.
In questo quadro, Marx contestava anche il
presunto "miracolo" relativo alla sopravvivenza del giudaismo che, a
suo dire, non andava affatto ricercata in un qualsiasi intervento
divino, poiché in realtà il perpetuarsi nei secoli degli ebrei
rispondeva con tutta evidenza ad una loro precisa funzione economica e
sociale ed era pertanto nella sfera economica e sociale che occorreva
cercare la soluzione della questione ebraica. Infatti, se per
emanciparsi veramente l'ebreo deve rinunziare sia al traffico che al
denaro, allora anche il resto della società ormai giudaizzata dovrà
fare altrettanto sicché, in ultima analisi, l'emancipazione umana
dell'ebreo sarà possibile solo quando tutta la società si sarà
emancipata dall'ebraismo ovvero dalla struttura capitalistico-borghese.
Quindi, secondo Marx, l'emancipazione umana esige come fondamento la
soppressione totale della proprietà privata che può essere realizzata
solo rivoluzionariamente dal comunismo. Per concludere, la soluzione
della questione ebraica sarà possibile, secondo Marx, solo nella
società comunista, intesa come quella società che avrà fondato una
reale ed effettiva uguaglianza tra tutti gli uomini.
presunto "miracolo" relativo alla sopravvivenza del giudaismo che, a
suo dire, non andava affatto ricercata in un qualsiasi intervento
divino, poiché in realtà il perpetuarsi nei secoli degli ebrei
rispondeva con tutta evidenza ad una loro precisa funzione economica e
sociale ed era pertanto nella sfera economica e sociale che occorreva
cercare la soluzione della questione ebraica. Infatti, se per
emanciparsi veramente l'ebreo deve rinunziare sia al traffico che al
denaro, allora anche il resto della società ormai giudaizzata dovrà
fare altrettanto sicché, in ultima analisi, l'emancipazione umana
dell'ebreo sarà possibile solo quando tutta la società si sarà
emancipata dall'ebraismo ovvero dalla struttura capitalistico-borghese.
Quindi, secondo Marx, l'emancipazione umana esige come fondamento la
soppressione totale della proprietà privata che può essere realizzata
solo rivoluzionariamente dal comunismo. Per concludere, la soluzione
della questione ebraica sarà possibile, secondo Marx, solo nella
società comunista, intesa come quella società che avrà fondato una
reale ed effettiva uguaglianza tra tutti gli uomini.
Questa, in sintesi, l'analisi del problema ebraico
di un Marx ancora venticinquenne ma che proprio in questo saggio getta
le basi fondamentali di quello che sarà lo sviluppo futuro della sua
filosofia politica, anche se in seguito non tornerà più a trattare,
almeno specificatamente, del giudaismo. Ancora oggi è dibattuta la
questione se Marx sia stato o no un coerente antisemita ovvero che
tutto si riduca, invece, ad un peccato di gioventù; una specie di
passeggero tributo alla sinistra hegeliana prima del suo definitivo
approdo al comunismo. Secondo
lo storico dell'ebraismo, S. Dubnov, effettivamente si tratterebbe di
un peccato di gioventù che tuttavia Marx non ha mai sconfessato
pubblicamente. Al contrario, per il Poliakov, sarebbe stato proprio con
Marx che l'antisemitismo ebraico ha fatto irruzione sulla scena della
storia. Quello che invece a noi importa, non è tanto il
fatto di stabilire il grado di antisemitismo presente o meno in Marx,
quanto piuttosto di verificare la sostanziale fondatezza di questa sua
tesi rapportata agli eventi successivi e fino ai nostri giorni. A
tal proposito riteniamo che proprio alla luce di questi nostri tempi,
la tesi di Marx concernente l'intima ebraicizzazione delle democrazie
borghesi sia un dato di fatto tanto evidente che neppure vale la pena di essere messo in discussione.
di un Marx ancora venticinquenne ma che proprio in questo saggio getta
le basi fondamentali di quello che sarà lo sviluppo futuro della sua
filosofia politica, anche se in seguito non tornerà più a trattare,
almeno specificatamente, del giudaismo. Ancora oggi è dibattuta la
questione se Marx sia stato o no un coerente antisemita ovvero che
tutto si riduca, invece, ad un peccato di gioventù; una specie di
passeggero tributo alla sinistra hegeliana prima del suo definitivo
approdo al comunismo. Secondo
lo storico dell'ebraismo, S. Dubnov, effettivamente si tratterebbe di
un peccato di gioventù che tuttavia Marx non ha mai sconfessato
pubblicamente. Al contrario, per il Poliakov, sarebbe stato proprio con
Marx che l'antisemitismo ebraico ha fatto irruzione sulla scena della
storia. Quello che invece a noi importa, non è tanto il
fatto di stabilire il grado di antisemitismo presente o meno in Marx,
quanto piuttosto di verificare la sostanziale fondatezza di questa sua
tesi rapportata agli eventi successivi e fino ai nostri giorni. A
tal proposito riteniamo che proprio alla luce di questi nostri tempi,
la tesi di Marx concernente l'intima ebraicizzazione delle democrazie
borghesi sia un dato di fatto tanto evidente che neppure vale la pena di essere messo in discussione.
Una tesi che nel tempo ha registrato inusitate convergenze relative anche all'attualità italiana, specie dopo che l'Italia paleoindustriale uscita dall'ultimo conflitto mondiale è stata pienamente integrata nell'area del cosmopolitismo finanziario-capitalista.
Perfino Evola ebbe a scrivere in proposito che:…"la qualità < ebraica> deve essere combattuta nei suoi lati negativi dovunque essa si trovi, indipendentemente dal sangue, si manifesti, essa, anche nell'<ariano>, anzi qui più che mai. Ora se dopo il crollo provocato dall'ultima guerra, io mi sono astenuto dal riprendere la polemica antiebraica, una delle principali ragioni di ciò sta nel fatto che, purtroppo quel che si può condannare nell'ebreo come carattere e mentalità, oggi lo vediamo prorompere dappertutto; e se per l'ebreo può esserci eventualmente la scusa, che un tale comportamento è dovuto all'ereditarietà, tale scusa manca del tutto nel caso di quegli < ariani> o cristiani che oggi come carattere e come < razza interna> danno prova di un ebraismo al 100%.
L'identica condizione è stata poi definita da Pasolini < omologazione culturale>, definizione successivamente corretta dallo stesso Pasolini in < genocidio culturale>. < Genocidio culturale> inteso come sradicamento totale di un mondo atavico tradizionalmente vivificato dall'artigianato, dal piccolo commercio e dall'agricoltura prevalentemente famigliare.
Un mondo che per quanto riguarda l'Italia in particolare, ha cominciato a disfarsi a partire dal 1960, passando da un sistema economico statal-industriale a forme sempre più spiccate di quel capitalismo finanziario che ha fatto maturare anche in Italia le deviazioni antropologiche analizzate dal primo Marx nelle società a capitalismo avanzato.
Singolare coincidenza vuole che l'inizio di questa metamorfosi epocale, fissata quale primordi del < genocidio culturale> da Pasolini nel 1960, corrisponda esattamente all'inizio della sacralizzazione del < genocidio ebraico>, avvenuta anch'essa a partire dal 1960 in conseguenza del processo Eichmann che si era tenuto a Gerusalemme. Sicché ad una lenta ma costante ebraicizzazione antropologica di tipo interiore, ha esternamente corrisposto un'infinita campagna sionistizzatrice da parte dei principali media sia privati che di Stato con i risultati che ben conosciamo e verifichiamo quotidianamente.
Questa situazione venne esplicitata a sinistra dall'ultimo Pasolini il quale indicò come < complici inconsapevoli> gli stessi comunisti italiani relativamente al genocidio culturale che si andava verificando in Italia a partire dal 1960 fino all'anno della sua morte ( e oltre).
A tale riguardo, la miglior sintesi del pensiero pasoliniano è stata fornita da Alfonso Berardinelli nella sua prefazione al libro di Pasolini "Lettere luterane" dove, facendosi interprete anche del non espresso per pudore politico da Pasolini, così replicava al comunista ed ebreo (non sionista) Fortini:…" la Rivoluzione in cui speri non ci sarà, perché il capitalismo ha mutato per sempre a propria immagine chi potrebbe volerla, è il capitalismo che ha fatto la rivoluzione, la sua, usando cattolici e laici, democristiani e comunisti, nessuno dei quali vede che l'irreparabile è già avvenuto".
Se ciò corrisponde al vero, ed è alquanto verosimile, si dovrebbe concludere che di tutto il complesso messianico marxista, finora si sono dimostrate vere e realizzate solo le premesse da cui Marx era partito; premesse che peraltro sono state ben presto accantonate per un sospetto razzismo, premesse che hanno congelato a tutt'oggi qualsivoglia spèeranza rivoluzionaria nelle società dominate, come in Italia, dal capitalismo.
Franco morini
Da: fiamma@yahoogroups.com [mailto:fiamma@yahoogroups.com] Per conto di Giorgio Vitali
Inviato: sabato 12 maggio 2012 18:03
A: fiamma@yahoogroups.com
Oggetto: Re: [fiamma] Pasolini e circostanze causate da GRILLO: LA DIGA DELL'EUROPA ANTIFASCISTA
Inviato: sabato 12 maggio 2012 18:03
A: fiamma@yahoogroups.com
Oggetto: Re: [fiamma] Pasolini e circostanze causate da GRILLO: LA DIGA DELL'EUROPA ANTIFASCISTA
CONFERMO QUANTO SCRITTO DA FRANCO. Noi tutti eravamo particolarmente OFFESI dall'aggressivita' del tutto gratuita espressa dal pasolini nei nostri confronti ( gli sgherri di Erode vestiti da fascisti...tipica operaione di lavaggio del cervello); Salò, etc....TUTTAVIA, si capiva che il personaggio era profondamente tormentato. EGLI NON SI ACCETTAVA così com'era, e lo scriveva liberamente nella rubrica da lui tenuta sulla rivista TEMPO, dopo la morte di Malaparte. Non si accettava come frocio. Anzi, diceva che lui stesso disprezzava i froci. (Dev'essere una tragica condizione di tanti omosessuali, altrimenti non farebbero quelle orribili pagliacciate, tra cui anche il GAY PRIDE.) Altri invece si accettano benissimo, come Zeffirelli.IN QUESTO DILEMMA INFRANGIBILE, RITENGO CHE L'INTERVISTA A POUND ( di cui capiva benissimo le implicazioni politiche)POTEVA RAPPRESENTARE PER LUI UN MOMENTO DI LIBERAZIONE ( anche le catene del PCI erano ferreee ).OLTRE AD UN MESSAGGIO CHE IO INTERPRETAI SUBITO: non accetto i fascisti pe la loro arroganza, iattanza, presunzione di forza fisica, ma accetto il fascismo per quanto ha rappreentato di LOTTA CONTRO IL POTERE DELL'ECONOMIA ebraica. GV.
Da: franco <moriniromi@libero.it>
A: fiamma@yahoogroups.com
Inviato: Sabato 12 Maggio 2012 2:56
Oggetto: Re: [fiamma] Pasolini e circostanze causate da GRILLO: LA DIGA DELL'EUROPA ANTIFASCISTA
A: fiamma@yahoogroups.com
Inviato: Sabato 12 Maggio 2012 2:56
Oggetto: Re: [fiamma] Pasolini e circostanze causate da GRILLO: LA DIGA DELL'EUROPA ANTIFASCISTA
L'intervista di Pasolini a Pound, non aveva carattere politico, ma un rapportarsi fra poeti e il fatto che il poeta Pasolini si rivolgesse nell'occasione al poeta Pound chiamandolo "maestro" definisce appunto il rapporto tra poeti, maestro-discepolo. Certo, il Pasolini del 1968 non è il Pasolini del 1973 e il Pasolini del 1973 non è il Pasolini di Scritti corsari" o delle "Lettere luterane. Ma chiediamoci anche chi eravamo noi e cosa facevamo nel 1968. Per quanto mi riguarda, all'epoca ero in "Giovane Europa" , organizzazione fondata da Thiriart, che proprio in quel periodo si stava scindendo in linea rossa e linea nera. Nella mia città, Mutti seguì la linea rossa e io quella nera; Mutti si iscrisse al Psi mentre io oscillavo fra Msi e Ordine Nuovo, guardando a Freda come a un messia. Volgendomi indietro oggi rivaluto la scelta di Mutti - coerente con le posizioni assunte da Thiriart - riconoscendo che tutto sommato la sua scelta aveva allora più senso della mia, indipendentemente da come siano poi andate le cose per ciascuno di noi. Se Pasolini vedeva allora in Pound una grande espressione della poesia, per me Pound era principalmente un grande scrittore che si era schierato con l'Italia fascista e per questo aveva duramente pagato. Dei "Cantos" m'interessava solamente quello in cui rimpiangeva la morte Ben, tutto il resto era per me troppo complicato. Diciamolo francamente: all'epoca (1968) il discorso economico di Pound era considerato un po' da tutti, noi compresi, una estrosità poetica e così pure la sua condanna dell'usura, considerata più come una sua ovvia adesione a quanto già espresso da Dante, che non altro. Non so lei, signor Pantano, ma il sottoscritto rispetto al 1968 ha maturato ben altre ( e diverse ) posizioni rispetto ad allora. Basti dire che il mio primo articolo pubblicato su un giornale d'area era proprio un articolo contro Pasolini ed ora, invece, sto qui a difenderlo. Esistono delle evoluzioni in un senso e nell'altro e a volte queste evoluzioni portano a convergenze che in origine parevano impossibili. Mai avrei detto, nel 1968, che anni dopo mi sarei trovato pienamente d'accordo con Massimo Fini, specie considerando cosa lui scriveva sull'Avanti di quel tempo in senso antifascista. E' che Massimo Fini ha avuto negli anni una evoluzione che giudico talmente positiva che oggi mi riconosco in gran parte delle sue posizion. Non credo di essere un illuso dicendo che se oggi Pasolini fosse ancora vivo e lucido com'era allora, avrebbe più o meno le mie idee o io le sue, il che non cambia nulla. In ogni caso all'Italia manca oggi un intellettuale della sua altezza, anzi, io direi che Pasolini è stato l'ultimo intellettuale, nel senso vero della parola, che abbiamo avuto in Italia. Dopo di lui il deserto. Non a caso la formazione di Pasolini è stata strettamente fascista, non solo da parte del padre, ma proprio per l'aver egli vissuto la sua giovinezza in pieno regime fascista. Con questo intendo dire che l'attuale regime antifascista in cui viviamo non può produrre menti veramente elevate così come non ne ha prodotte dal 1945 ad oggi. Del resto questo era già stato affermato da Pasolini quando aveva giustamente constatato il profondo cambiamento antropologico avvenuto in Italia anche a causa della scuola italiana che Pasolini aveva perfino provocatoriamente proposto di abolire. Fateci caso e vi renderete conto del dislivello incredile che esiste fra le generazioni fasciste e post-fasciste nell'ambito della cultura in generale e il primo allarme in tal senso venne lanciato proprio da Pasolini.
franco morini
----- Original Message -----From: Antonio PantanoTo: fiamma@yahoogroups.com ; francoSent: Friday, May 11, 2012 3:50 PMSubject: [fiamma] Pasolini e circostanze causate da GRILLO: LA DIGA DELL'EUROPA ANTIFASCISTAGentile Franco ... mi pare Morini,avrebbe ragione Lei, attenendosi alle biografìe, ma ho - purtroppo - il difetto di "sapere qualcosa di Pound" almeno MENO della figlia ed assai più di molti altri (lo "studio" dal 1944, per questioni di ... famiglia!). E proprio Mary de Rachewiltz con sole tre pagine, nel volume di memorie èdito da Volumnia nel 2011 su Vanni Scheiwiller, ha rammentato un articolo pasoliniano (che non conosco! e non andrò a cercare!) pubblicato su Tempo il 16.12.1973, dal prudentissimo Vanni definito "volgare" e maltrattato in una lettera di protesta inviata al direttore di quel periodico in data 25.12.1973. Vero che nel 1968/69 Pasolini s'infilò nella realizzazione (e nella casa di Pound, ove non era atteso!) del documentario/intervista poi emesso dalla Rai-TV (ed oggi ... volgarmente "depurato" di minuti eccelsi nelle versioni tramandate e residue, ma smentite dalla prima, andata in onda per un'ora, che è posseduta anche dalla figlia), sostituendo il regista-ideatore (con Vittorugo Contino) Ronsisvalle. Ma Pasolini prima, oltre lo sconosciutissimo (ma a me ben noto, per narrazione del "rampognato") "episodio" della reprimenda 1953, su ordine del PCI, al traduttore italiano dei Pisan Cantos il tranquillo e modesto Alfredo Rizzardi, raggiunse l'apice della ferocia faziosa e falsificatrice, usando la voce di Pound (arbitrariamente e rubata!)nella scemenza su celluloide di "Salò".Indi, contattato finalmente di persona l'ottuagenario Pound, dedicatosi a leggere, poi "scavare qualcosa" di e su Pound, Paolinini approdò alla "conversione". Avvenuta a 5 anni dalla morte! Abbastanza tardino, per uno che passa, con molta generosità, per "intellettuale" fondamentale!A disposizione : Antonio PantanoDa: franco <moriniromi@libero.it>
A: fiamma@yahoogroups.com
Cc: stefno1 <stefanoaiossa@tin.it>
Inviato: Venerdì 11 Maggio 2012 3:06
Oggetto: Re: [fiamma] GRILLO: LA DIGA DELL'EUROPA ANTIFASCISTAVolendo essere precisi, Pasolini non si orientò tanto "tardi" verso Pound, ma nel pieno della sua attiva intellettuale. Pasolini si recò a intervistare Pound nel 1968, chiamandolo "Maestro". L'intervista filmata di Pasolini a Pound è anche reperibile in rete.f.m.----- Original Message -----From: Antonio PantanoCc: stefno1Sent: Thursday, May 10, 2012 5:51 PMSubject: Re: [fiamma] GRILLO: LA DIGA DELL'EUROPA ANTIFASCISTACaro Aiossa,l'equivoco si trascina, inalterato da 67 anni!Una finta greca "croce uncinata" (simbolo comunque a-fascista!) , la destrista RETRIVISSIMA Marine Le Pen (comunque utile per dimostrare la fesserìa francese dex/sin), e le analogìe "reggicoda" di destra (Msi/Dn, Pdl, fiammulelleTracolori e petini vari, crautifinti, testerase, casinistivari, passatisti FUturanti e flatulenti ), greci colonnellisti, e ciarpami vari, NON meritano considerazione!Grillo ha il merito/vantaggio che, uscito dalla sinistronzaggine pervicace, sa sentenziar di "putrefatto" il mondo che lo AMGOT istaurò in Italyland. Pur non essendovi certezza che la NATO lo faccia progredire, ha, almeno al momento, la "genuinità" di porre in vera crisi TUTTI.Di 100 sue denunzie, 90 sono condivisibili.E, avendomi (con Auriti) lui cercato nel 1997, ed avendo FATTO TESORO di alcuni suggerimenti (banche, etc., ma anche GEA - mandammo in galera moggi e i pargoli demita/geronzi) da me proposti senza mostrar indugi da parte sua, sta accreditandosi meriti che quasi NESSUNO ha coraggio di sostenere. Dichiarare e mostrare che chi ancor oggi domina è solo cadavere nauseabondo, è "azione" che mi DIVERTE!Il regime saprofita vegeta verso il tramonto, inventando un Monte di IMBECILLITA' (Pound additò quella della tassazione!).Compiaciamoci - sopra la destra, la sinistra e il centro - che Italyland naufraghi, SENZA imparare la Kirchner lectio Argentina, per esempio!Lo "antifascismo" di Grillo? Slogan nato dalla sua ignoranza storica! E ci sorprendiamo che Pasolini, sopratutto "omo", trinariciuto, e mangiaPound per il 99% della sua vita, si sia redento per gli ultimi dieci giorni trascorsi a "studiare, tentar di capire ed adorare Pound, ricredendosi su TUTTO"? Pasolini ha fatto crollare i miti intellettualoidi trinariciuti delle Bottegheoscure e del vaticano (che gli finanziò il Gesù), dirigendosi - tardi, meglio tardi che MAI! - verso POUND! [e ciò a me non entusiasma! CONSTATO solo!]Ignoriamo il TIFO da calcio pedatista!L'europantifascista mostra la sua essenza merdista! Grillo vede "fascista" Berlusca e Prodi, Monti e Passera, Ciampi e Andreotti, alèmagno e fessino, Profumo e Mussari, finì e ciarpami vari? E lasciamo che li veda così, se il "fascismo di oggi" sono i ... destronzi!Ma le pedate di Grillo, appropriate, con i suoi motti "salottieri", mi ... divertono! Sollazzo che mi mancava da 67 anni! E ... ridere di tanti letali ignobili pagliacci, fa benissimo alla salute!A.P.Da: "stefanoaiossa@tin.it" <stefanoaiossa@tin.it>
A: fiamma-i dissidenti <fiamma@yahoogroups.com>
Inviato: Giovedì 10 Maggio 2012 16:27
Oggetto: [fiamma] GRILLO: LA DIGA DELL'EUROPA ANTIFASCISTA
-------Messaggio originale-------IL NUOVO STALIN DEMOCRATICOTUONA :"O NIKOS O BEPPE"Forse , fattisibene i conti , per rassicurare Napolitano e tuttolo stato maggiorepartitocratico nato dalla resistenza ecementato dalla "lotta alfascismo" , Beppe Grillo ha scrittosul suo blog che solo Lui puòarginare e frenare il dilagarein Italia come in Europa del pericolodella dittatura !!!!Fascista , ovviamente ."Agghiacciato" dalsuccesso di Alba Dorata in Grecia ,di Marine Le Pen in Francia esconvolto da quello di Orbanin Ungheria , ha lanciato il grido diraccolta a tutti i resistentid' Italia ed Europa : o Nikos o Beppe"!!Resteranno insensibili all'appello gli antifascisti , vecchi e nuovi,di casa nostra e della Unione Europea ?Si riconosceranno nelredivivo Stalin , in versione "democratica",per "eliminare" AlbaDorata , Marine Le Pen , Orban e camerati dalla Grecia , dalla Francia, dalla Ungheria e da tuttoil globo i partigiani di ieri e di oggi ???Le bande grilline , cosi bene educate e raffinate , sapranno epotrannoreggere l'urto dei nuovi barbari dalle croci uncinate ??Vedremo.........per ora usiamo il motto guida di Grillo :VAFFANCULO !!!!!!Vincenzo Mannello
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Attività recenti:
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