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domenica 5 settembre 2010

Re: Re: L'ARMISTIZIO DELL'8 SETTEMBRE 1943: UN GIOCO D'AZZARDO PERSO DI BRUTTO

Purtroppo non ho visto il servizio della Rai che mi dicono molto interessante. Concordo con il commento di Nazzareno che siamo in presenza di una storia ancora  tutta da scrivere e aggiungo io, "da dimostare".
Faccio però una premessa. E' stupido accusare certi storici di "complottismo" o "cospirazionismo", per il semplice motivo che tutte le vicende storiche sono, di fatto, "complottismo" e non potrebbe essere diversamente vista la natura umana, gli intenti e lo svolgersi degli avvenimenti che non sono solo quelli, o comunque non sono sempre quelli che ci descrivono le cronache. Bisogna però anche aggiungere che, affinchè certe ipotesi o intuizioni o sospetti non rimangano tali, occorre in qualche modo comprovarli.
 
Di solito lo storico onesto (difficile da trovare) su un determinato avvenimento cerca di formulare tutte le ipotesi possibili., anche quelle incredibili.
Quindi poi, attraverso la ricerca di prove e testimonianze comprovate scarta quelle insostenibili e promuove quelle più dimostrabili.
Purtroppo il tutto è spesso pregiudicato, oltre che dalla malafede derivante dal procacciarsi meriti e successi in ambito editoriale e/o accademico dove non si può non tener conto di certe "regole di regime", anche dalla presunzione dello storico che, partendo da una sua ottica di lettura della storia, magari dalla sua visione ideologica, cerca di adattare i fatti a questa personale visione. Detto questo, vediamo un attimo il problema della liberazione di Mussolini.
 
A mio avviso ci sono alcuni dati molto importanti.
1. Mussolini poteva benessimo e facilmente essere soppresso o consegnato agli Alleati nelle ore successive all'8 settembre, se non poco prima.
Questo non avvenne e sappiamo anche che nelle ultime ore di prigionia cambiarono le disposizioni ai carabinieri su come comportarsi in caso di tentativi di liberazione o di fuga. La telefonata intercontinentale tra Churchill e Roosevelt del 29 luglio 1943 ci attesta inoltre il desiderio Alleato a che venisse soppresso. Se Badoglio, all'ultimo momento, negò questo "favore" agli Alleati evidentemente è perchè gli era divenuto più conveniente, o necessario,  giocarselo in altro e diverso modo. Qui però siamo nel campo deduttivo, non in quello probante.
2. La fuga del Re da Roma ha lasciato molti indizi a dimostrazione che, in qualche modo, venne concordata. Per prima cosa, già la mancata difesa di Roma, che avrebbe comunque impegnato i tedeschi e agevolato lo sganciamento dei fuggiaschi, quindi il tragitto di fuga fino a Pescara che non era sconosciuto ai tedeschi e sembra anche che da questi venne in qualche modo seguito e agevolato.
Si parla di varie testimonianze di residenti locali che attestano questo e persino di alcune foto, però fino ad oggi nessuno si è peritato di reperirle. Fino a questo momento abbiamo in mano solo prove "deduttive", come quella che "stranamente" i tedeschi lasciarono libera proprio quella parte di Tiburtina atta a consentire al Re di squagliarsela.
3. Abbiamo quindi molti altri indizi che una certa, chiamiamola, "diplomazia sotterranea", durante i 45 giorni del governo di Badoglio trattò sotto banco con i tedeschi varie e importanti questioni, tra le quali la vendita dell'ambasciata, ecc. Dobbiamo aggiungervi il fatto che venne, magari all'ultimo momento, concordata una fuga del Re, in cambio, tra l'altro, della liberazione di Mussolini?
E' probabile, vista la dinamica successiva degli avvenimenti, ma fino a questo momento ci mancano le documentazioni che lo attestino definitivamente. Queste documentazione dovrebbero trovarsi dai Savoia e questi è ovvio che le tengono nascoste, ma quelle sequestrate dagli Alleati ai tedeschi, compresi gli interrogatori di Kesserling e camerati, perchè non sono state rese note?
Non mi sembra un segreto che fosse  così tabù per gli Alleati. Queste carenze mi inducono ad andarci con i piedi di piombo.
4. Comunque sia, se così fosse, a mio parere, ci sarebbe stata una trattativa sotto banco tra Kesserling e i suoi uomini e il governo badogliano. Kesserling è indubbio che ragionava in termini di economia militare, ma tutto questo avvenne sicuramente  all'insaputa di Hitlerj.
Dico questo perchè noi abbiamo la pressocchè completa panoramica dei movimenti, degli atti e delle parole di Hitler in quei periodi, giorno per giorno se non ora per ora. Ed anche di Goebbels ed altri importanti elementi, oltre agli archivi militari e di stato della Germania, e non c'è assolutamente traccia che Hitler fosse a conoscenza di queste transazioni tra Kesserling e i savoiardi. Ora possiamo congetturare come vogliamo, ma non possiamo non tener conto di questo.
 
Su lo svolgimento della guerra in Italia, tra il 1943 e il 1945 è ovvio che pesarono molti elementi, convenienze e varie transazioni sotto banco e, tutto sommato, agli Alleati fece comodo, soprattutto in prospettiva politica ed economica futura, che le operazioni militari andassero in un certo modo.
Non è un caso che l'Italia del Nord non venne letteralmente rasa al suolo con tutte le sue industrie come avvenne in Germania o in Giappone.
Da noi i bombardamenti furono in parte di origine militare (ponti, snodi ferroviari, caserme, installazioni militari, ecc.) e soprattutto di origine terrorista (contro la popolazione e le strutture civili). Ma non ci fu la distruzione degli impianti idroelettrici, portuali e delle industrie nazionali. Non fu un caso.
 
Ecco vi ho dato alcuni elementi, anche se un pò pochi, per una discussione.
Maurizio
 
 
 
 
 
 
 
----- Original Message -----
Sent: Saturday, September 04, 2010 6:09 PM
Subject: Re: Re: L'ARMISTIZIO DELL'8 SETTEMBRE 1943: UN GIOCO D'AZZARDO PERSO DI BRUTTO

Aggiungo un commento a quello che ha scritto Giorgio.  Proprio ieri sera RAI 3 STORIA ha trasmesso un bellissimo documentario, con foto e filmati originali, molto obiettivo, sulla liberazione del Duce da Campo Imperatore. Alla fine, interrogandosi sul perchè della mancata difesa dell'albergo e dell'incolumità di Mussolini, lo storico commentatore cita un biglietto di un appartenente alla famiglia Pirelli (che era stato anche ministro con Mussolini) al Re - scritto, si noti bene, il 23 luglio - con il quale suggeriva di far governare l'Italia del Nord a Mussolini con il sostegno tedesco. Forse lo scopo era quello di salvaguardare (come poi in realtà è stato) le maggiori industrie; oppure è vera la teoria dell'armistizio di comodo, con i piedi in due scarpe, al sud con gli Angloamericani (che ormai lo avevano conquistato) ed al Nord con i tedeschi.
E la scelta dell'imprendibile (se lo si fosse voluto) Campo Imperatore era stata fatta per nascondere Mussolini ai tedeschi od agli angloamericani?
In quest'ottica,  si capisce sia la "fuga" indisturbata ad Ortona sia la mancata vera difesa di Roma e delle altre città. Un governo militare, come era quello di Badoglio, avrebbe ben potuto, dal 3 settembre in poi, organizzare una difesa e diramare gli ordini opportuni.
Perchè non l'ha fatto? Tutti rincoglioniti, come dice Giorgio, o paralizzati dalla paura dei tedeschi, come si è detto finora?
Sta di fatto che la vera storia su quegli avvenimenti è ancora tutta da scrivere.
Saluti a tutti.
 
Nazzareno
----- Original Message -----
Sent: Saturday, September 04, 2010 8:47 AM
Subject: I: Re: L'ARMISTIZIO DELL'8 SETTEMBRE 1943: UN GIOCO D'AZZARDO PERSO DI BRUTTO

Premetto che ho la massima fiducia nella libertà di giudizio dell'amico Giorgio Prinzi, che si è sempre mosso con molta spregiudicatezza nel campo delle ricerche storiche più o meno recenti. Premetto inoltre che, a fronte  di una situazione disastrosa come quella in cui si trovava l'Italia in quei frangenti la soluzione non poteva che essere di un certo tipo. Che-more italico- ci sia stato qualcuno che voleva giocare a rimpiattino non metto in dubbio. Ma certamente non era Badoglio, completamente rincoglionito, né quell'accozzaglia di coglioni dei generali italiani. Gli ammiragli poi erano COMPLETAMENTE nelle "mani" degli inglesi. Che fino all'ultimo momento si sia cercato di tergiversare è plausibile. Che la "pressione" della opinione pubblica  ( i singoli cittadini ed i semplici militari ) stanca della guerra e soprattutto delle sistematiche sconfitte abbia potuto agire sui capi come ulteriore "spinta" a <chiudere il capitolo> è verissimo.
A questo punto subentrano alcuni fattori.
1) L'interesse degli "stranieri" occupanti ad avere qualcuno con cui trattare ( si fa sempre così) vedi Iraq ed Afghanistan oggi.
2) L'interesse di quel "qualcuno" a NON farsi scavalcare da altre e più temibili "gerarchie parallele" ( vedi il Re al Sud.)
3) L'interesse dell'occupante a togliersi dalle palle un coinquilino rompiscatole ( Kesselring che facilita la "fuga" del Savoia, in cambio del "ritrovamento" e della "sceneggiata" sul palcoscenico mondiale della liberazione di Mussolini.)
4) Interesse di Mussolini a portare avanti una "rivoluzione" fino ad allora appena accennata perchè bloccata per decenni da eventi del tutto esterni ( crisi del '29 conseguenze a cascata) e della quale era SICURAMENTE interessato a mostrare concretamente la FATTIBILITA'. [ Stabilito pertanto che questo era l'interesse primario, c'era inoltre da difendere il difendibile dell'Italia del Centro Nord, la fiducia del fascisti, che si dimostrarono in numero assai maggiore di quelli previsti e prevedibili, e la "speranzella" che, se fossero entrate in funzione le "armi segrete", non tutto sarebbe stato perduto.] Un altro fattore dovrebbe essere preso in considerazione, che è per noi il più importante nell'analisi storica dei conflitti: il fattore Geopolitico. NOI riteniamo infatti che il vero movente della LOTTA POLITICA sia il fattore geopolitico, nel senso che LE SCELTE FONDAMENTALI CHE UNA CLASSE DIRIGENTE COMPIE SONO MOTIVATE ( ma potrebbero essere anche inconscie, ed in tal caso  l'adesione ad una linea strategica è ancor più pregnante) DALLA COLLOCAZIONE CHE SI VUOL DARE AL PAESE. Sappiamo bene che l'Italia, per la sua collocazione geografica( penisola protesa al centro del Mediterraneo),  si trova in una posizione di AMBIGUITà  geopolitica. Dopo la sua riunificazione, il nostro paese ha sempre oscillato fra il mare ed il continente. ( Prima NO! Perchè il Sud stava col <Mare> mentre la Padania stava col <Continente> ). Le scelte continentali sono finora state nefaste ( pensiamo alle nostre sconfitte in Africa a fine ottocento, dovute alle palesi ostilità di Francia ed Inghilterra.) E tuttavia oggi riteniamo la scelta Eurasiatica l'unica praticabile oggi come ieri,  una politica estera che con lungimiranza aveva intravisto Mussolini. Giorgio Vitali.
[Nota finale: è molto interessante l'atteggiamento di Eisenhower che, nell'interesse USA e contro quello dell'Inghilterra, pone fine alle cosiddette "trattative" dei Savoia.]

--- Ven 3/9/10, Giovanna Canzano <giovanna.canzano@yahoo.it> ha scritto:

Da: Giovanna Canzano <giovanna.canzano@yahoo.it>
Oggetto: I: Re: L'ARMISTIZIO DELL'8 SETTEMBRE 1943: UN GIOCO D'AZZARDO PERSO DI BRUTTO
A: "Giorgio Vitali" <vitali.giorgio@yahoo.it>
Data: Venerdì 3 settembre 2010, 02:45

...andiamo ad ascoltarli? gc
-------------------------------------------
Il giorno 01 settembre 2010 17:39, Giorgio Prinzi <giorgioprinzi@libero.it> ha scritto:

COMUNICATO STAMPA

Associazione Socio - Culturale "Il Ponte"

PRESENTAZIONE DEL VOLUME

Salvare il salvabile

La crisi armistiziale dell'8 settembre 1943:

per gli Italiani il momento delle scelte

di Giorgio Prinzi e Massimo Coltrinari

Consiglio Nazionale delle Ricerche

Mercoledì 8 settembre 2010 alle ore 15,15

Aula del Pentagono

(secondo piano)

Piazzale Aldo Moro, 7

La tesi sostenuta nel volume "Salvare il salvabile. - La crisi armistiziale dell'8 settembre 1943: per gli Italiani il momento delle scelte" (Edizioni Nuova Cultura; Roma - 2010), di cui sono Autori Giorgio Prinzi e Massimo Coltrinari, è quella che la disastrosa gestione dell'Armistizio dell'8 settembre 1943, fu dovuta al fatto che la fazione filo germanica del vertice politico militare del tempo, con il probabile avallo del sovrano, intendeva le trattative armistiziali intraprese e portate avanti dalla fazione favorevole allo sganciamento dell'Italia dall'Asse, inteso come un vero e proprio cambio di fronte, come strumentali ad un piano, almeno in parte condiviso dai tedeschi, volto a carpire informazioni, attirarli in una trappola e ributtarli a mare con conseguenze dirette sulla tenuta, in quel periodo labile e vacillante, del fronte interno e sull'evoluzione stessa del conflitto in generale.

Una tesi originale ed innovativa, che, pur non supportata da prove documentali inoppugnabili, trova conferma in un quadro complessivo, sia indiziario che di elementi di fatto, convergente, che ha tra l'altro il pregio di spiegare in maniera logica e funzionale comportamenti sinora illogici ed incomprensibili.

Il libro giunge a conclusione di un percorso intrapreso da anni, che ha consentito di raccogliere preziose testimonianze e di confrontarsi in maniera critica con articoli e saggi da essa ispirati.

Si richiama in particolare l'attenzione di chi fosse interessato all'argomento oggetto del libro sull'esposizione che ne è stata fatta in un saggio pubblicato da "Rivista Militare", nel numero 1 del gennaio/febbraio 2006, il cui "pdf" è scaricabile dalla pagina web http://www.secondorisorgimento.it/associazione/manifestazioni/ottosettembre/armistizio.pdf. Altri articoli di carattere generale e non specifico nell'ottica del volume relativi al tema dell'Armistizio e della Battaglia per Roma sono consultabili alla pagina web http://www.secondorisorgimento.it/associazione/manifestazioni/ottosettembre/8s2006.htm.

Di recente entrambi gli Autori hanno partecipato al Convegno di Studi "Settembre 1943 - L'Armistizio in Puglia: i giorni delle scelte", svoltosi a Matino, in provincia di Lecce, il 31 maggio 2009. Gli Atti del convegno, in cui viene fatto cenno (da fine pagina 28 e seguenti) anche alla tesi sviluppata nel volume "Salvare il salvabile", sono disponibili alla pagina web http://www.secondorisorgimento.it/rivista/sommari/tomo10.03.pdf, più in generale dalla pagina web del sito http://www.secondorisorgimento.it/rivista/sommari/quadrosommari.htm sono scaricabili le annate digitalizzate della rivista specialistica "il Secondo Risorgimento d'Italia", organo dell'Associazione Nazionale dei Combattenti della Guerra di Liberazione.

Dalla quarta di copertina

A giudizio di chi scrive l'errore sistematico, che con questo volume s'intende superare, è che sinora gli avvenimenti relativi all'armistizio dell'8 settembre 1943 e agli eventi che ne seguirono sono stati giudicati con il senno del poi, nell'ottica della situazione venutasi a creare nel dopoguerra e del clima culturale dominante. Questa è un'ottica che i protagonisti del tempo non potevano avere, pertanto il loro approccio logico doveva inevitabilmente essere differente, persino sui risultati finali del conflitto, che la classe dirigente nazista era convinta di potere ancora volgere a proprio favore.

Gli italiani erano stati informati dello sforzo per realizzare risolutive "armi segrete" proprio nella riunione di Feltre del 19 luglio 1943, giorno del bombardamento del quartiere San Lorenzo di Roma. Mussolini, in quell'occasione, rimase a tal punto affascinato e succube dell'esposizione di Hitler da non fare cenno alcuno all'intenzione che stava maturando in alcuni ambienti italiani di uscire dal conflitto. Questo fu probabilmente determinante a creare un clima favorevole a un suo avvicendamento, che come abbiamo visto fu equivoco (la guerra continua) e finalizzato alla tenuta del fronte interno e al mantenimento dell'ordine pubblico.

Se il doppio gioco di Badoglio, del quale parla Churchill, doveva avvenire ai danni degli angloamericani e non dei Tedeschi, molte delle cose incomprensibili e non ancora chiarite di quei giorni possono venire riviste sotto nuova luce e persino razionalmente spiegate. In questo volume si avanza l'ipotesi dell'inganno strategico ovvero attirare in una trappola gli Alleati, farli sbarcare, fingere inizialmente di combattere e poi o decidere la resa, rispettando i patti, oppure ributtarli a mare, con i Tedeschi compartecipi del disegno. Forse diffidavano, ma in questo caso le assicurazioni di Badoglio e di Vittorio Emanuele a Rahn devono venire lette sotto un'ottica diversa da quella corrente, che attribuisce loro un'incredibile faccia di bronzo. Gli avvenimenti cominciarono a precipitare solo nel pomeriggio dell'8 settembre, quando apparve chiaro che Eisenhower non era disponibile a sentire ragioni e che la parte italiana doveva "prendere o lasciare", cioè continuare il gioco pericolosamente oltre il previsto, avallando uno strumentale armistizio, oppure denunziare gli accordi di Cassibile, ma compromettere la fase cruciale dell'inganno strategico che avrebbe dovuto concretizzarsi entro pochi giorni.

Altro punto che sembra accreditare la nostra tesi, ed in particolare che la cosiddetta "fuga da Roma" avesse inizialmente come meta Chieti e non Brindisi, è l'atteggiamento tenuto dai membri della comitiva regia nella sosta presso i duchi di Bovino, dai quali si erano recati a pranzo. Il Sovrano, che fece notare di avere nel portafogli una somma di poco superiore alle mille lire dell'epoca, il duca d'Acquarone, che confessò di avere con se solo il vestito che indossava, Badoglio che rafforzò le sue convinzioni con un riferimento alle sue origini piemontesi, tutti ribadirono; e con enfasi, che l'allontanamento da Roma sarebbe stato un evento di pochi giorni. Sono affermazioni incomprensibili, addirittura da scriteriati, se le si giudica alla luce di come sappiamo andarono a finire le cose; al contrario, se le si interpreta alla luce della nostra tesi, che la cosiddetta "fuga da Roma" doveva essere, portandosi al limite del versante opposto dell'Appennino, un prudenziale allontanamento dalla costa tirrenica e dall'area di Roma dove avrebbe dovuto infuriare – così si pensava – una violenta battaglia aeronavale e terrestre per respingere più teste di ponte di un massiccio sbarco previsto in forze, allora queste strane e sinora illogiche affermazioni di ottimismo acquistano significato e soprattutto si spiegano in maniera logica e pertinente. Il volume presenta questa tesi che può essere accettata o meno, ma con l'ottica che alla fine di questi inganni reciproci, si dissolse ogni potere per la Monarchia e per gli Italiani arrivò il momento delle scelte, dalle quali si creò l'architettura della Guerra di Liberazione

Il Volume è disponibile, su richiesta, in ogni libreria nazionale.

"Salvare il salvabile. - La crisi armistiziale dell'8 settembre 1943: per gli Italiani il momento delle scelte"

di Giorgio Prinzi, Massimo Coltrinari

Collana "Storia e Laboratorio"

Edizioni Nuova Cultura; Roma 2010

euro 20,00 - ISBN9788861344235

Gennaro Guerriero  Direttore generale

gennaroguerriero@nuovacultura.it

telefono:  06 97613088

Rivista "il Secondo Risorgimento d'Italia"

Collana "Storia e Laboratorio"

risorgimento23@libero.it




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