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venerdì 20 gennaio 2012

Ipocrisia bancaria e libero pensiero – Chi sono i 147 padroni del mondo? Io non lo dico… ma qui ci sono scritti… - Lettera semi-aperta

Testo di libera divulgazione
 
 
Care, cari,
 
ecco, stamattina al baretto di Treia c'era il maritozzo con la panna, me lo sono subito arraffato, la panna traboccava di qua e di là e ho dovuto usare almeno tre tovagliolini per non sbrodolarmi la barba .. Mentre me lo slurpavo mi è caduto l'occhio sulla colonnina sinistra del Corriere, quella che di solito funge da editoriale, che diceva "poteri occulti all'opera" (o qualcosa di simile)… Ho pensato "toh, mo' pure il Corriere se n'è accorto…!", ma non si trattava della lista delle banche e degli imperi finanziari che dominano il mondo.. la colonnina parlava di oscuri burocrati che sotto sotto controllano lo stato.. Ma, va… Questi corrieristi sono proprio di coccio.. oppure hanno preso il vizio da Danilo D'Antonio che in tutti i suoi comunicati da la colpa, di qualsiasi cosa al mondo, agli statali.. Ha una fissa in tal senso (forse, secondo me, perché non è riuscito come la sorella a farsi assumere dallo stato). Insomma questi poteri occulti al mondo ci sono o non ci sono? Ci sono, ci sono eccome, ed ho pubblicato decine di articoli e informative su questo tema fastidioso, tanto fastidioso soprattutto perché, a conti fatti, la maggioranza dei potentati risulta in mani ebree e vaticane. Insomma si spartiscono loro la torta del mondo, metà e metà…. Però, visto che conducono la carretta finanziaria e operativa industriale, i potentati bancari (degli ebrei) sono quelli che stanno in evidenza (i traffici economici dello IOR restano sotto traccia mafiosa)… Beh, sapete cosa è successo? Ricordate che alcuni giorni fa pubblicai uno scritto sulla guerra tra IOR e banche ebree? Solo perché avevo menzionato "ebree" si è scatenata la furia dei benpensanti che mi hanno da più tolde rinfacciato di essere antisemita (a me che sono mezzo ebreo di nascita)… E cosa avrebbero dovuto dire allora di quegli ebrei ortodossi che hanno fatto comunella con Mahmud Ahmadinejad, denunciando le malefatte sioniste e di Israele? Un attacco particolarmente virulento contro di me, per il solo uso dell'aggettivo "ebreo" mi giunse da parte di una certa congenie di "ecologisti e civici" e soprattutto da parte di una lista di "economia peacelink", in cui diversi "benpensanti" mi hanno detto peste e corna, senza però nemmeno prendere in considerazione il contenuto dell'articolo, semplicemente perché "presupponevano" che avendo io usato la parola "ebreo" (affiancata ad un potentato economico), io potessi essere additato come il peggiore dei nazisti… Come se avessi io stesso condannato a morte 6 milioni di innocenti. Nessuna parola invece sulle aspre critiche da me rivolte al vaticano ed allo IOR.. quelle sono passate inosservate. Beh, scusate la lunghezza della riflessione, motivata dal fatto che stamattina Caterina mi ha inviato una mail proveniente dalla stessa lista "economia peacelink" in cui un certo Mario Agostinelli riprende le stesse notizie che avevo ripetutamente diramato e pubblicato (già da alcuni anni) imbastendoci un articolo "sui 147 padroni del mondo"… In buona sostanza menziona gli stessi potentati che avevo io stesso segnalato, le stesse casate finanziarie, omettendo solo l'origine.. (ebrea). Insomma Che i 147 padroni del mondo esistano, va bene, quello si può dire ma che appartengano alla "casata" (essenzialmente quella aschenazita) sionista filo israeliana, non si può né deve dirsi…. Stranamente però lo stesso articolista invita, per ulteriori informazioni sui "possidenti", a fare – "una ricerca su internet e wikepedia" – come dire, "io non lo dico ma potete andarvelo a scoprire voi stessi… chi sono questi!". Uffa, uffa ed uffah.. Pazienza, comunque leggetevi l'articolo menzionato, va..
 
Paolo D'Arpini
 
………..
 
I 147 padroni del mondo
 
La crisi peggiore degli ultimi cento anni è descritta con metafore che provengono dal mondo della navigazione: rotta, tempesta, naufragio si sprecano all'interno di ogni commento. Nei fatti, ci stiamo abituando ad una autentica battaglia navale in cui singole corazzate con bandiere nazionali ed equipaggi indifferenziati – dagli operai ai pensionati, agli industriali, ai banchieri – muovono a contendere lo spazio a quelle "nemiche" che incrociano sui propri mari (o in zone limitrofe che diventeranno presto campo di battaglia) apparentemente senza regia e con navigazione a vista. Con la politica che ha perso la bussola, che esibisce capitani senza spessore e autorevolezza e sempre più lontani dagli equipaggi, e che va cedendo i ponti di comando a tecnici di lungo corso, esperti – sembrerebbe – dei mari, le cui tempeste non hanno saputo domare quando dovevano far funzionare i fari e mandare a tempo avvisi ai naviganti. E' il caso della Grecia e dell'Italia ed è quanto sta alle spalle della coppia Merkel-Sarkozy, a cui basta una nota di S&P per perdere completamente l'orientamento.
 
Al di là di questi richiami suggestivi, siamo di fronte al crollo più rovinoso delle democrazie storiche e al crescente dominio della finanza e del capitale industriale, oggi impegnato nella speculazione, a dispetto della sovranità popolare costituzionalmente ribadita, ma materialmente bloccata. In verità, è in atto il più profondo mutamento nel sistema di potere a livello globale, che percepiamo a naso, ma raramente qualifichiamo e quantifichiamo.
In uno studio del settembre 2011 (http://arxiv.org/abs/1107.5728) un gruppo di matematici dell'Università di Losanna rivela empiricamente la rete capitalista che domina il mondo. Partendo da una base di dati di 37 milioni di imprese e investitori, vengono identificate 43.060 grandi imprese transnazionali che praticamente controllano l'universo sottostante dei 37 milioni. Raffinando ancora di più i dati, il modello finale ha rivelato un nucleo centrale di 1.318 grandi imprese con 20 connessioni – in media – con altre imprese e con un potere economico che, sebbene concentri solo il 20% dei redditi globali di vendita, detiene la maggioranza delle azioni delle principali imprese del mondo – le cosiddette blue chips – detentrici del 40% della ricchezza mondiale.
 
Ma l'analisi si è spinta oltre, focalizzandosi per la prima volta non sui singoli fatturati, ma sul valore aggregato delle partecipazioni azionarie intrecciate di singoli capofila. Si è così penetrati anche nelle zone dei cosiddetti "trust" , ammessi dal diritto anglosassone, che consentono di nascondere capitali anonimi. Ci si riduce così alla fine a 147 imprese intimamente interrelazionate, la cui maggioranza sono banche (enumeriamo qualche caso a tutti noto tra le prime 50; banche oltreoceano: JP Morgan, Chase & Co, Merrill Lynch, Goldman Sachs, Bank of America; banche europee: UBS , Deutsche Bank, Crédit Suisse, Unicredito Italiano, BNP Paribas), assicurazioni (Allianz LLoyds), multinazionali dell'acqua e del petrolio (Société Générale des eaux, China Petrochemical Group), fino a poche finanziarie industriali dei trasporti, del nucleare e dell'elettronica (Mitsubishi, UFJ Financial Group Inc. Dodge & Cox).
 
Dice niente questa mappa di "piovre" che detengono un potere sproporzionalmente elevato sull'economia globale e che indirizzano lo spostamento di enormi riserve pubbliche statali alle banche e agli armamenti, sostengono la decadenza dello stato sociale pubblico a favore dei sistemi assicurativi, la privatizzazione dell'acqua e il rilancio del binomio auto-petrolio contro le rinnovabili e la mobilità sostenibile? Come il mondo ha visto durante la crisi del 2008, queste reti sono molto instabili: basta che un nodo abbia un problema serio che questo si propaga automaticamente a tutta la rete, trascinando con sé l'economia mondiale come un tutto.
 
Si tratta comunque di reti ad alta conservazione e con relazioni e punti di comando affidati a tecnici e managers che costituiscono un olimpo internazionale, che agiscono fuori dall'interesse generale e non sono sottoposti ad alcun controllo democratico. Siedono invece in istituzioni private poco trasparenti, (Trilateral, Bilderberg, Aspen Institute) costruite per inviti e cooptazioni da grandi potentati economici (Rockefeller, Goldman Sachs, Unilever, Ford) e allargate a politici e intellettuali, dove si decidono strategie internazionali a danno della partecipazione e dell'uguaglianza che, in fondo, stanno alla base delle richieste del 99% che si indigna. Sulla tolda delle nostre corazzate in lotta di sopravvivenza, stanno salendo queste figure (lascio ai lettori le indagini di verifica anche attraverso Wikipedia) con un sostanziale accordo di fondo, ma con gli elicotteri già a loro disposizione nel caso in cui ci fossero naufragi…
Mario Agostinelli – Ecologia Peacelink
 
 

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