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mercoledì 18 gennaio 2012

Re: "Forse."

MI SEMBRA CHE TRA DI NOI, almeno tra di noi, certi discorsi su: democrazia, libertà, diritti dei popoli, ONU, "Dichiarazioni" di tutti i tipi,ONU, FMI, etc...siano futili. NOI sappiamo benissimo che questi ipotetici rincipi siano solo COPERTURE per interessi che CONOSCIAMO BENISSIMO. Infatti: la democrazia è il potere delle elites finanziaria( DA SEMPRE!!!), i diritti sono solo quelli del PIU' FORTE ( da sempre!!)...gli esportatori di democrazia sono il punto culminante dell'espressione di DOMINIO MONDIALE. Allora: a cosa serve perlare di queste cose??? Nel MONDO non esiste e NON può esistere il DIRITTO A FAVORE del PIU' DEBOLE. In ogni caso: NON OGGI!NOTA: proprio in questi giorni festeggiano, a Lecce, la memoria di un GRANDE: Giulio Cesare Vanini. Un precursore, un medico, uno scienziato, un filosofo. FINALMENTE!!Ma soltanto DOPO 400 anni dal suo crudelissimo sacrificio.SE NE accorgono solo oggi!!!!!!!!
NON possiamo essere disponibili a chiacchierare di principi astratti e per di più del tutto superati di fronte ad una società umana di 7 miliardi di persone o pseudo tali, SENZA PRIMA ELABORARE UNA PROSPETTIVA POLITICA DI SUPERAMENTO DELLE CHIACCHIERE DEMOCRATICHE. GV.  

Da: Joe Fallisi <flespa@tiscali.it>
A: Giorgio Vitali <vitali.giorgio@yahoo.it>
Cc: "sabato15ottobre@libero.it" <sabato15ottobre@libero.it>; bye bye uncle sam <byebyeunclesam@gmail.com>; Stefano Vernole <svernole@yahoo.it>; Edizioni all'insegna del Veltro <insegnadelveltro1@tin.it>; Giancarlo Chetoni <giancarlo.chetoni@fastwebnet.it>; "yvonne@hostessweb.it" <yvonne@hostessweb.it>; Vincenzo Mannello <vmannel@tin.it>; "luca.tadolini@tin.it" <luca.tadolini@tin.it>; "lucioeso@yahoo.com" <lucioeso@yahoo.com>; alessandro lattanzio <sitoaurora@yahoo.it>; Ugo Gaudenzi <direttore@rinascita.net>; mario di mauro <terraeliberazione@yahoo.it>; "maufil@alice.it Barozzi" <maufil@alice.it>; "gianmariomonaldo@alice.it Monaldo" <gianmariomonaldo@alice.it>; "olopsi@libero.it Iannelli" <olopsi@libero.it>; "luigifino@alice.it Fino" <luigifino@alice.it>; "fabriziobelloni@yahoo.it Belloni" <fabriziobelloni@yahoo.it>; "giuseppemagliacane@hotmail.com Magliacane" <giuseppemagliacane@hotmail.com>; "titto.7@fastwebnet.it Brizi" <titto.7@fastwebnet.it>; "italolinza@alice.it Linzalone" <italolinza@alice.it>; Gian Pucciarelli <cotbwp@tin.it>; "umbertobianchi1@gmail.com Bianchi" <umbertobianchi1@gmail.com>; La Leva Di Archimede <archimede@laleva.cc>; "the.chronicles@live.it" <the.chronicles@live.it>; Domenico Longo <laltravocemensile@alice.it>; Luigi Pellini <luigi.pellini@virgilio.it>; Alfredo Villano <clanvillano@alice.it>; "clanvillano@email.it" <clanvillano@email.it>; Ubaldo Croce <ubaldo.croce@tin.it>; Alessandro d'Esposito <alexfocus@alice.it>; Simone Camillo Marchino <simonecamillomarchino@hotmail.com>; Massimo Pietrangeli <acquamena@massimopietrangeli.net>; Roberto Cozzolino <omeoron@virgilio.it>; "roberto.terlizzi@fastwebnet.it" <roberto.terlizzi@fastwebnet.it>; Filippo Giannini <filip.giannini@tiscali.it>; dott. Gianluca Strategia d'Impresa <dott.castello@email.it>; "giuseppeturrisi@yahoo.it" <giuseppeturrisi@yahoo.it>; Alba Mediterranea <albamediterranea@gmail.com>; Ivan Ingrillì <ivan.ingrilli@gmail.com>; David Rorro <romaunita@gmail.com>; Antonio Pantano <pantanoantonio@ymail.com>; Luigi <luleonin@katamail.com>; "circolo.vegetariano@libero.it" <circolo.vegetariano@libero.it>
Inviato: Mercoledì 18 Gennaio 2012 21:54
Oggetto: Re: "Forse."

Ah sì?... be'... liberissimo di pensarla in questo modo. Io ho inviato il dialogo in questione (a proposito, l'hai letto?), dopo il messaggio di Maurizio e il suo giudizio sulla democrazia. Qui si possono trovare varie argomentazioni storico-teoriche proprio a tale riguardo. A me, in effetti, non sembrano né peregrine, né "inutili". Ma, ripeto, sempre W la libertà di giudizio e di espressione.
Buona serata.

Joe


Il giorno 18/gen/2012, alle ore 20.30, Giorgio Vitali ha scritto:

DISCUSSIONI PIUTTOSTO INUTILI....gv.

Da: Joe Fallisi <flespa@tiscali.it>
A: sabato15ottobre@libero.it; bye bye uncle sam <byebyeunclesam@gmail.com>; Stefano Vernole <svernole@yahoo.it>; Edizioni all'insegna del Veltro <insegnadelveltro1@tin.it>; Giancarlo Chetoni <giancarlo.chetoni@fastwebnet.it>; yvonne@hostessweb.it; Vincenzo Mannello <vmannel@tin.it>; luca.tadolini@tin.it; lucioeso@yahoo.com; alessandro lattanzio <sitoaurora@yahoo.it>; Ugo Gaudenzi <direttore@rinascita.net>; mario di mauro <terraeliberazione@yahoo.it>; Giorgio Vitali <vitali.giorgio@yahoo.it>; "maufil@alice.it Barozzi" <maufil@alice.it>; "gianmariomonaldo@alice.it Monaldo" <gianmariomonaldo@alice.it>; "olopsi@libero.it Iannelli" <olopsi@libero.it>; "luigifino@alice.it Fino" <luigifino@alice.it>; "fabriziobelloni@yahoo.it Belloni" <fabriziobelloni@yahoo.it>; "giuseppemagliacane@hotmail.com Magliacane" <giuseppemagliacane@hotmail.com>; "titto.7@fastwebnet.it Brizi" <titto.7@fastwebnet.it>; "italolinza@alice.it Linzalone" <italolinza@alice.it>; Gian Pucciarelli <cotbwp@tin.it>; "umbertobianchi1@gmail.com Bianchi" <umbertobianchi1@gmail.com>; La Leva Di Archimede <archimede@laleva.cc>; the.chronicles@live.it; Domenico Longo <laltravocemensile@alice.it>; Luigi Pellini <luigi.pellini@virgilio.it>; Alfredo Villano <clanvillano@alice.it>; clanvillano@email.it; Ubaldo Croce <ubaldo.croce@tin.it>; Alessandro d'Esposito <alexfocus@alice.it>; Simone Camillo Marchino <simonecamillomarchino@hotmail.com>; Massimo Pietrangeli <acquamena@massimopietrangeli.net>; Roberto Cozzolino <omeoron@virgilio.it>; roberto.terlizzi@fastwebnet.it; Filippo Giannini <filip.giannini@tiscali.it>; GianMario Monaldo <gianmariomonaldo@alice.it>; dott. Gianluca Strategia d'Impresa <dott.castello@email.it>; giuseppeturrisi@yahoo.it; Alba Mediterranea <albamediterranea@gmail.com>; Ivan Ingrillì <ivan.ingrilli@gmail.com>; David Rorro <romaunita@gmail.com>; Antonio Pantano <pantanoantonio@ymail.com>; Luigi <luleonin@katamail.com>; circolo.vegetariano@libero.it 
Inviato: Mercoledì 18 Gennaio 2012 18:06
Oggetto: "Forse."

"Forse."

 
 
 
From: Joe 
Sent: Sunday, February 12, 2006 4:10 PM
Subject: "potere del popolo"

----- Original Message -----
From: Antonello Mastantuoni
Sent: Sunday, February 12, 2006 3:50 PM
Subject: Re: (GRANDENUDproject) Amr Khaled sulla vicende delle vignette]
 
Caro Nicola,
mi chiedo se sia pigrizia quella che ti impedisce di leggere con attenzione o voglia di trovare comunque qualcuno da considerare un avversario con cui polemizzare, visto che mi attribuisci cose che non ritrovo fra ciò che ho scritto: dove mai avrei detto che la democrazia è solo occidentale?
Ho parlato sì di democrazia occidentale, intendendo con ciò riferirmi ad un punto di vista, che mi pare una cosa ben diversa. (Amarthya Sen è una delle mie letture preferite)
Nel merito non ho alcuna difficoltà  ad immaginare come si sentano i mussulmani dopo la pubblicazione delle vignette (sopratutto quelle di dubbia provenienza e non comprese fra quelle pubblicate dai giornali occidentali).
Ma la questione è che in occidente un eventuale intervento contro chi ha disegnato o distribuito quelle vignette è ancora, per fortuna, di pertinenza della magistratura e non dalla politica. La Rivoluzione francese ha abolito la censura preventiva e ha stabilito la necessità  della divisione dei poteri dello stato, non la rivalsa contro chi commette un reato.
Sono assolutamente convinto che se le comunità mussulmane avessero intrapreso azioni giudiziarie a difesa dei loro sentimenti, magari coinvolgendo la Corte di Giustizia dell'Aja, avrebbero costretto, con molta più efficacia, noi occidentali ad interrogarci proprio su quei sentimenti di cui tu parli.  
Hai ragione: la democrazia è un processo faticoso e difficile. Ragione per cui bisogna fare molta attenzione ad evitare che venga messa in discussione o in pericolo da chiunque e per qualunque ragione. E per una ragione semplicissima: le democrazie, per definizione, non fanno le guerre.
ant
 
----- Original Message -----
From: Nicola Zagami
Sent: Sunday, February 12, 2006 2:15 PM
Subject: Re: (GRANDENUDproject) Amr Khaled sulla vicende delle vignette]
 
Caro Antonello, io penso che tu stia sbagliando i termini della questione. In sostanza ritengo che ciò che ti risulta difficile è spostare il tuo punto di vista di qualche secondo di angolazione. La tua visione della democrazia, come libertà di espressione, è ampiamente condivisibile da parte mia e, penso, ampiamente condivisa da tutti. Ma il punto non è questo. Bisogna capire cosa ha spinto le grandi masse musulmane a reazioni che noi riteniamo scomposte, come chiedere l'intervento del governo danese e le dimostrazioni, anche violente. Ti premetto che per lavoro sono a contatto costantemente con stranieri di tutte le provenienze e culture, ma sopratutto arabi e musulmeni, per cui penso di aver acquisito, affrontanto ogni giorno possibili fraintendimenti dovuti a gap culturali, una certa capacità di muare prospettiva. Dopo l'excursus filosofico, passiamo al sodo. Quei monellacci dei musulmani non hanno chiesto l'intervento del governo danese perché  vogliono sovvertire i valori della democrazia a te ed a noi tanto cari (a questo proposito mi concentrerei di più su Bush, Berlusconi & C.), ma semplicemente perché moltissimi tra loro ignorano tout court il concetto di democrazia, vivendo in paesi nei quali appare inconcepibile che dei media pubblichino cose che non siano state "ordinate" dai governi. Inoltre chiedere le scuse al ministro danese non equivale alla richiesta di un intervento repressivo sulla stampa. Cosa pensi sia più logico fare: iniziare un conflitto basato su un fraintendimento, cercare di spiegare rapidamente alle masse mediorientali che non funziona in tutto il mondo così o sforzarsi di "interpretare"? Inoltre mi pare che tu non abbia ancora ben chiaro nella mente cosa vuol dire per un musulmano medio insultare Maometto. Proviamo ad immaginarlo insieme. Immagina che ti sia morto un parente od un amico carissimo (spero che tu non abbia mai sofferto, né mai soffrirai questo dolore, è solo un esempio che mi serve a darti l'idea), una persona che ami perché ritieni spenda la sua vita interamente per il tuo bene, una persona che per te è anche un punto di riferimento ed un esempio di integrità. Poi immagina che un bel giorno un giornale pubblichi una vignetta che ha per oggetto il tuo caro defunto, in varie pose oltremodo oltraggiose. Immagina di fare le tue rimostranze al giornale manifestando il tuo disappunto al direttore e facendo preparare una querela dal tuo avvocato. Immagina che per tutta risposta il giorno dopo vari giornali spersi per il mondo ripubblichino le vignette, stigmatizzando il tuo attacco alla libertà di stampa. Come ti sentiresti? Nella mia interpretazione la rivoluzione francese ha aggiunto dignità all'uomo e non ha mai sancito la libertà di insultare,che vuol dire azzerarla.
Infine ti volevo chiedere di fare attenzione a ritenere la democrazia "occidentale", in quanto essa è un concetto dell'umanità, non è ignorata da tutti gli orientali (ci sono persone colte che inorridiscono di fronte agli attacchi di Berlusconi, Bush & C. alla Democrazia) e oltretutto la nostra poco effettiva democrazia modello "americano" ancor prima che occidentale, è fragilissima e sta gravemente arretrando per "collassamento" interno piuttosto che per attacchi esterni. La vera Democrazia è un ideale verso il quale camminare, e lo dobbiamo fare mano nella mano con gli altri non pretentendo di insegare modelli superiori ed avvallando implicitamente le continue affermazioni implicite di superiorità della civiltà giudaico-cristiana/occidentale.
Nico Zagami
 
Antonello Mastantuoni ha scritto:
 
la richiesta di intervento del Primo ministro danese da parte delle comunità mussulmane tende a minare i più elementari diritti di libertà di espressione della persona, inoltre ignora la divisione dei poteri che è alla base della democrazia in Occidente. In questo fa il gioco di chi in Occidente (e non sono pochi) vorrebbero far tornare indietro le lancette della storia, e mettere in discussione conquiste che risalgono addirittura alla Rivoluzione francese.
Da un punto di vista occidentale accettare l'idea che la pubblicazione di quelle vignette sia una questione da iscrivere nella sfera politica piuttosto che in quella dell'ordinaria gestione del diritto, significherebbe consentire un arretramento sul piano dei diritti individuali.
Gandhi ha combattuto grandi battaglie nei tribunali inglesi Se le comunità islamiche comprendessero fino in fondo quanto sarebbe importante per loro imparare la democrazia occidentale e praticarla, farebbero una cosa buona e giusta per loro e, soprattutto, per noi.
sono contento anch'io di questa discussione e ricambio i saluti in maniera, se possibile, anche più cordiale.
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> E per una ragione semplicissima: le democrazie, per definizione, non fanno le guerre.
* A parte il fatto che "potere del popolo" non significa né implica minimamente, da un punto di vista teorico, il non guerreggiare, ti consta che le "democrazie" succedutesi da Atene sino agli Stati Uniti d'Abiezione abbiano rifuggito la guerra? A me no.
Joe
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From: Joe 
Sent: Sunday, February 12, 2006 6:39 PM
Subject: demos in guerra
 
----- Original Message -----
From: Antonello Mastantuoni
Sent: Sunday, February 12, 2006 4:44 PM
Subject: Re: (GRANDENUDproject) "potere del popolo"
 
diciamo che quelle che hanno fatto le guerre le hanno fatte la quando sono diventate ( o per diventare) qualcos'altro, ammesso che siano mai state democrazie...
(il significato originale del termine "democrazia" non è "potere del popolo", ma potere del "demos" che ad Atene era una ben precisa fascia sociale: a riguardo e per una lettura della storia della democrazia rimando allo splendido libro di Luciano Canfora "La democrazia, storia di un'ideologia")
ant
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Dêmos significa popolo, su questo non ci piove, e la "democrazia" in effetti è sempre stata (oggi lo è sempre più) una ideologia, nel senso marxiano del termine. Quanto all'elenco delle guerre scatenate da (o in nome di) questa forma di governo in cui il potere "risiede nel popolo", sarebbe lungo e noioso.
Joe
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From: Joe 
Sent: Monday, February 13, 2006 3:01 AM
Subject: da Pericle a Bush-Blair, dall'oro al piombo-uranio
 
----- Original Message -----
From: Antonello Mastantuoni
Sent: Sunday, February 12, 2006 8:11 PM
Subject: Re: (GRANDENUDproject) demos in guerra

no, joe, non è così: "demos" era ad Atene quella fascia sociale costituita da chi non era schiavo ma non apparteneva alla aristocrazia. Visto che non sei interessato a leggere Canfora, almeno comincia da Platone. In quanto all'elenco di cui tu parli sarei ben felice se lo volessi produrre: credo che scopriremmo di avere idee assai più vicine di quanto tu
non sia disposto a credere. E in quanto a Marx ti faccio notare come nei suoi scritti contro la "democrazia" abbia sempre aggiunto l'aggettivo "borghese", e che tutto il pensiero di Gramsci sia imperniato nel cercare di coniugare la democrazia con il socialismo.
cari saluti
ant
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No, ant, è così. Il sostantivo "democrazia" ("potere del popolo") ha una storia che va leggermente oltre Pericle e, come dicevo, giunge sino a criminali di guerra come Bush e Blair. Si riferisce, esattamente e sempre, a forme di governo in cui il potere si pretende risieda nel popolo "sovrano". Il concetto di "popolo", com'è naturale, varia nei millenni e i non schiavi e non aristocratici di Atene hanno ben poco a che vedere con le masse di servi volontari videoguidati del capitalismo spettral-crepuscolare. Quanto a Platone, che in effetti mi interessa più di Canfora, dal suo La Repubblica (ovvero Lo stato) è piuttosto una forte ammirazione per l'aristocrazia spartana che traspare. Come sai la costituzione ritenuta ideale dal filosofo prevede tre classi di cittadini, che corrispondono alle tre parti in cui si suddivide l'anima nel Fedone (anima razionale, anima irascibile, anima concupiscibile): i filosofi, i guerrieri e i contadini/artigiani. Ognuna delle quali esercita la propria virtù particolare (rispettivamente saggezza, coraggio, temperanza), adempiendo a specifiche funzioni (governo, difesa, produzione dei beni indispensabili alla vita della comunità). Alle prime due, che non possono perseguire interessi privati, sono negate sia la proprietà privata sia la famiglia; e l'appartenenza all'una o all'altra delle tre classi dipende essenzialmente dalla disposizione congenita di ciascun cittadino, secondo la mescolanza dell'oro nelle anime di alcuni, dell'argento in quelle di altri e del bronzo e del ferro in quelle di altri ancora. Lo stato ha, in questa visione, un compito selettivo della massima importanza per mezzo dell'educazione, (auto-)disvelamento delle tendenze innate che inizia sin da quando il bambino è nel seno materno. Il prototipo di repubblica-stato di Platone non potrebbe essere più sideralmente lontano dagli Stati "borghesi" o "socialisti" dell'otto-novecento. Del resto, nella sua ultima opera, Leggi, fra le varie forme possibili di governo (monarchia, aristocrazia, democrazia) ottima è ritenuta la monarchia - così come pessima la degenerazione di quest'ultima in tirannide -, NON la democrazia.
Cari saluti anche a te.
Joe
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From: Joe 
Sent: Monday, February 13, 2006 7:53 PM
Subject: in modo attivo
 
----- Original Message -----
From: Antonello Mastantuoni
Sent: Monday, February 13, 2006 4:39 PM
Subject: Re: (GRANDENUDproject) da Pericle a Bush-Blair, dall'oro al
piombo-uranio
 
So bene che Platone riteneva la "democrazia" un controsenso, proprio perché "demos" significa popolazione in opposizione a re, capi e nobili e, quindi non "popolo" come invece verrà tradotto dall'Illuminismo in poi. L'età di Pericle, dal suo punto di vista, fu un violento e breve esperimento che non doveva più ripetersi. Ma la questione che adesso mi pare assai più interessante e che mi incuriosisce assai, è che sistema di governo tu ritieni sia preferibile alla democrazia.
ant
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No. La parola greca dêmos in lingua italiana si traduce esattamente con (SIGNIFICA) "popolo", non "popolazione" (cfr. http://www.etimo.it/?term=democrazia&find=Cercahttp://www.etimo.it/?term=demotico&find=Cerca). Quale "sistema di governo" preferirei io è irrilevante. Potrei dirti che considero la "democrazia" propria della società dello spettacolo-degli spettri (del vero Big Brother), una farsa e una menzogna tragica, dalla quale bisognerebbe sempre più astenersi in modo attivo.
Joe
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From: "Joe" <flespa@...>
To: <movimento@...>
Subject: "non da uno dei due poli, ma dall'interno"
Date: Thu, 16 Feb 2006 02:43:57 +0100
 
Sudditi - Manifesto contro la Democrazia
 
di Massimo Fini (Marsilio; Venezia, 2004)
 
Per la nostra cultura la democrazia è "il migliore dei sistemi possibili", un valore così universale che l'Occidente si ritiene in dovere di esportare, anche con la forza, presso popolazioni che hanno storia, vissuti e istituzioni completamente diversi. Fini demolisce questa radicata convinzione. Il suo attacco però non segue le linee né della critica di sinistra, che addebita alla democrazia liberale di non aver realizzato l'uguaglianza sociale, né di destra che la bolla come governo dei mediocri. La "democrazia reale" è un regime di minoranze organizzate, di oligarchie politiche economiche e criminali che schiaccia e asservisce l'individuo, già frustrato e reso anonimo dal meccanismo produttivo di cui la democrazia è l'involucro legittimante.
Un attacco al vissuto politico della democrazia non da uno dei due poli, ma dall'interno. Infatti quella sperimentata non corrispone a nessuno dei presupposti su cui dice di basarsi. Costituita soprattutto da oligarchie economiche e criminali asservisce ambiguamente l'individuo reso anonimo dal suo manipolante meccanismo. Un addio a tante scontate certezze.

Democrazia: il grande imbroglio
Tratto da libro «Sudditi» di Massimo Fini, ed. Marsilio
 
Che cos'è, realmente, la democrazia? Quando si cerca di definirla iniziano i guai. John Holmes, uno storico e teorico americano del liberalismo, ha scritto che i critici di destra della democrazia «si autodefiniscono negativamente» in opposizione al liberalismo e alla democrazia. C'è del vero. Ma si potrebbe dire, altrettanto legittimamente, che la democrazia si «autodefinisce negativamente» in opposizione alle dittature. Perché quando si cerca di darle un contenuto positivo, preciso e definito, si entra in un ginepraio.
Anche se restringiamo il campo alla democrazia liberale, che è quella che qui ci interessa perché è la forma che si è affermata in Occidente, e scartando quindi la democrazia diretta, quella socialista, quella corporativa, quella popolare, ci si trova di fronte a un animale proteiforme, mutante e sfuggente, di cui pare di essere sempre sul punto di cogliere l'essenza che tuttavia ci sfugge.
(...)
Cerchiamo da profani, di capirci almeno qualcosa. Democrazia significa, etimologicamente, «governo del popolo». Scordiamoci che il popolo abbia mai governato alcunché, almeno da quando esiste la democrazia liberale. Se c'è qualcosa che fa sorgere nell'anima di un liberale un puro sentimento di orrore è il governo del popolo. Quindi non è tanto paradossale scoprire che se il popolo ha governato qualcosa è stato in epoche preindustriali, preliberali, predemocratiche. Non è necessario andare a scovare, come da Alain de Benoist, remote realtà islandesi come l'Althing, una forma di autogoverno comparsa intorno all'anno Mille, dove «il thing, o parlamento locale, designa nel contempo un luogo e un'assemblea in cui gli uomini liberi detentori di diritti politici eguali, si riuniscono a date fisse per pronunciare la legge». Basta osservare la comunità di villaggio europea in epoche medievale e rinascimentale, prima che lo Stato nazionale si affermasse definitivamente assorbendo tutto il potere. L'assemblea del villaggio, formata da capifamiglia, in genere uomini ma anche donne se il marito era morto o assente, decideva assolutamente tutto ciò che riguardava il villaggio. A cominciare dall'essenziale: la ripartizione all'interno della comunità delle tasse reali e dei canoni che alimentano il bilancio comunale. E poi veniva tutto il resto: nomina il sindaco, il maestro di scuola, il pastore comunale, i guardiani delle messi, i riscossori di taglia, votava le spese, contraeva debiti, intentava processi, decideva la vendita, scambio e locazione dei boschi comuni, della riparazione delle strade, dei ponti, della chiesa, del presbiterio e così via.
Ma quella era la vecchia, cara democrazia diretta, che non sapeva nemmeno d'esser tale, che non aveva nome né teorizzatori, e che in Francia fu definitivamente spazzata via pochissimi anni prima della Rivoluzione, nel 1787, quando, sotto pressione dell'avanzante borghesia e della sua smania normativa e prescrittivi, un decreto reale, col pretesto di uniformare e regolare un'attività che aveva sempre funzionato benissimo, limitò il diritto di voto agli abitanti che pagano almeno dieci franchi di imposta e, soprattutto, introdusse il principio - che doveva diventare l'ambiguo cardine del potere politico in Occidente - della rappresentanza (l'assemblea non decide più direttamente ma elegge dai sei ai nove membri.). Lo Stato assoluto reclamava per sé i diritti che quegli zoticoni dei contadini, degli autentici screanzati, si erano permessi di praticare. E poiché lo Stato è troppo grande territorialmente e complesso giuridicamente perché il popolo possa dire direttamente la sua, nacque la democrazia rappresentativa dove il cittadino, formalmente detentore del potere, lo delega a un altro che diventa il suo rappresentante, mentre il rappresentato, retrocesso alla condizione di governato, partecipa al momento decisionale attraverso periodiche elezioni che divengono, di fatto, l'unico momento in cui egli esercita, o si dice che eserciti, quel potere che è suo. E' quindi all'interno del regime rappresentativo che va posta l'inquietante domanda: qual è l'elemento cardine della democrazia?
Sarà, forse, il consenso? Niente affatto. Il consenso può esistere anche nelle dittature, come insegnano il nazismo e fascismo, spesso anzi è assai più ampio di quello che i governatori possono ottenere in un regime democratico. Sarà allora il fatto che in democrazia il consenso è spontaneo e nelle dittature coatto? Anche questo è dubbio. Nazismo e fascismo ebbero per un certo periodo un consenso sicuramente spontaneo e volontario. Caduta l'egemonia dell'antifascismo militante, che aveva velato pudicamente per alcuni decenni la vergognosa verità, oggi non c'è libro di storia che non parli degli «anni del consenso» al regime mussoliniano.
Sono quindi le elezioni? Ma anche in Unione Sovietica, persino in Bulgaria, com'è noto, si tenevano elezioni.
E' il pluripartitismo? Max Weber nota - e siamo già negli anni Venti del Novecento - che «l'esistenza dei partiti non è contemplata, da nessuna Costituzione» democratica e liberale. Non possono quindi essere i partiti l'elemento caratterizzante della democrazia liberale che esisteva anche prima della loro istituzionalizzazione.
Sarà, come alcuni dicono, «il potere della legge»? Ma il potere della legge esiste anche negli Stati autoritari, anzi più uno Stato è autoritario più questo potere è forte e invalicabili. Si obbietterà che negli Stati autoritari la legge è arbitraria e discrimina fra cittadino e cittadino. E' perciò, allora, «l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge» il clou della democrazia? Ma anche questo nei regimi comunisti i cittadini sono uguali, almeno formalmente, davanti alla legge.
E allora il principio della rappresentanza? Ma anche il monarca «rappresenta il popolo».
Sarà dunque, come dice Popper, che la democrazia è quella forma di governo caratterizzato da un insieme di regole che permettono di cambiare i governanti senza far uso della violenza. Neppure questo. E' storico che nelle aristocrazie il governo può passare da una fazione a un'altra senza spargimento di sangue.
E si potrebbe andare avanti, per pagine e per decenni, ma non si troverebbe la regola-base della democrazia liberale. Scriveva Carl Becker: «democrazia è una parola che non ha referente, dal momento che non c'è nessuna precisa e palpabile cosa o oggetto al quale tutti pensano quando pronuncia questa parola».
La democrazia è innanzitutto e soprattutto un metodo. Come ha intuito per primo Hans Kelsen. La democrazia è costituita da una serie di procedure formali, avalutative, cioè prive di contenuto e di valori, per determinare la scelta dei governanti sulla base del meccanismo del prevalere della volontà della maggioranza. Essendo una pura forma priva di contenuti valoriali è fondamentale che almeno questa forma sia rispettata. Ma nemmeno questo, come vedremo, avviene. 
Inoltre, le procedure, seguendo il criterio della maggioranza, possono mutare e mutano nel tempo, a tal punto da potersi trasformare, con mezzi democratici, in un sistema sostanzialmente autoritario. Ma poiché non esiste un'essenza della democrazia, non esiste neppure una vera linea di confine per cui si possa dire con sicurezza che si è passati da un sistema all'altro.
Un esempio è il fenomeno berlusconiano in Italia - Paese di cui ci serviremo spesso in questo pamphlet, non perché c'interessi particolarmente, dato che il nostro discorso è generale, ma perché esasperando le ipocrisie, le falsità, le menzogne della democrazia le smaschera - dove un solo individuo ha potuto impadronirsi, con mezzi democratici, o comunque senza che le procedure democratiche potessero impedirlo, di un potere enorme.
(...)
--------------
*************
From: Joe 
Sent: Thursday, February 16, 2006 7:02 AM
Subject: ai tempi
 
----- Original Message -----
From: Antonello Mastantuoni
Sent: Tuesday, February 14, 2006 9:58 AM
Subject: Re: (GRANDENUDproject) in modo attivo
 
Immagino che questa polemica stia diventando un po' noiosa, comunque rimando chi volesse conoscere il vero significato della parola "demos" ad un qualunque vocabolario Greco-Italiano, suggerisco il Rocci (se si è capaci di leggere il greco, naturalmente).
Prendo atto del senso di inutilità dell'agire quotidiano che traspare dal resto delle cose che dice Joe e me ne dolgo.
ant
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Ho fatto il Liceo Classico ai tempi in cui qualcosa ancora si insegnava - e studiava e imparava -, non ti preoccupare, e proprio il Rocci era il mio dizionario di greco. Che ti garbi o meno, dêmos, nell'accezione di cui ci occupiamo - in relazione al concetto storico di democrazia -, in italiano significa popolo, termine che implica necessariamente, al contrario del più generico "popolazione", l'esistenza di leggi e/o razze comuni e classi (cfr. http://www.etimo.it/?term=popolo&find=Cerca). Nell'etimologia greca, come primo significato, dêmos (dal dorico damos e in analogia col sanscrito dâti, tagliare, mietere, condividere) ha quello di parte di territorio appartenente a una comunità, suddivisione della tribù (ad Atene il cantone); indica poi il popolo come entità collettiva opposta al re o all'arconte o agli eudaimones (i prosperi) o ai dunatoi (i potenti). Questo secondo significato lo ritroviamo in Omero (Iliade, II, 198, XI, 328, XII, 213), Eschilio (Sette contro Tebe, 199), Erodoto (Storie, I, 196, III, 82, V, 66), Tucidide (La guerra del Peloponneso, V, 4), Aristofane (Cavalieri, 42)...
Mi permetto infine di ricordarti l'ottimo Benveniste, che chiarisce inequivocabilmente cosa stesse a indicare, per gli antichi Greci, la parola dêmos:
"I due nomi omerici del popolo, dêmos e laos, si distinguono per il loro senso e per la loro origine. Dêmos significa sia una porzione di territorio, sia il popolo che vi abita; è un termine di origine dorica. Laos è la comunità virile, guerriera, che si definisce attraverso la sua relazione col capo, il 'pastore' (poimên) ovvero il conduttore (orkhamos) di laoi. Presso Omero, vi sono due diversi nomi del 'popolo', che meritano entrambi di essere considerati con cura: dêmos e laos. Si conosce anche la metafora del re 'pastore del popolo': poimèn laòn. Cosa significa esattamente questa espressione?(...) Noi traduciamo allo stesso modo, per necessità, dêmos e laos con 'popolo'. Sarebbe interessante precisare la differenza tra queste due nozioni. Poiché esiste - ed è considerevole.
Dêmos, concetto territoriale e politico, designa insieme una porzione di territorio e il popolo che vi abita. Per 'popolo' bisogna intendere qui ancora una cosa diversa da ethnos, già solo per il fatto che ethnos non si dice solo degli uomini, ma anche degli animali, delle api, mentre in casi simili non s'impiega mai dêmos. Inoltre, ethnos costituisce espressioni come ethnos laôn, ethnos haetairôn, per designare il raggruppamento dei compagni di battaglia. Risulta infine dagli esempi omerici che dêmos è un raggruppamento di uomini uniti soltanto da una comune condizione sociale - non un legame di parentela - o da una appartenenza di carattere politico." (Emile Benveniste, Le vocabulaire des institutions indo-européennes, Minuit, Paris 1969, II, cap. 9, pp. 89-90)
Per il resto, l'"agire quotidiano", almeno dal mio punto di vista, non si esaurisce affatto nella politica. Tanto meno all'interno o ai margini (alla fronda) delle sue istituzioni ufficiali e "rappresentative".
Cari saluti.
Joe
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From: Joe 
Sent: Saturday, February 18, 2006 4:16 AM
Subject: peraltro
 
----- Original Message -----
From: Antonello Mastantuoni
Sent: Thursday, February 16, 2006 12:48 PM
Subject: Re: (GRANDENUDproject) "non da uno dei due poli, ma dall'interno"
 
C'è un gran casino con la posta, oggi: le mail mi arrivano in un ordine strambo.
Ti ringrazio, Joe, per aver postato le opinioni sulla democrazia di Massimo Fini (autore interessantissimo e da leggere, ma sicuramente non proprio di sinistra).
Non ho il tempo per fare le pulci a tutto quello che scrive, anche se sarebbe divertente; mi limiterò all'incipit, dove sostiene che la democrazia sarebbe "un valore così universale che l'Occidente si ritiene in dovere di esportare con la forza": una affermazione provocatoria che capisco ritorni utile a Fini per sviluppare tutto quello che dice di seguito. Purtroppo, facendo così, appiattisce tutta la storia e riduce l'occidente a Bush. E i nostri padri costituenti? e l'articolo XI della costituzione italiana? E Bobbio e Foa e Calamandrei?
Ant
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Caro Antonello, che Massimo Fini sia o non sia "di sinistra" (lui si definisce anarchico) a me interessa meno di niente. Contano in questo caso le sue analisi sulla democrazia (quella reale, non immaginaria); e, "provocatorie" o meno, esse mi sembrano ben fondate. L'evidenza storica è la seguente. Proprio l'Occidente e il Nord del mondo civile (cristiano e insieme laico, democratico, parlamentare e, com'è ovvio, capitalistissimo) ha dato l'esempio di alcune delle imprese coloniali e guerre di aggressione più luride e distruttive della storia umana per i popoli extraeuropei e il loro habitat, in mille modi saccheggiati e stuprati. NOI, "progressisti" e "antitotalitari", non gli islamici del Medio Oriente o, che so, gli animisti africani o i buddisti, i giainisti, i taoisti asiatici, siamo calati come orde a piantare gli artigli di succhiasangue-petrolio-risorse-vita-cultura-energia vitale nel corpo e nell'anima del mondo intero, "ecumenicamente"... NOI, lo ripeto, NON loro. Credo sia poco consigliabile andare a parlare dell'"l'articolo XI della costituzione italiana" a un cittadino fosforizzato di Falluja - molto vicina,  peraltro, a Nassirya.
Joe
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From: Joe 
Sent: Sunday, February 19, 2006 3:30 AM
Subject: Re: (GRANDENUDproject) peraltro
 
----- Original Message -----
From: Antonello Mastantuoni
Sent: Saturday, February 18, 2006 8:30 PM
Subject: Re: (GRANDENUDproject) peraltro

senti Joe a me piacerebbe dialogare con te, come con chiunque altro. Ma un dialogo presuppone la volontà di capirsi. Io ho cercato di dire che Massimo Fini (che, nel definirsi, aggiunge ad anarchico l'aggettivo individualista) fa una forzatura inaccettabile quando, asserendo che "l'Occidente ritiene di avere il dovere di esportare la democrazia con la forza", finisce con il farne di Bush l'alfiere.
Bush è invece uno dei capofila di un complesso di interessi (che tu peraltro definisci mi pare efficacemente) che sta dappertutto riducendo deliberatamente, e mi viene da dire "scientificamente", tutti gli spazi di democrazia.
È in nome di quegli interessi che si uccide, si devasta, si tortura e si depreda. In nome di questi interessi si cerca di trasformare (e spesso si riesce) la democrazia in un simulacro, in una parodia, in una giustificazione per azioni che sono intrinsecamente contrarie, avverse ad essa e a ogni principio di diritto universale.
Mi pare che quello che ci differenzia sia la mia ostinazione (ma per fortuna in questa ostinazione sono in buona e ricca compagnia) a voler considerare la difesa della democrazia, anzi di fare dell'allargamento continuo degli spazi democratici un obiettivo irrinunciabile, se ci si vuole opporre a questa deriva folle che sta distruggendo gli uomini, i loro ideali di convivenza e il pianeta.
cari saluti
ant
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A me sembra, Antonello, che sia tu a non voler capire. Io sostengo che l'involucro "democratico" è, precisamente, il sistema istituzionale più consono al funzionamento non solo del capitalismo "classico", ma anche di quello spettacolar-spettrale del crepuscolo borghese. Questa forma rappresentativa diviene oggi, hegelianamente, ciò che era in essenza ab ovo. La sua "degenerazione" è la sua VERITA'. E' solo un pregiudizio eurocentrico e occidentalista quello che fa ritenere le nostre marcissime istituzioni politiche (e mediatiche) come in ogni caso e per l'universo mondo le migliori o anche solo le "meno peggiori" possibili. Tu davvero fingi di credere, al modo di un qualsiasi Rutelli o Veltroni, che la salvezza, che so, dell'Africa consisterebbe anche laggiù in un proliferare canceroso di "onorevoli", "parlamenti" e "senati" e "dirette" e "differite" televisive?... Io sono convinto invece che la nostra "civiltà" - la più ideologica e distruttiva della storia - sia destinata a implodere e a dissolversi. Forse dalle sue macerie nascerà qualcosa di radicalmente nuovo e superiore. Forse.
Joe





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