L'ATTACCO ERA PREVEDIBILE E SICURAMENTE è STATO PREVISTO. PER PRENDERE LE MISURE CHE-FINALMENTE!!!- QUALCUNO HA PRESO, NON CI VOGLIONI GIACULATORIE E SANTINI MA COGLIONI. GV.
Da: angelo saracini <angisar@yahoo.it>
A: europeanconsumers@yahoogroups.com; albamediterranea@googlegroups.com; 'Civium Libertas Tribuna' <tribunadiciviumlibertas@yahoogroups.com>
Inviato: Sabato 7 Gennaio 2012 17:42
Oggetto: RE: [europeanconsumers] Fwd: [Centrofondi] Il dittatore Viktor Orban
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Giuseppe Turrisi Salvatore
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Inviato: Sabato 7 Gennaio 2012 17:42
Oggetto: RE: [europeanconsumers] Fwd: [Centrofondi] Il dittatore Viktor Orban
ECONOMIA
L'Ungheria sarà il prossimo crack europeo?
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6 gennaio 2012
Dopo l'elezione della destra gli ultimatum di Ue e Fmi
Dopo il Partenone toccherà al Danubio? L'Ungheria è sull'orlo di una crisi finanziaria epocale, di quelle che hanno sconvolto anche la Grecia. Ma la differenza con Atene è che Budapest non ha l'euro. E quindi il suo salvataggio diventa molto più complicato. Ne parla Ivo Caizzi sul Corriere della Sera:
L'Unione europea aggiunge ai suoi molti problemi il rischio di insolvenza dell'Ungheria, che sollecita finanziamenti d'emergenza alle istituzioni comunitarie e al Fondo monetario internazionale di Washington. Il governo di Budapest ieri non è riuscito a collocare tutti i titoli di Stato a un anno offerti in asta e il tasso d'interesse è schizzato quasi al 10%, mentre quelli decennali sfiorano 1′ii%. Il fiorino ungherese è sceso al record di 324 con l'euro. Gli effetti negativi stanno iniziando a colpire anche il sistema bancario austriaco, molto esposto nel Paese magiaro. I vertici dell'Ue e del Fmi sanno bene che Grecia, Portogallo e Irlanda chiesero aiuti di salvataggio quando i loro costi di indebitamento superarono il 7%, rendendo di fatto insostenibile la raccolta diretta sui mercati.
Ma a Bruxelles il problema ungherese non è considerato solo economico-finanziario:
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Sent: Saturday, January 07, 2012 9:53 AM
To: albamediterranea@googlegroups.com; Civium Libertas Tribuna; europeanconsumers
Subject: [europeanconsumers] Fwd: [Centrofondi] Il dittatore Viktor Orban
Sent: Saturday, January 07, 2012 9:53 AM
To: albamediterranea@googlegroups.com; Civium Libertas Tribuna; europeanconsumers
Subject: [europeanconsumers] Fwd: [Centrofondi] Il dittatore Viktor Orban
LA RIVOLTA D'UNGHERIA
Scritto da Gianluca Freda Sabato 24 Luglio 2010 15:59 "Le istituzioni finanziarie devono fare la loro parte nella distribuzione più equa degli oneri fiscali, almeno temporaneamente, per il periodo necessario a far riprendere quota all'economia e a stabilizzare la situazione finanziaria. La tassa imposta alle banche è necessaria, giusta ed efficace ed è utile agli interessi del paese e delle persone in condizioni particolarmente difficili".A pronunciare queste eretiche parole è il Primo Ministro ungherese Viktor Orban, leader del partito Fidesz, il "rinnegato" che giovedì scorso ha osato far approvare dal Parlamento magiaro una legge che impone alle banche ungheresi, alle compagnie assicurative e ad altri istituti finanziari una folle tassa sugli attivi (dello 0,45% per le banche e del 5,2% per le compagnie assicurative), destinata a durare per almeno tre anni a partire dalla fine del 2009. Il provvedimento, stando alle dichiarazioni di Orban, dovrebbe servire a contenere il deficit ungherese entro il 3,8% del PIL. Tristemente, la legislazione è stata pure approvata con una maggioranza che, se non stessimo parlando dell'Ungheria, potremmo definire bulgara: 301 voti favorevoli contro 12 contrari. Pressoché unanime, com'è comprensibile, lo sdegno che l'iniziativa ha suscitato presso i creditori internazionali dell'Ungheria, le istituzioni europee e il Fondo Monetario Internazionale. "Questo è populismo!", si sono lagnati all'unisono i tapini defraudati. "Così si blocca la crescita del paese! Si mina la fiducia degli investitori! E poi, sul lungo periodo, è una misura che si rivelerà poco utile al contenimento del deficit". Sante parole. Un paese, come è noto, non è composto dai suoi cittadini, dalle loro esigenze, dalle loro iniziative commerciali e culturali, ma solo ed esclusivamente dai suoi operatori finanziari, astro sfolgorante intorno al quale deve ruotare e di fronte al quale deve essere pronta ad annullarsi ogni residua velleità nazionale. Quando uno Stato ha problemi di budget, come è di lapalissiana evidenza, l'unica misura possibile è quella di smantellare scuole e ospedali, tagliare i finanziamenti alle forze di sicurezza, ridurre gli stipendi dei dipendenti pubblici, fare il deserto delle strutture di assistenza, in modo che gli operatori finanziari e le società da essi controllate possano sostituirsi alle attività pubbliche così rase al suolo o acquistare ciò che ne resta per un boccon di pane, ricavandone enormi profitti con poca spesa. Ad assicurarsi che tutto si svolga secondo queste regole è il FMI, esattore e cane da guardia delle istituzioni finanziarie, che minaccia ritorsioni economiche e sospensioni di prestiti ogni volta che un paese prova a smarcarsi da questo meccanismo suicida. E' il metodo sperimentato con successo in Italia dopo la stagione di Mani Pulite, che spazzò via la vecchia classe politica legata alla concezione pubblica della fornitura dei servizi per sostituirla con un branco di avvoltoi ammaestrati che diroccarono e svendettero a prezzi di liquidazione quasi ogni struttura che garantisse sicurezza e autonomia alla nazione. Per essere più certe che il marchingegno funzioni, sono le stesse banche centrali a creare i problemi di budget che metteranno in moto lo smantellamento e la svendita, vendendo agli stati il denaro di cui hanno bisogno in cambio dell'emissione di titoli del debito pubblico gravati da interesse, che produrranno di anno in anno un indebitamento esponenziale.Si tratta di una strategia di comprovata efficienza, i cui capisaldi nessun governo sano di mente si sognerebbe di mettere in discussione.Ogni tanto, però, salta fuori dal cappello un primo ministro un po' folle come Orban che ha l'ardire di chiedere alle banche la restituzione di una piccola frazione del maltolto e di rispondere in malo modo al FMI, invitandolo a cavarsi fuori dai maro dalle questioni di politica nazionale. All'Ungheria era stato imposto dal FMI l'obiettivo del 3,8% del rapporto deficit/PIL entro la fine di quest'anno. Detto fatto, il governo ha deciso di tassare le banche per raggiungere tale obiettivo senza affamare e straziare ulteriormente i cittadini, già provati da cinque lunghi anni di austerity."Il nostro accordo non diceva nulla sui metodi che avremmo dovuto adottare per raggiungere questo obiettivo", ha detto Orban in un incontro con una schiumante Angela Merkel. "La scelta degli strumenti e dei tempi della loro applicazione attiene alla nostra esclusiva responsabilità nazionale. […] Con queste misure, l'Ungheria avrà entro la fine dell'anno un deficit non superiore al 3,8%. E con questo il nostro rapporto con il FMI è concluso. Da quel momento in poi, non dovremo più confrontarci con il FMI, ma con l'Unione Europea".Ah ah ah!Deridetelo tutti, schiavi!Scelta degli strumenti? Responsabilità nazionale? Chiudere i rapporti con il FMI? Ma cosa dice questo pazzo?Il poveretto è convinto di poter agire nell'interesse della nazione senza pagare dazio agli organi di controllo internazionali, che utilizzano le attività finanziarie e i ricatti economici come un randello per tenere in riga i paesi europei sotto l'occhio vigile delle strategie geopolitiche statunitensi. Il governo ungherese ha perfino osato approvare un provvedimento che pone un tetto all'entità dei salari dei dipendenti pubblici, compreso quello dei dirigenti della Banca Nazionale d'Ungheria e del Consiglio per le Politiche Monetarie, facendo inviperire il governatore della banca centrale, Andras Simor, che si è visto tagliare del 75% la principesca retribuzione di 8 milioni di fiorini mensili (circa 27.000 euro, 40 volte il salario medio di un lavoratore ungherese) ed ha iniziato per questo ad urlare alla lesa indipendenza dell'istituzione bancaria. Anziché infierire su chi produce ricchezza materiale per il paese, come fanno tutti i governi perbene, il governo ungherese ha ridotto di 9 punti (dal 19 al 10%) la tassazione per le aziende con un fatturato annuo inferiore ai 500 milioni di fiorini (1,7 milioni di euro), per di più con effetto retroattivo al 1° luglio. Si è spinto fino al punto di vietare i mutui in valuta straniera (euro e franchi svizzeri) che facevano concorrenza ai mutui in valuta nazionale, creavano un'impennata del debito verso l'estero e incrementavano l'esposizione del mercato immobiliare interno all'alea dei rapporti di cambio valutario.Tutto questo ha l'aspetto inquietante di qualcosa di cui in Europa non si sentiva più da tempo né l'odore né il sapore: sovranità nazionale! Politiche elaborate nell'interesse della crescita del paese anziché per compiacere i potentati bancari internazionali! Deficit ripianati sottraendo risorse alle improduttive e velenose attività finanziarie anziché ai servizi e alla ricchezza reale della nazione. Di questo passo il governo ungherese potrebbe prima o poi mettersi in testa, che so, di progettare una propria politica del lavoro, adottare programmi pensionistici potenziati, perfino stampare esso stesso moneta anziché prenderla a prestito dalla banca centrale! E facendo questo, potrebbe fungere da esempio per altri paesi della prigione monetaria europea, che pretenderebbero di adottare gli stessi sistemi! Dove andremo a finire, signora mia?Per questo motivo, i secondini del carcere comunitario sono corsi immediatamente ai ripari. Dapprima hanno scatenato le opportune campagne di stampa antiungheresi sugli appositi organi d'informazione economica del regime, facendo strepitare ad insigni editorialisti apocalittiche previsioni su crolli degli investimenti e blocco della crescita (crescita di che??). La BCE si è mostrata fortemente risentita per la temerarietà con cui le decisioni sul tetto ai salari dei banchieri sono state prese senza prima attendere il suo ponderato parere, che sarebbe stato ovviamente del tutto spassionato e scevro da qualsivoglia sospetto di connivenza con gli omologhi della BNU. Andras Simor, disponendosi eroicamente al martirio, ha minacciato le proprie dimissioni da governatore della BNU, prospettiva dinanzi alla quale il governo di Orban non ha palesato eccessiva disperazione. Il capo dell'austriaca Raiffeisenzentralbank (RZB), Walter Rothensteiner (chissà perché tutti i banchieri hanno cognomi così?), ha avvertito a denti stretti che "l'Ungheria sta giocando col fuoco", sottolineando il proprio disappunto nei confronti di un paese così folle da tassare i propri istituti bancari anziché tappare le loro falle con il denaro dei cittadini. Come si può fare una cosa così brutta? Perché gli ungheresi non prendono esempio dall'Austria, che nel solo 2009 ha regalato alle sue banche 6 miliardi di euro per colmare i loro crateri di bilancio e naturalmente non ha intenzione di fermarsi qui? Rothensteiner ha "consigliato" alle banche ungheresi di recuperare il denaro della tassazione imponendo ai loro clienti costi di gestione più alti e altri oneri vari ed eventuali. Gli ha fatto eco Wilibald Cernko, amministratore delegato di Bank Austria, minacciando tra i 5.000 e i 10.000 licenziamenti nel settore della finanza austriaca. Il FMI, per bocca del suo direttore Strass Khan, ha minacciato di congelare il prestito di oltre 20 miliardi di euro con cui si proponeva di "aiutare" la nazione magiara a ripianare i propri debiti, in cambio della prona accettazione dei regolamenti comunitari – che equivalgono, come noi tutti dovremmo ormai aver capito, ad una completa e definitiva rinuncia ad ogni forma di sovranità nazionale. Alla fine, non riuscendo ad ottenere alcuna marcia indietro, il FMI e l'UE hanno diramato un comunicato stampa in cui notificavano all'universo mondo di aver rotto ogni trattativa col governo di Budapest poiché quest'ultimo avrebbe rinunciato a rispettare i programmi d'austerità promessi negli accordi. Cosa non vera, come si è visto, dato che le misure adottate dal governo Orban potrebbero risanare i deficit di bilancio molto più efficacemente di qualunque forma di prestito a strozzo offerta dal FMI.Chissà se questo accerchiamento riuscirà a far desistere il governo ungherese dai propri più che auspicabili propositi? Va tenuto presente che l'Ungheria è fra i paesi dell'ex oltrecortina quello che tradizionalmente destina le più ampie risorse all'investimento nel settore pubblico e nei servizi, e questo non solo per il suo passato socialista, ma perché i governi, dovendo tenere a freno la disoccupazione e la destabilizzazione economica esplose dopo l'apertura al capitalismo, hanno ritenuto opportuno potenziare la domanda interna con appropriati interventi dello stato e sopperire con il lavoro nelle amministrazioni pubbliche all'assenza di livelli occupazionali accettabili nel privato. Le misure "lacrime e sangue" che i governi hanno dovuto imporre negli ultimi cinque anni per entrare di diritto nell'esclusivo club europeo sono dunque non solo malviste dagli elettori, ma anche estranee ad una tradizione di forte presenza dello Stato nella vita quotidiana che gli ungheresi non sono preparati ad abbandonare; soprattutto se la rinuncia non comporta altro che un trasferimento di risorse dal parassitismo burocratico di stato al vampirismo finanziario delle istituzioni bancarie, mille volte più voraci e prepotenti delle antiche istituzioni socialiste, mille volte più inefficienti e incapaci di garantire ai cittadini, in cambio dei sacrifici senza fine a cui li costringono, altro che sacrifici ed indebitamento ulteriore.Commenti
Una speranza dall'Ungheria?
Fabio de Fina
26 Giugno 2011
È quasi un giovane – è del 1963 – (se paragonato ai politici nostrani
dove gli sbarbati sono Casini, 1955 e Fini, 1952) e sta facendo
sbavare la Commissione Europea per la campagna contro l'aborto
lanciata dal partito di centro-destra Fidesz, che governa l'Ungheria e
di cui Viktor Orbàn è leader. Budapest è infatti tappezzata di
manifesti che ritraggono l'ecografia di un feto che esprime questo
pensiero: «Potrei pure capire che non sei pronta per me, ma pensaci
due volte e fammi adottare, lasciami vivere!». Particolarmente attive
sul fronte delle proteste sono il commissario europeo alla Giustizia,
la lussemburghese Viviane Reding (1): «La campagna non è conforme al
progetto sottoposto dalle autorità ungheresi e la Commissione Europea
chiede di conseguenza alle autorità ungheresi di porre fine a questa
parte della campagna e di ritirare senza indugio i cartelloni», ha
dichiarato durante un dibattito all'Europarlamento. In caso contrario
«avvieremo procedure per porre fine all'accordo e trarremo le dovute
conclusioni, anche in termini finanziari» (2) e l'eurodeputata
socialista francese Sylvie Guillaume: «La Commissione è molto chiara:
utilizzare denaro del programma Progresso o di altra fonte UE per una
campagna anti-aborto è un abuso ed è incompatibile con i valori
dell'UE» (abbiamo la conferma che una campagna antiaborto è
incompatibile con i valori UE).
È la seconda legislatura di Orbàn (dall'aprile 2010; è stato primo
ministro anche dal 1998 al 2002); tra i provvedimenti significativi
emanati c'è la legge sulla cittadinanza ungherese, concessa anche a
coloro che vivono al di fuori del Paese (criticata dalla Slovacchia,
dove c'è una forte minoranza ungherese), ma soprattutto il varo della
nuova Costituzione, votata solo dal Fidesz, che ha una maggioranza dei
2/3 in Parlamento. L'opposizione (i socialisti, i liberali di LMP e i
verdi) ha lasciato l'aula e boicottato il voto. Jobbik, partito
dell'ultradestra, che alle elezioni del 2010 si è confermato terza
forza, con il 16,67% dei consensi e 47 seggi, ha votato contro la
Costituzione.
Questa Costituzione, firmata dal presidente della repubblica Pál
Schmitt il 25 aprile 2011, e che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2012,
è stata definita da più fonti un esempio di intolleranza nazionalista
e dal leader dell'opposizione socialista Attila Mesterhazy (nomen
omen?) «un tentativo di istituzionalizzare un regime dittatoriale».
David Saltuari, di Sky.it, così commenta:
«Tra le proteste dei partiti di opposizione l'Ungheria ha deciso di
dotarsi di una nuova costituzione. L'unico partito che l'ha votata,
però, è stato Fidesz, del premier conservatore Victor Orbàn, che gode
della maggioranza di due terzi necessaria ad approvarla da solo… La
nuova legge fondamentale ridisegna l'assetto istituzionale magiaro,
riducendo le possibilità di intervento degli organi di controllo come
la Corte Costituzionale e aumentando i poteri d'intervento
dell'esecutivo. Secondo molti analisti viene così messo in discussione
il normale bilanciamento tra poteri… Tra i punti più controversi c'è
il preambolo in cui si rivendicano le parti del territorio magiaro che
alla fine della Prima Guerra Mondiale vennero assegnati a Romania,
Austria e Slovacchia (una formulazione che ha parecchio innervosito i
Paesi vicini) (3). Nell'introduzione della nuova legge, inoltre, è
scritto che viene 'onorata la sacra corona di Re Stefano, che da più
di mille anni rappresenta l'unità della nazione' e si fa riferimento
al cristianesimo come elemento fondante della nazione. Viene inoltre
ribadito che il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna
(orrore, ndr) e si sostiene che 'la vita del feto va protetta fin dal
suo concepimento'. A preoccupare però i partiti di opposizione sono
soprattutto le limitazioni imposte alla Corte Costituzionale, che dal
1° gennaio non potrà più decidere su alcune leggi, prime fra tutte
quelle di naturale fiscale. Viene inoltre introdotto l'obbligo di una
maggioranza qualificata su diversi temi: per introdurre nuove tasse
sarà necessario approvarle con una maggioranza di due terzi, rendendo
quasi intoccabili le riforme create dall'attuale governo. Sulla legge
finanziaria, inoltre, viene introdotta la possibilità di veto da parte
del Consiglio di Bilancio, una sorte di Corte dei Conti, i cui membri,
in carica per i prossimi sette anni, verranno nominati proprio da
Fidesz. Viene creata, inoltre, la norma secondo cui, se il parlamento
non è in grado di approvare una legge finanziaria entro il 31 marzo di
ogni anno, il presidente della repubblica (per i prossimi anni Pál
Schmitt, proprio del Fidesz) lo può sciogliere e indire nuove
elezioni. Soprattutto queste due ultime norme rischiano, secondo molti
osservatori, di garantire al partito del premier un controllo su
parlamento e governo anche nel caso di una sconfitta elettorale alle
prossime elezioni del 2014… Ho come l'impressione di un salto indietro
nel tempo, un salto ottocentesco che risorge dalle macerie della
globalizzazione e di quelle spinte alle identità locali che sono
l'altra, a volte oscura, faccia di concentramenti che tendono a
scavalcare lo Stato nazione. Questa è la tendenza politica in un
momento di forte crisi economica e di identità. Un protezionismo
ideologico teso a rassicurare su questioni che, di contro, allarmano.
Il riconoscimento del concetto di nazione etnica, con il
coinvolgimento delle minoranze magiare presenti negli Stati confinanti
(Slovenia, Romania, Austria, Ucraina, ecc.) ha un forte valore
simbolico e di seguito politico e politologico. L'Ungheria è un caso
da osservare attentamente perchè può rappresentare un triste paradigma
di un nuovo oscurantismo».
La Costituzione inizia con un preambolo dove si enuncia l'appartenenza
all'Europa cristiana. Il preambolo afferma la centralità della
cristianità, fondamento della nazione, e cancella il passato comunista
dell'Ungheria, dichiarando nulle le leggi emanate tra il 1944 e il
1989. «O Signore, benedetta sia la nazione ungherese», e subito dopo
viene reso omaggio alla «corona di Re Stefano, che da più di mille
anni rappresenta la Nazione ungherese».
La Costituzione è organizzata in tre parti: principi fondamentali,
diritti e doveri e lo Stato; enucleando gli aspetti più significativi,
l'articolo D della sezione principi fondamentali, a proposito
dell'identità nazionale ungherese, precisa il dovere da parte dello
Stato ungherese di preoccuparsi della vita dei suoi cittadini che
vivono all'estero, contribuendo alla loro sopravvivenza e benessere,
con particolari riferimenti alla preservazione della loro identità
nazionale ungherese e della lingua ungherese.
Basando la nazione la sua identità su una tradizione cristiana che
individua nella famiglia il presupposto della sua unità e civiltà,
l'articolo K inserisce la famiglia, intesa come legittima unione tra
uomo e donna, tra i principi fondamentali dello Stato, definendola
addirittura «basilare per la sopravvivenza della nazione». Di fatto,
attraverso questo articolo, situato nella parte più importante della
Carta, l'intero mondo dei pervertiti è fuori dalla tutela della legge
ungherese, costituendo per di più la base giuridica per una eventuale
messa fuorilegge dell'omosessualità.
Con l'articolo E l'Ungheria tenta di mettersi al riparo dagli enti
internazionali come la UE o la NATO, potenzialmente in grado di
interferire nella la politica locale su temi economici, militari o
relativi ai cosiddetti diritti civili: il recepimento dei trattati
internazionali richiederà infatti la maggioranza qualificata dei due
terzi del Parlamento.
Nella seconda parte della Costituzione, all'articolo II, viene
sbarrata per via costituzionale la porta all'aborto ed all'eutanasia,
esplicitando l'inviolabilità del diritto alla vita e specificando come
il feto debba essere protetto dal momento del concepimento e non da
quello della nascita.
Negli articoli V e VIII vengono poi poste le basi per il controllo dei
media, attraverso l'istituzione di apposite commissioni - nominate dal
potere politico - destinate alla valutazione della protezione della
privacy e dell'operato generale dei media.
Se la seconda parte della Costituzione, incentrata sui cittadini, può
dare l'impressione di uno Stato etico, la terza parte, dedicata
all'ordinamento dello Stato, mostra come in Ungheria sia rigettata la
dottrina illuminista della separazione dei poteri a favore di un
controllo del potere politico su quello giudiziario, su quello
economico e sul mondo dell'informazione. È infatti, già nell'articolo
1, tra i poteri del Parlamento figurano l'elezione diretta, tra gli
altri, del presidente della Corte Costituzionale, del presidente della
Curia – l'equivalente della Corte di Cassazione italiana - e del
Procuratore Capo, sia pure con la maggioranza qualificata dei due
terzi. Nell'articolo 41 si precisa poi il controllo politico sul
sistema economico, attraverso le limitazioni imposte all'attività
operativa del presidente della Banca Nazionale d'Ungheria, le
verifiche parlamentari a cui è sottoposto il suo operato e la
semplicità per la rimozione di chiunque eserciti tale ruolo.
Decisamente curiosa, e unica al mondo, è la previsione che i genitori
potranno votare alle elezioni anche per conto dei loro figli
minorenni. E, come ciliegina sulla torta, ovviamente viene
riconosciuto il diritto a possedere armi da fuoco per ogni privato
cittadino.
Fidesz ha un concorrente a destra, il partito Jobbik (Movimento per
un'Ungheria Migliore, Jobbik Magyarországért Mozgalom) di cui abbiamo
accennato sopra e che ha votato contro la Costituzione; il suo leader
è Gábor Vona; la Guardia Nazionale Ungherese, composta da miliziani in
uniforme nera, che fa riferimento allo Jobbik, pattuglia le strade
chiedendo i documenti alle persone; sono contro i rom, la UE, «una
società creata da ebrei», l'alta società e le città corrotte (4).
Oltre ai 47 deputati nel Parlamento ungherese ha 3 deputati europei.
Sono dei provocatori?
È Fidesz un movimento che frena, pilotandola verso lidi più moderati,
una rivolta sociale sempre più estesa? Sono i due movimenti d'accordo,
facendo una sorta di gioco delle parti per cui Fidesz è il partito
serio e Jobbik sostiene quello che Fidesz non può sostenere? Non lo
sappiamo. Si vedrà quale dei leader avra l'incidente. Di sicuro
l'Ungheria è più importante della Carinzia…
Fabio de Fina
1) Il curriculum di costei è doc: dottorato in Scienze Umane (?) alla
Sorbona, deputato dal 1979 in Lussemburgo, dal 1989 deputato europeo,
dove rimane fino alla nomina nella Commissione Prodi del 1999, con
l'incarico di Commissario per l'Educazione, la cultura, i giovani, i
media e lo sport. Poi sempre nella Commissione Europea, fino
all'attuale incarico di commissario europeo per Giustizia, diritti
fondamentali e cittadinanza; fa parte del Partito Cristiano Sociale
(centro destra)!
2) Con il logo Progress (il programma comunitario per l'impiego e la
solidarietà dell'Unione Europea) la campagna anti-aborto è costata
416.000 euro, pare, in gran parte, tratti da fondi europei,
finanziatori a loro insaputa.
3) Nelle menti degli ungheresi, resta il ricordo traumatico ancora
oggi, pur essendo passati 90 anni, del trattato di pace del Trianon,
con cui le potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale stabilirono
le sorti del Regno d'Ungheria; la popolazione dell'Ungheria post-
Trianon venne ridotta da 19 milioni a 7 milioni, mentre la superficie
territoriale venne ridotta di due terzi.
4) Budapest, dall'inizio degli anni '90, era diventata in effetti un
enorme bordello.
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