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giovedì 19 gennaio 2012

Re: "Fare Futuro: il proprio"

FINI è FIGLIO DEL GUITTO ALMIRANTE ANCHE PERCHè FRAUDOLENTEMENTE FAVORITO CONTRO PERSONA NON COMPRABILE: MARCO TARCHI.
Teniamo presente il fatto: la maggioranza dei giovani del MSI aveva votato per Marco Tarchi. Intellettuale di rango, tanto che oggi è professore all'Università di Firenze e saggista di un certo rilievo.I suoi libri e quelli da LUI consigliati dovrebbero essere letti. TUTTI. Quindi siamo in un colossale equivoco che, però,sta venendo alla luce, illuminando quella massa di missisti che hanno bevuto un numero innumerevole di idiozie per almeno mezzo secolo. questo è il vero problema del postfascismo e della società italiana. GV.      

Da: Maufil <maufil@alice.it>
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Inviato: Giovedì 19 Gennaio 2012 14:46
Oggetto: Re: "Fare Futuro: il proprio"

Questo Gianfranco Fini e un politicastro dalla parlantina pacata e accattivante, dietro la quale, però C'è la mancanza di vere qualità politiche. Resterà sempre un mediocre. Si è, fino ad ora, barcamenato, da furbastro, legandosi mani e piedi ai poteri forti: gli ebrei in primis che lui ben sà hanno in mano molte leve di potere, ed ovviamente gli americani. Il declino di Berlusconi è iniziato quando il Fini, dopo il suo viaggio in America, ha preso a segargli le sedie sotto il sedere. Tutto qui.
TUTTAVIA FINI HA UN GRAN MERITO, CHE NON DEVE ESSERE DIMENTICATO.
Egli, probabilmente dietro una strategia massonica, decretò la fine del MSI o meglio portò a compimento il processo politico missista, iniziato nel 1946 per trasbordare subdolamente i reduci RSI sulle sponde di destra e poi nell'atlantismo. Per quasi cinquanta anni si era perpetrato un equivoco che ha ingannato tanti sprovveduti i quali credevano veramente che il MSI fosse una specie di "fascismo in doppio petto", quando invece era puro antifascismo.
E una volta tanto in vita sua, Fini è stato coerente e consequenziale, creando Alleanza Nazionale e mostrando a tutti quello che veramente era sempre stato il MSI.
- Di destra bottegaia, conservatrice, reazionaria e forcaiola era il MSI, proprio come AN (se pensate ci fossero differenze, leggetevi la collezione del Secolo d'Italia e gli atti e i discorsi parlamentari della vita missista!).
- Filo atlantico e filo americano era sempre stato il MSI, arrivando a inneggiare ai Colonnelli greci e alla macelleria cilena, ovvero ai Golpe made CIA, così come filo atlantica e filo americana fu AN.
- Filo israeliano e amico di Israele era il Msi (che considerava Israele l'ultimo baluardo bianco in Medioriente e un giardino creato dal deserto (io direi rapinato!), e filo israeliano lo è stata AN e lo è Fini.
QUINDI, SOSTANZIALMENTE, IL MSI E AN SONO L'UNA LA CONSEGUENTE E COERENTE PROSECUZIONE DELL'ALTRO.!. SI METTANO L'ANIMO IN PACE LE VEDOVE MISSISTE.
Certamente Fini si è spinto un pò più in là, rinnegando apertamente tutto quello che c'era da rinnegare e definendo il fascismo il male assoluto. Ma anche il Msi, strombazzava, sempre meno con gli anni, la retorica di un falso fascismo, mostrata ad uso dei gonzi di sezione, ma nei fatti quel fascismo era, giorno per giorno, rinnegato negli atti e nei comportamenti. SEMPRE E COMUNQUE. E lo stesso Almirante, che comunque disse in una delle sue ultime interviste di non voler morire da fascista (ma quando mai, ma quando lo era stato veramente fascista?!), non ebbe il tempo di essere anche lui schietto, ma del resto negli anni '70 non si peritò di recarsi a Porta S. Paolo e a rendere omaggio in Sinagoga, visto che gli tornava utile per quell'immondezzaio che fu la Destra Nazionale, coacervo di reazionari, ex liberali, democrastiani, monarchici e ex tromboni dei Servizi.  QUINDI, ANCHE QUI, DOVE STA LA DIFFERENZA?
FINI E' IL FIGLIO DI ALMIRANTE IN TUTTO E PERTUTTO. RINGRAZIAMOLO PER AVERCI TOLTO DI MEZZO UN PENOSO E TRAGICO EQUIVOCO.
 
Mauriizo
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sent: Thursday, January 19, 2012 12:05 PM
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Subject: "Fare Futuro: il proprio"
 
 
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Cacasotto in Tulliani

Maurizio Blondet06 Settembre 2010


So che mi chiedete un parere sul Kippà consorte Tulliani: in breve, a Mirabello, ha mostrato di meritare il soprannome con cui era noto nel MSI: Caghetta, ossia cacasotto. Ha detto che «il Pdl non c'è più» ma ha promesso di sostenere il governo del Pdl. Ha attaccato Berlusconi e ha provato a dire che «finirà la legislatura». Non ha fondato un suo partito. Cerca di stare di quà e di là, al governo e all'opposizione.

Una volta tanto, ha ragione Di Pietro: «Fini vuole la botte piena e la moglie ubriaca», o la moglie (Tulliani) piena e la botte ubriaca: quella piena di buon vino della carica istituzionale, con connesso superstipendio e super-privilegi, al riparo della quale può sparare impunemente sul governo. Con l'appoggio dei media, dei giudici e di Napolitano. Uno che si mette la cintura e anche le bretelle.

S'è fatto applaudire da un pubblico di redivivi missini paleo-fascisti (patetico il Mirko Tremaglia, il subnormale che ha fatto votare gli italiani all'estero, i quali hanno riempito il parlamento di ancor più mascalzoni, per giunta voltagabbana) da giornalisti de Il Fatto, da grillini sparsi e (dicono i giornali) da giovani libertari, ossia radicali radunati dal vero stratega della destra-kippà, il Benedetto Della Vedova (questi radicali, non riuscendo ad avere voti propri, si infiltrano in tutti i partiti che qualche voto lo hanno).

Anche la sua nuova ideologia libertaria e laica che strappa gli applausi di Repubblica, l'ha assunta da quando ha cominciato a portarsi a letto la Tulliani e tutta la famiglia Tulliano's: restare nelle istituzioni senza alcun principio, per svendere il patrimonio (immobiliare) missino e accaparrarsi la tessera Freccia Alata, come hanno i VIP.

Apparentemente, Fini deve sempre dipendere da qualcuno: da Alessandro Ruben, il suggeritore per conto del B'nai B'rith, dalla gnocca che gli ha fatto scoprire il sesso a 50 anni nonchè i vantaggi della Famiglia, dal radicale libero spostato alle sue costole da Pannella. Un pluridipendente, non a caso difensore dei dipendenti pubblici, dei piccoli impiegati statali meridionali, dei precari della scuola di troppo.

La Tulliani in prima fila a Mirabello
Di suo non ha espresso niente, nemmeno a Mirabello. Nessun programma politico alternativo per il Paese.

Il suo programma, chiamiamolo così, si riduce alla difesa delle istituzioni di cui si sente il ragioniere, e che è la solfa già detta e ripetuta da Napolitano, da Bersani, dai magistrati, insomma da tutti quelli che di istituzioni campano e guadagnano, e di cui temono la riforma. Lui ha un sacro rispetto della magistratura, rivendica la centralità del parlamento e via pappagalleggiando. Come minimo è un programma immobilista, poichè il problema italiano è proprio nel fatto che le istituzioni hanno bisogno di essere riformate.

Ma in realtà non è in grado nemmeno di promuovere immobilismo (che è pur sempre un programma, e pure con molto seguito nella Casta), perché Fini ha mostrato chiaramente a Mirabello che la sua politica è dettata totalmente dal suo caso e interesse personale; le rivelazioni di Feltri sui Tulliano's che l'hanno in gestione, «lo hanno fatto incazzare», come ha detto Della Vedova.

Non ha espresso nessun orizzonte, nessun altro progetto oltre a quello di limare e stare col governo per limarlo e ostacolarlo da dentro. Ha parlato di economia, di cui non capisce e non gl'importa nulla. Ha persino fatto l'occhiolino a Tremonti, che in passato ha silurato e disprezzato, sperando di avere lì la sponda di unaopposizione interna al Salame.

Unico senso della cosa: la paura blu di perdere e di fallire, e di doversi guadagnare la vita. Ha invocato il diritto al dissenso, lui che mai l'ha concesso ai suoi colonnelli; ed ha pure insultato i colonnelli che non l'hanno seguito, il Caghetta.

Per quanto pirla e di pochi scrupoli sia Berlusconi, personaggio ormai inutile e inefficiente nel suo autoritarismo da avanspettacolo, l'ipotesi di una destra alla Fini sarebbe una dittatura disciplinare dei Tulliano's, un leader di paglia in gestione congiunta fra Sion, la gnocca e il transpartito di Pannella: roba da brividi.

Ha provato, pateticamente, ad agganciare un elettorato che non ha: i precari della scuola, i meridionali, il parassitismo pubblico in genere; ma senza osar fare il partito del Sud. Insomma, dietro l'arroganza del tono e dei modi, ha mostrato di farsela sotto. Vuol stare lì e non pagare il dazio, ha paura di non essere più lì con le sinecure connesse e di dover andare a lavorare.

Ha deluso persino l'opposizione, da Bersani alla Confindustria, dal Quirinale a Casini: si aspettavano un leader, hanno trovato il Cacasotto. E con un Caghetta così non si va da nessuna parte.

Il problema di Fini è Fare Futuro: il proprio. Come farselo?

La Tulliani costa, il fratello pure, la suocera casalinga-in-RAI ancor più. Finora li ha messi a carico di noi contribuenti. Ma poi?

Maurizio Blondet



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