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sabato 18 agosto 2012

Caso "Pussy Riot"

Egregio Direttore De Bortoli,
 
Egregi signori Dragosei e Venturini,
 
 
leggendo le cronache ed i commenti del "Corriere" di oggi sull'ormai noto caso delle cosiddette "Pussy  Riot" (che in italiano significa "femmine rivoltose" o qualcosa ancora di più volgare) sono rimasto stupito ed indignato come è stata trattata quella vicenda.
 
Si tratta molto semplicemente di tre agitatrici politiche, autrici in passato di episodi che dire scandaloso è dire  poco (come far l'amore in pubblico in un museo), che sono entrate in una Chiesa (quella di Cristo Salvatore a Mosca che fu distrutta al tempo di Stalin  e che fu ricostruita dopo la fine del comunismo, nel 1990, di grande valore per la Chiesa Ortodossa Russa) mascherate e recitando una blasfema parodia di preghiera alla Madonna contro il presidente della Russia.
 
Ora, se in Italia qualcuno avesse fatto qualcosa del genere sarebbe incorso nelle pene previste dall'art. 278 del Codice Penale (vilipendio del Presidente della Repubblica: da uno a cinque anni) e dagli articoli 403 (vilipendio della religione), 404 (offese alla religione mediante vilipendio di cose), 405 (turbamento di funzioni religiose), ciascuno dei quali prevede fino a tre anni di carcere per ogni singolo reato. 
La stessa pena che è stata inflitta dal Tribunale russo.
 
Ma Voi veramente pensate che sia possibile fare quello che hanno fatto queste ragazze a Mosca all'interno della Basilica di San Pietro o di qualsiasi altra cattedrale italiana senza alcuna conseguenza penale? 
 
E pensate che si possa impunemente entrare in una Sinagoga a Gerusalemme ed irridere a Jahweh, oppure al Muro del Pianto o peggio ancora al Museo dell'Olocausto, magari con il pretesto di criticare la politica israeliana verso i palestinesi?
 
Ed a  Washington, sarebbero stati a guardare se qualcuno fosse entrato nella sede del Congresso per ironizzare sul Presidente Obama magari leggendo versetti della Bibbia?
  
Penso che le pene sarebbero state ben più pesanti di quelle inflitte a queste ragazze.
Ed allora, perchè non lo avete scritto? Perchè non avete fatto, come talvolta fate, una comparazione tra i fatti indicando in un "box" cosa sarebbe successo in Italia od in Germania od in Usa in un caso simile?
 
Altro commento.
Voi fate un'intervista al detenuto ("pregiudicato", direbbe Di Pietro) Mikhail Khodorkovskij accusato e condannato - lo scrivete voi - per evasione fiscale, truffa, appropriazione indebita di beni pubblici. In altra pagina del giornale, citate il presidente del consiglio Monti che afferma "Italia in guerra contro l'evasione".  Ed allora, ancora: deve essere solo l'Italia "in guerra" contro l'evasione, e non può esserlo la Russia?
E come fa "Amnesty International" a dichiarare questo personaggio "prigioniero di coscienza" per un reato fiscale? Sarà certamente una bella scusa per i nostri evasori fiscali, in caso di (piuttosto improbabili) condanne al carcere.
 
Infine, negli occhielli si citano le dichiarazioni indignate della Merkel, nella cui Germania vi sono leggi severissime contro chi scrive libri storici considerati "revisionisti" e vi sono attualmente persone in carcere per questo motivo, compreso un'avvocato donna colpevole di avere difeso un'imputato con termini non graditi dal Tribunale. E la Merkel s'indigna per le ragazze russe?
E perchè, pur riferendo delle manifestazioni di solidarietà a favore delle condannate, non riferite anche della grande manifestazione di protesta dinanzi alla Chiesa profanata svolta dai fedeli ortodossi?
 
Insomma, egregio Direttore ed egregi giornalisti, per attaccare Putin sostenete delle persone certamente squalificate, che in qualsiasi Paese del mondo sarebbero state condannate per gli atti commessi.
Quello di oggi non mi sembra essere stato un buon esempio di giornalismo del "Corriere"  ma piuttosto di "disinformacija" del vecchio stile sovietico, stavolta al contrario, non si comprende bene perchè ed a vantaggio di chi.
Distinti saluti.
 
Nazzareno Mollicone - Roma
 

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