che ha lasciato il corpo in questo giorno del 1982. Qui di seguito il
resoconto di come incontrai l'Essere che avrebbe cambiato la mia
esistenza, riportando la mia attenzione al Sé:
Come potrei raccontare l'incontro avuto con me stesso, come potrei
descrivere l'io dinnanzi all'Io? Questo riconoscimento del Sé avviene
come stabilito dal destino. Per me accadde allorché mi trovai dinnanzi
al mio Guru Muktananda. Ma definire un "qualcuno" Guru è un'offesa
alla verità, poiché Guru non è mai una persona è semplicemente la
Coscienza che anima e manifesta ogni persona. Quella Coscienza io
sono. Ma prima di giungere a questa "esperienza" dovrei fare molta
strada indietro nel tempo, nel raccontare spezzoni e spezzoni del mio
sogno, della mia identificazione con lo spurio "io" che ho creduto di
essere per tanto tempo. Questo discorso metafisico è alquanto strano,
non c'è altri che "Io" eppure quando si parla di "io" automaticamente
la mente produce un soggetto che si prefigura come usufruitore di ogni
esperienza vissuta, è un'identità riflessa nello specchio della
coscienza, è un'immagine speculare che non potrà mai essere il vero
"Io" eppure ne rappresenta le caratteristiche… come ogni immagine
speculare…
Lascio da parte ogni tentativo goffo di descrivere l'indescrivibile e
mi soffermo sull'aspetto riferibile di quell'incontro con il Sé, quel
momento di realizzazione e di assoluta libertà e presenza che avvenne…
presente ora come allora e come sempre sarà….. Ma quella meravigliosa
"ri-unione" non poteva avvenire che nel momento stabilito dal fato,
non poteva succedere ad esempio nel 1970 allorché Swami Muktananda
visitò Roma e soggiornò in una semplice casa di Via Trionfale presso
una semplice famiglia di italiani qualsiasi, la famiglia di Giacomo e
Giovanna Pozzi. In quel tempo stavo ancora godendo dell'assoluta
creatività del mio piccolo io, l'immaginario Max Paolo D'Arpini.
Dovevo spogliarmi di quelle vesti per mezzo di un viaggio a ritroso,
nell'abbandono dell'identificazione, un viaggio che fisicamente mi
portò ad attraversare tutta l'Africa, sino a perdere ogni voglia di
essere qualcuno o qualcosa ed infine mi consegnò davanti a me stesso,
ed allo stesso identico momento di fronte al Guru Swami Muktananda.
Accadde –ma come può accadere una cosa che sempre è e sempre sarà?-
nel giugno del 1973. E qui di seguito brevemente vi riferisco il primo
approccio di questo incontro, un incontro che è meglio definire
"fusione" o "scioglimento"…..
In viaggio verso il Sé.
Ce l'ho fatta, ho giusto i cento dollari per il passaggio (o poco più)
ma sono sulla nave che mi porta in India, dopo aver attraversato
l'Africa equatoriale in un viaggio epico e misterioso, con mezzi di
fortuna e facendo la manche per il sostentamento spiccio. Mi sono
spacciato per "scrittore in esilio" ho chiesto soldi a tutti senza
vergogna e i soldi mi sono stati dati, in Costa d'Avorio, Alto Volta,
Togo, Dahomey, Camerun, Congo Brazzà, Congo Belga, Impero
Centrafricano, Ruanda, Tanzania, Kenia… Eccomi, dopo esser rimasto
sotto il sole nella spiaggia di Malindi, per un mese buono, ospite di
un'amica, Walda, in un bellissimo cottage sul mare con l'unico compito
di fumare il narghilè e giocare con la sabbia, infine mi sono stufato
e con gli ultimi risparmi mi compro un biglietto di terza classe sul
cargo che collega Mombasa a Bombay. Insomma il viaggio continua e,
senza volerlo, non avendo altro posto dove andare, vado in India la
terra dei Guru….
E' l'estate del 1973, dopo dieci giorni di mal di mare sbarco a Bombay
il 23 giugno. Lo ricordo bene perché era quello il giorno del mio 29°
compleanno. Dopo l'Africa mi sembrava di non voler conoscere più
altro, cosa andavo a fare in India con tutti quei guru che vivevano di
storie raccontate? Molto scettico, quasi ostile, verso tutto
quell'interesse paraspirituale che era sorto in Europa dopo il '68…..
Ed io il '68 l'avevo fatto, ed anche il '69, il '70 e tutti gli anni a
seguire, insomma avevo vissuto nel vortice, ero un intellettuale, un
illuminato, che ci andavo a fare in mezzi ai guru?
Già, immaginavo che ci fossero guru ad ogni angolo di strada pronti ad
imbambolare la gente con le loro litanie. Niente paura, io son laico
di natura, li smaschererò tutti, mi dicevo, e così pensando appena
fuori del porto mi ritrovo su un calesse che corre a velocità
stratosferica verso l'area centrale di Bombay, dove sta il grand-hotel
Taj Mahal e gli alberghetti per occidentali.
Una fortuna pazzesca, non c'è posto in nessun albergo a poco costo e
vado a bazzicare nella hall del Rex Hotel (a quel tempo abbastanza
quotato), lì incontro subito due ragazze, una è italiana e si chiama
Pupa l'altra italo-americana e si chiama Francis. Attacco bottone,
sono specialista in questo, e trovo posto a gratis nel letto di Pupa e
mi tengo buona Francis per un dopo. Potete immaginare la mia
meraviglia allorché scopro che le due donzelle vengono proprio
dall'ashram di un "famoso" guru, che dicono chiamarsi Muktananda, ma
io non l'ho mai sentito nominare. Indago astutamente su di lui e
siccome le ragazze mi invitano ad andarlo a conoscere accetto pensando
che finalmente potrò confrontarmi con un guru. Immaginatevi uno che si
è fatto tutta l'Africa, in mezzo a mille pericoli, sommosse,
aggressioni, baruffe, fame, sete, paura, sonno, malaria, erba, insomma
tutto quanto possa forgiare un uomo, renderlo sicuro di sé –entro un
certo limite s'intende- uno che ha viaggiato e sa, conosce le
situazioni ed i pensieri della gente, un sopravvissuto a se stesso,
quell'uomo, io, si trova a doversi togliere gli stivali per entrare
dentro il tempio del guru. Sì, togliere gli stivali, praticamente
spogliarsi impedirsi una via di fuga, umiliarsi….
Non c'è nulla da fare o ti togli gli stivali o non entri, questa è la
regola. Me li sono tolti, perché son più forte persino degli stivali,
non ne ho bisogno.. ed entro nel tempio. Stanno cantando un canto
dolce, dicono che durerà una settimana di seguito, si chiama un
Saptha, il "mantra" lo conosco l'avevo già sentito sulla nave che mi
portava in India cantato sulla tolda da gruppi estatici di indiani
accompagnati dall'harmonium a soffietto. Qui è la stessa cosa, ma c'è
più sintonia, la melodia è trascinante, ed a me piace cantare, mi
metto a cantare anch'io… E mentre canto, e passa il tempo,
insondabilmente mi ritrovo presente a me stesso. Ma star seduto per
terra sul pavimento così a lungo mi fa venire una voglia incredibile
di andare a pisciare, sto per alzarmi ma una voce interna a quel punto
mi ordina "puoi andare a pisciare solo dopo esserti inchinato". Come,
inchinarmi io? Cos'è questa nuova barzelletta che mi frulla in testa?
Resto bloccato non posso muovermi son controllato da una forza
sconosciuta, anzi ri-conosciuta, passa altro tempo ed alla fine debbo
cedere non ce la faccio più, mi inchino, come ho visto fare qualche
altro, di fronte ad una statua nera, sopra c'è scritto "Om Namah
Shivaya". Stranamente non resto impressionato dall'esperienza, mi pare
che non abbia importanza è stato solo un momento di debolezza.
Ed ora l'incontro con il guru. E' scesa la sera, abbiamo già cenato,
Muktananda sta seduto sui gradini della sua dimora in un cortile
interno dell'ashram. Vedo delle persone che passano in fila davanti a
lui e chiedo a qualcuno "Di che si tratta? Che succede?" – "Oh, il
maestro sta distribuendo il prasad" Curioso mi metto anch'io in fila
pensando, finalmente potrò vedere in faccia questo guru, ma la notte è
buia non vi sono luci se non qualche lumino qua e là, all'improvviso
mi trovo di fronte al guru, non vedo nemmeno la sua forma solo
un'ombra nell'ombra, un'intuizione mi si staglia però nitida nella
mente, inequivocabile ed inconfondibile "Ecco, mi ha riconosciuto!" Ma
subito dopo "com'è possibile non l'ho neanche mai visto.." .
Abbacinato ed imbambolato, resto fermo lì davanti mentre Muktananda mi
spinge un qualcosa sulla mano, resto immobile, pietrificato, finché
qualcuno da dietro la fila mi spintona per farmi procedere. Nella mano
ritrovo un pezzo di dolce al latte. Che farne? Indovino che la cosa
migliore sia di mangiarmelo.
Com'è buono!
Vorrei aggiungere qualcosa, le avventure della coscienza nella
Coscienza possono essere raccontate e mi verrebbe voglia di continuare
a narrarle, quando sarà maturo il tempo forse lo farò…. Alcune sono
proprio divertenti ma per il momento mi fermo alla "prima impressione"
al primo attimo…..!
...............
Sempre il 2 ottobre ricorre la Giornata Mondiale della Nonviolenza ed
é l'anniversario del Mahatma Gandhi, perciò nella meditazione e nel
canto di mezzogiorno dedicato al Maestro ricorderò entrambi questi
grandi Esseri, Muktananda e Gandhi, e invito voi tutti a fare
altrettanto.
Paolo D'Arpini
Leggete ora l'articolo che Angela Braghin scrisse per celebrare la
filosofia della Nonviolenza:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/09/29/angela-braghin-sulla-nonviolenza-e-sulla-figura-del-mahatma-gandhi-con-riferimenti-all%e2%80%99opera-di-martin-luther-king-%e2%80%93-intervento-per-la-giornata-mondiale-sulla-nonviolenza-nell/
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