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martedì 7 giugno 2011

I: EIR Strategic Alert n. 23----IMPORTANTISSIMO. TUTTO DA LEGGERE!!!!

CI RENDIAMO CONTO CHE GLI ITALIANI SONO DEI BAMBOCCIONI. E' DIFFICILE FARLI RAGIONARE, MENTRE quanto scritto in questi messaggi è di grande razionalità. GV.

--- Mar 7/6/11, aldo.barbona@alice.it <aldo.barbona@alice.it> ha scritto:

Da: aldo.barbona@alice.it <aldo.barbona@alice.it>
Oggetto: I: EIR Strategic Alert n. 23
A: mariafiorella.belli@fastwebnet.it, berna.claudio@infinito.it, marina.blasi1@virgilio.it, alecardi1@tin.it, c.barbona@libero.it, castagnagiuseppe3@virgilio.it, fabio.ciancamerla@roche.com, nikko2007@libero.it, 2MTECH00@duemtechnical.191.it, eugesines@tiscali.it, pietro.fratini@roche.com, gianfranco.gaglione@roche.com, giannaebruno@alice.it, monica.maggiori@libero.it, marcella.barbona@libero.it, massimo.andellini@gmail.com, maxbianco1@libero.it, lpastore@sirfin.it, penelope2000c@libero.it, alespro42@gmail.com, pietroruggeri@msn.com, ps.sbrighi@hotmail.it, setale@libero.it, tarim17@yahoo.it, vitali.giorgio@yahoo.it
Data: Martedì 7 giugno 2011, 12:18



----Messaggio originale----
Da: italert@eirna.com
Data: 7-giu-2011 9.42
A: "aldo.barbona"<aldo.barbona@alice.it>
Ogg: EIR Strategic Alert n. 23

EIR Executive Intelligence Review

                                                                                           anno 20 n. 23 - 9 giugno 2011

Strategic Alert - Edizione Italiana

Glass-Steagall: vincere la battaglia adesso!

La Kaptur chiede il ritorno allo standard di Glass-Steagall

La Grecia è la prima ad essere gettata ai lupi, mentre Trichet chiede uno zar finanziario per l'UE

Atene: gli "Indignados" di piazza Syntagma erigono le forche per la Troika

Il capo della Deutsche Bank, Josef Ackermann: Too Big Too Fool?

La politica anti-nucleare tedesca minaccia la stabilità economia mondiale

LaRouche: Obama dovrebbe dimettersi per le dichiarazioni sui disastri naturali

Italia: la minaccia del Vesuvio e le lezioni dell'Aquila

La nuova epidemia mette a dura prova le strutture sanitarie

Nelle ultime settimane Lyndon LaRouche ha sottolineato l'urgenza di vincere la battaglia per la riforma Glass-Steagall entro l'inizio di luglio. L'interesse per la separazione tra banche d'affari e banche commerciali cresce sia negli Stati Uniti che in Europa, man mano che diventa evidente la realtà del crollo economico. Alla Camera dei Rappresentanti USA cresce il numero dei firmatari per il disegno di legge presentato dall'on. Marcy Kaptur, e ci si attende che verrà presentato un ddl simile anche al Senato. Marcy Kaptur stessa è all'offensiva (vedi sotto) mentre cresce il sostegno alla legge anche tra l'elettorato in tutti gli Stati Uniti, e perfino tra alcuni banchieri sani di mente. LaRouche ha sottolineato che i numeri non sono così importanti, e che sarà lo spirito combattivo a fare la differenza.

Attualmente alcuni congressisti democratici favorevoli a Glass-Steagall non sono ancora usciti allo scoperto per timore di suscitare la collera del Presidente Obama, che si oppone a qualsiasi misura contraria a Wall Street. A questo proposito, LaRouche ha notato che Obama "si sta trasformando sempre di più in un oggetto d'odio, col suo comportamento recente. È meglio ignorarlo. Non è importante. È importante solo che venga rimosso". Uno dei motivi per cui viene odiato sono le sue sfacciate menzogne sulla crisi economica. Egli continua a sostenere che la ripresa economica va benissimo, nonostante l'aumento della disoccupazione. Perfino i suoi consiglieri sono esasperati dal suo rifiuto di ammettere l'ovvio. Inoltre, molti leader democratici hanno rotto col Presidente per la sua decisione di continuare le operazioni militari in Libia senza l'approvazione del Congresso, cosa chiaramente anticostituzionale.

La Kaptur chiede il ritorno allo standard di Glass-Steagall

Il 2 giugno la congressista democratica Marcy Kaptur, che ha presentato il ddl per il ripristino della legge Glass-Steagall, ha testimoniato alle audizioni della Commissione Bilancio sulla "crisi dell'esposizione dei contribuenti nel settore immobiliare" presiedute dal repubblicano Paul Ryan, un fautore dei tagli draconiani al bilancio. Mentre molti repubblicani hanno tentato di attribuire la colpa della crisi immobiliare a Fannie Mae e Freddie Mac, entrambe imprese create dallo stato, l'on. Kaptur ha dichiarato chiaramente che la colpa principale va attribuita a Wall Street.

Dopo l'audizione, il suo ufficio ha emesso il seguente comunicato stampa: "La congressista Marcy Kaptur ha dato alla deregulation del settore finanziario la colpa del crollo del mercato immobiliare negli Stati Uniti nel 2008, chiedendo un'inchiesta del Congresso sulla crisi di Fannie Mae e Freddie Mac…'Chi ha dato l'avvio al crac del settore immobiliare?' si è chiesta la Kaptur… 'I comportamenti ad alto rischio sui mercati immobiliari americani sono iniziati all'inizio degli anni Novanta quando la deregulation del settore privato, promossa da alcuni membri del Congresso, ha consentito al settore privato di trasformare prestiti fino ad allora prudenti in titoli, e di cartolarizzarli sul mercato internazionale in maniera tale che non ci fosse più alcun rapporto col loro valore reale o con i mercati immobiliari locali'.

Responsabile di questo, ha dichiarato, fu Wall Street. 'Ha aggiunto prosegue il comunicato - che la deregulation, culminata nella Legge Gramm-Leach-Bliley, ha scatenato gli speculatori che si sono impossessati del mercato. L'on. Kaptur è autrice del disegno di legge H.R. 1489, la legge sul ritorno alla prudenza nelle attività bancarie del 2011, che ripristinerebbe le disposizioni previste dalla legge Glass-Steagall che proibirono alle banche di condurre sia attività commerciali che attività d'affari.

"'Il settore privato ha scoperto ben presto che il settore ipotecario era uno strumento dormiente in un orizzonte trentennale e non fruttava quanti i profitti veloci dei prestiti commerciali. Dunque le grandi banche, insieme ai loro tirapiedi, le industrie dei servizi e dei rating, hanno fatto in modo di gonfiare i propri profitti'".

"Guardandoci indietro, ha aggiunto, è difficile comprendere come il settore finanziario abbia dato tanta fiducia ad un mercato privato della finanza immobiliare. Fannie Mac e Freddie Mac a quel punto hanno adottato anche loro pratiche ad alto rischio diventando agenti chiave per portare i titoli tossici sui mercati internazionali".

La Grecia è la prima ad essere gettata ai lupi, mentre Trichet chiede uno zar finanziario per l'UE

La banda dell'Euro sta cercando disperatamente di mettere insieme un altro pacchetto di salvataggio ostacolato dall'assenza del loro esuberante collega, l'ex direttore del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss-Kahn. La sera del 3 giugno il Primo ministro greco George Papandreou e il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, primo ministro del Lussemburgo, sono emersi dal loro incontro per annunciare un "accordo" ventilato come il primo passo verso un secondo salvataggio bancario per la Grecia.

"Mi attendo che l'Eurogruppo accetti di concedere un ulteriore finanziamento alla Grecia a condizioni rigide", ha dichiarato Juncker alla conferenza stampa, un accordo "che includerà il coinvolgimento del settore privato su base volontaria". Accettando la saggezza di questo "amico della Grecia", Papandreu ha promesso che il suo paese "rispetterà i propri obblighi". In effetti, questo "accordo" particolare non ha niente a che fare col secondo salvataggio; una volta approvato dal Parlamento greco e dai 17 parlamenti dell'Eurozona, esso consentirà semplicemente l'emissione di un'altra tranche di 12 miliardi di euro del vecchio pacchetto di 110 miliardi di Euro. Ovviamente non è stato rivelato alcun dettaglio sulla "sofferenza" volontaria subita dagli investitori privati, ma le condizioni imposte alla Grecia sono ben chiare. Papandreu si è detto d'accordo a ulteriori tagli della spesa di 6,4 miliardi di Euro quest'anno, e di altri 22 miliardi di Euro entro il 2015, nonché a realizzare 50 miliardi di Euro con la vendita di proprietà dello stato. Inoltre ha accettato la sorveglianza diretta di consiglieri esterni "sulle privatizzazioni, i tagli alla sanità, l'istruzione e la burocrazia".

Benché il testo dell'accordo non sia stato ancora pubblicato, le misure addizionali includono altri tagli ai dipendenti del settore pubblico ed ai salari, alle pensioni e alla previdenza sociale. Tra le "riforme" draconiane sul lavoro, i salari per i giovani dai 18 ai 25 anni verranno tagliati del 20% al di sotto del minimo salariale. Sono previsti anche aumenti delle tasse. I lavoratori del settore pubblico hanno già subito un taglio del 20% dei salari e delle pensioni.

Queste misure draconiane non verranno amministrate dai funzionari greci, ma passeranno sotto gli artigli dei tecnocrati della Commissione Europea e del FMI, inclusa la supervisione della manovra fiscale e delle "riforme". I tecnocrati UE e FMI saranno anche a capo della commissione che supervisiona le privatizzazioni, di cui non farà parte neanche un funzionario del governo e le cui decisioni saranno irreversibili e senza possibilità di intervento da parte di alcun governo, presente o futuro!

Ma non bisogna commettere l'errore di pensare che la Grecia sia la sola a subire questa punizione; la sua perdita di sovranità sarà il destino di tutte le nazioni in Europa. Questo futuro orwelliano è stato delineato in un discorso del governatore della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet ad Aquisgrana il 2 giugno, in cui ha chiesto la creazione di un "ministero delle Finanze europeo" come prossimo passo nel piano UE per eliminare quel che resta della sovranità nazionale.

Trichet ha chiesto "una nuova comprensione del modo in cui viene esercitata la sovranità" in cui "i paesi non avranno di fatto alcuna autorità interna completa" ed in cui "cambieremo drasticamente la governance attuale". Ha proseguito: "Nell'Unione del domani, o del dopodomani, sarebbe troppo sfacciato, in campo economico, con un mercato unico, una valuta unica, una banca centrale unica, ipotizzare un ministero delle Finanze dell'Unione?" Tale istituzione "eserciterebbe responsabilità dirette" sulla "sorveglianza sia della politica fiscale" che delle politiche indicate sopra.

Atene: gli "Indignados" di piazza Syntagma erigono le forche per la Troika

Il 5 giugno, dodicesimo giorno di protesta degli "Indignados di Syntagma", mezzo milione di persone ha riempito la piazza del Parlamento di Atene, mentre migliaia di altre persone hanno dimostrato nelle grandi città tra cui Patras e Tessalonica. Sui cartelli e sugli striscioni si leggeva: "Vogliamo la nostra vita, vogliamo la nostra felicità e per questo basta con i ladri e col FMI", oppure "L'UE non risolve il problema, è il problema". Lo striscione più gettonato era: "La cameriera ha opposto resistenza. E tu?"

In precedenza, sulla piazza erano state erette tre forche, ovviamente dedicate alla "troika" composta da FMI, UE e BCE, i cui rappresentanti si riunivano col governo greco in una stanza che dava proprio sulla piazza. Un sondaggio ha rivelato che un terzo della popolazione si aspetta che avvenga una "rivoluzione", e persino i vescovi ortodossi chiedono una "rivoluzione pacifica".

Con i sindacati che pianificano una serie di scioperi generali in parallelo alla protesta degli "Indignados", i giorni del governo di Papandreu sono contati. Il governo potrebbe cadere anche l'8 giugno, quando presenterà al Parlamento l'accordo con la troika.

Così come gli Indignados spagnoli avevano sollecitato i greci all'azione, quest'ultimi ora sollecitano i francesi e gli italiani con striscioni che dicono: "Silence! Les Français dorment! Ils rêvent de'68, silence!" (Silenzio! I francesi dormono! Sognano il '68 silenzio!") e "Zitti che svegliamo gli italiani".

Anche in Francia si diffondono le manifestazioni di giovani che emulano gli Indignados spagnoli. In Francia si tengono proteste quotidianamente a Parigi, Tolosa, Rennes, Lione e altre città. Come in Grecia e a Madrid, i giovani distribuiscono un volantino di Democrazia Vera che attacca i salvataggi bancari e l'austerità.

Il capo della Deutsche Bank, Josef Ackermann: Too Big Too Fool?

Deutsche Bank, la quarta più grande banca del mondo, ha registrato profitti record di 2,1 miliardi nel primo trimestre, profitti che però esistono solo sulla carta, pronti ad evaporare più in fretta di quanto occorra per pronunciare "insolvenza greca". Allo stesso tempo, la copiosa documentazione contenuta nel rapporto del sen. Levin (cfr. SAS 16, 19/11) ha fornito la base per le inchieste penali su Deutsche Bank a New York e Los Angeles. Gli uffici del Procuratore Generale dello Stato di New York e del District Attorney di Manhattan hanno aperto inchieste su possibile frode compiuta da DB con le cartolarizzazioni immobiliari, e presto potrebbe esserci un rinvio a giudizio. In California, dove DB si è guadagnata il soprannome di "il più grande proprietario di catapecchie dello stato", è stata aperta un'inchiesta sui pignoramenti.

Ma Josef Ackermann, CEO della banca, sembra vivere su un altro pianeta. Ad una "lezione presidenziale" tenutasi a Francoforte il 1 giugno, egli ha sostenuto che la sua banca abbia dimostrato che il "too big to fail" non è un tema. Coloro che, all'inizio della crisi, chiedevano di separare le attività della banca e tornare al sistema di Glass-Steagall, avevano torto: Deutsche Bank ha continuato a crescere e il futuro è roseo, specialmente alla luce delle opportunità offerte dalla nuova bolla della CO2.

A guastare la festa ad Ackermann ci hanno pensato due gentili signore, attiviste del Bueso, il movimento larouchista in Germania. La prima ha chiesto se la Deutsche Bank promuova la deindustrializzazione dato che Caio Koch-Weser, membro del CdA della banca, è anche dirigente della European Climate Foundation che propone esclusivamente energia solare ed eolica. Menzionando le forche erette sulla piazza Syntagma di Atene, l'attivista gli ha chiesto un commento.

La seconda attivista ha contraddetto Ackermann, ricordandogli che Glass-Steagall non appartiene al passato, ma è un tema all'ordine del giorno nel Congresso USA. Ha poi fatto riferimento alle inchieste su Deutsche Bank in America e fatto sobbalzare i presenti (in gran parte appartenenti al mondo finanziario) osservando che la caduta di Strauss-Kahn sta mettendo a repentaglio i salvataggi bancari. Non è meglio che, per evitare il peggio, Deutsche Bank scelga volontariamente di tornare ad una politica industriale?

Ackermann ha improvvisato una difesa, imbastendo una grande menzogna: Glass-Steagall sarebbe inutile, ha detto, perché le "banche universali" non hanno avuto problemi e non hanno avuto bisogno di soldi dello stato.

Che il capo di una delle maggiori banche globali, attualmente sotto inchiesta negli USA, possa farla franca con una tale bugia di fronte ai massimi rappresentanti del mondo finanziario a Francoforte, è un segno dei tempi. Ricordiamo che Phil Angelides, rispondendo ad una domanda su Glass-Steagall al Parlamento Europeo, ha fatto proprio l'esempio di banche universali che una volta erano banche commerciali, come Citibank, che si sono trovate in grande difficoltà a causa delle cartolarizzazioni.

È proprio il caso di dire: Too Big Too Fool, Herr Ackermann.

La politica anti-nucleare tedesca minaccia la stabilità economia mondiale

Quando un capo di governo è costretto a negare in pubblico di voler deindustrializzare la nazione e lo fa con la stessa convinzione di uno studente che giura che i compiti a casa sono stati mangiati dal cane, quel paese è nei guai. Eppure, è quello che ha fatto il Cancelliere Merkel quando, il 3 giugno, il corrispondente di Berlino dell'EIR, Stefan Ossenkopp, ha chiesto ad una conferenza stampa: "Come fisico, lei sa che un aumento della densità nel flusso energetico porta ad un aumento del tasso di produttività nell'economia... molti temono che la sua politica energetica condurrà alla deindustrializzazione. La mia domanda è: Fukushima è stato un pretesto? Il vero scopo è la deindustrializzazione?"

Rispondendo "no", la Merkel ha indicato "sì" quando ha reiterato l'intenzione di staccare l'ultimo reattore nucleare nel 2022. Come ha scritto il presidente del BueSo, Helga Zepp-LaRouche, in una dichiarazione il giorno successivo, la decisione porterà proprio ad un crollo della densità del flusso energetico, e quindi ad "una massiccia riduzione del potenziale industriale tedesco", con drammatiche conseguenze nelle esportazioni di beni industriali che, "in un mondo di fame e povertà significa il genocidio", ha scritto Zepp-LaRouche.

Negli altri paesi, la svolta tedesca ha generato preoccupazioni. Il quotidiano moderato danese Berlingske Tidende ha scritto il 1 giugno che essa avrà "gravi conseguenze per la nazione, per la politica energetica tedesca e per il clima". In Francia, il ministro dell'industria Eric Besson ha fatto notare che chiudendo tutti i reattori nucleari "la Germania renderà l'elettricità più costosa e più inquinante". Già essa costa alle famiglie il doppio che in Francia. Gli esperti del settore energetico francese temono che la Germania non sia più in grado di fornire, attraverso la rete transfrontaliera, i 16 gigawatt annuali che fornisce alla Francia.

Il capo dell'Ente nucleare russo, Sergei Novakov, ha sottolineato in un'intervista a Voice of Russia quanto sarà difficile sostituire il nucleare con fonti cosiddette rinnovabili. Mentre queste potrebbero funzionare per i consumi familiari, sarà impossibile garantire elettricità giorno e notte all'industria, con qualsiasi tempo atmosferico.

Lo stesso giorno la Pravda ha pubblicato un articolo intitolato "La Germania combatte i mulini a vento nucleari", in cui si osserva che il piano tedesco fallirà e si aggiunge che i Verdi sono noti per la loro russofobia, che potrebbe portare a tensioni politiche se Berlino decidesse di cancellare gli accordi a lungo termine per il gas. Inoltre, il quotidiano russo ha messo la Germania sull'avviso, nel caso che Berlino, con l'aiuto di Vienna e Berna, cercasse di convincere altri paesi europei a seguire la stessa rotta.

LaRouche: Obama dovrebbe dimettersi per le dichiarazioni sui disastri naturali

Il Presidente Obama dovrebbe essere processato, come è accaduto per la Commissione Grandi Rischi in Italia (cfr. sotto), ha dichiarato LaRouche il 30 maggio. LaRouche si riferiva a dichiarazioni fatte il giorno precedente da Obama a Joplin, nel Missouri, in coda alla visita alle zone della città distrutte dal tornado.

Obama ha superato se stesso nello sfuggire alle proprie responsabilità dicendo: "Non abbiamo la capacità di dare la risposta. Non possiamo sapere quando scoppierà una tempesta terribile, dove scoppierà o l'entità dei danni che causerà. (…) Controllare queste cose è al di là del nostro potere".

"Il Presidente degli Stati Uniti, nella sua dichiarazione a Joplin", ha dichiarato LaRouche, "ha appena offerto i motivi per essere cacciato per disturbi mentali, o perché ha mentito. Egli sa di aver imposto, con sforzi speciali, la cancellazione dei sistemi con cui potremmo compiere migliori previsioni del tempo. Sono morte persone a causa di ciò".

"Egli ha mentito sulle previsioni, perché è stato lui stesso a cancellare il sistema satellitare. Nei suoi confronti possono essere sollevati gli stessi capi d'accusa della Commissione italiana che aveva escluso un pericolo sismico significativo nella regione abruzzese. Egli ha mentito "su una materia che ha causato la perdita di vite umane a causa delle sue azioni".

LaRouche è indignato per come l'amministrazione Obama stia tagliando i fondi per le infrastrutture, i satelliti meteorologici come pure i fondi per i disastri naturali e gli aiuti ai settori economici colpiti, mentre contemporaneamente sostiene pienamente Wall Street. Egli è tornato sul tema il giorno dopo, prendendosela con politici e banchieri che perseguono una vita di piaceri mentre infliggono sofferenze alla popolazione.

Qualcuno "ha un deficit di sofferenze, non capisce la popolazione che amministra perché non soffre abbastanza per capire come soffra la popolazione a causa di loro. L'economia ha bisogno di un pareggio del bilancio delle sofferenze. Aggiustiamo le cose: chi governa ottiene la possibilità di condividere un po' delle sofferenze che gli sono state finora negate. Un po' di sofferenza per le classi agiate; diamo loro quella deliziosa esperienza in modo che ne traggano qualsivoglia lezione. Forse, con la nuova prospettiva sul dolore, decideranno che la società può essere organizzata diversamente".

Italia: la minaccia del Vesuvio e le lezioni dell'Aquila

La scienziata Margherita Hack è tornata ad ammonire gli italiani che invece di aver paura del nucleare, dovrebbero aver paura del Vesuvio, pronto ad esplodere sulla testa di tre milioni di persone che vivono alle sue pendici e nelle immediate vicinanze. Parlando a margine della presentazione di un programma tv su DeaKids (Sky), che si è tenuto a Trieste il 1 giugno, la nota astrofisica ha detto: "Il referendum è perfettamente inutile. Prima si era fatto un referendum sullonda di Chernobyl, ora se ne fa un altro sullonda del Giappone: è perfettamente inutile perché è ovvio che sarà contro il nucleare, visto questo disastro. Le cose invece andrebbero affrontate razionalmente". Poi ha proseguito: "Se ogni volta che si fa uninnovazione tecnologica ci si tira indietro, si starebbe ancora a vivere nelle caverne. Se poi si va a vedere le statistiche ci sono molti meno incidenti e inquinamento nel nucleare che in altre forme di energia". Secondo lastrofisica "in Italia il pericolo grosso del nucleare siamo noi italiani, perché si ha labitudine di pigliare tutte le cose sotto gamba. Si ha tanta paura del nucleare e poi milioni di abitanti vivono intorno alle falde del Vesuvio, che non è morto, è bello vivo, e se sono decenni che non esplode, il giorno che esploderà sarà un vero disastro. La paura dellatomo è dovuta allignoranza, ma lItalia ha bisogno di questa energia, e anche lincidente in Giappone aiuterà ha concluso con nuove precauzioni".

Recenti studi all'Osservatorio Vesuviano confermano gli avvertimenti della Hack, e indicano che tre milioni di persone sarebbero minacciate da una nuova eruzione del Vesuvio. Lucia Pappalardo e Giuseppe Mastrolorenzo, che hanno studiato l'eruzione detta di Avellino, del 1800 AC, hanno chiesto che la Protezione Civile allarghi la Zona Rossa, che attualmente comprende solo le 600 mila persone che vivono alle pendici del vulcano. I piani della Protezione Civile si basano sullo scenario intermedio, calibrato sull'eruzione del 1631, ma gli scienziati chiedono di reimpostare i piani sulla base dello scenario più credibile, quello, appunto, di una eruzione dalla forza devastante come quella di Avellino o quella famosa del 79 DC, che distrusse Pompei ed Ercolano. Tali eruzioni sono chiamate "pliniane" dal nome di Plinio il Giovane che, come è noto, osservò e descrisse l'eruzione del 79 DC.

"È nostro compito dire alle autorità che devono basare i loro piani su questo scenario", ha detto la dott.ssa Pappalardo in un'intervista all'EIR. Se consideriamo la ciclicità dell'attività vulcanica, è ora di cominciare a preoccuparsi, perché sono trascorsi duemila anni dall'eruzione del 79 DC, che seguì di circa duemila anni quella di Avellino.

È già un'impresa ciclopica evacuare seicentomila persone, figuriamoci tre milioni. Ma occorre trovare il sistema di mettere in sicurezza tutta la popolazione di Napoli e del vicinato, perché le nubi piroclastiche possono devastare il territorio in un raggio di oltre 20 chilometri, ad una velocità di oltre 100 km l'ora. L'altra complicazione è che, mentre in un evento intermedio ci sarebbe tempo tra i primi segnali eruttivi e l'eruzione vera e propria (da uno a tre settimane), nel caso di un evento pliniano questo intervallo si riduce a poche ore.

Occorre dunque approntare misure a più livelli: il ridispiegamento di una parte della popolazione, quella che vive sulle pendici del vulcano; l'evacuazione di un'altra parte, probabilmente quella più esterna; e un sistema di rifugi sotterranei per il resto. Comunque sia, le misure richiedono una mobilitazione finanziaria che è incompatibile con la politica di bilancio dell'UE. Già la rimozione degli insediamenti a rischio richiede la costruzione di intere nuove città, e questo non può essere fatto senza offrire opportunità di lavoro alle famiglie dislocate. Dunque, infrastrutture, investimenti agro-industriali, e tutto il resto. Chi raccoglierà questa sfida? "L'atteggiamento dei politici è il seguente: quando ci sarà l'eruzione, pensano, io non ci sarò più, e se la prenderanno con chi viene dopo di me. Per questo, non fanno niente", ha denunciato la dott.ssa Pappalardo.

Forse ragioni di bilancio hanno determinato anche il fatalismo dell'atteggiamento della Commissione Grandi Rischi nel caso del terremoto dell'Aquila, un atteggiamento ora proseguito dalle autorità giudiziarie. I membri della Commissione dovranno rispondere alle accuse penali per aver diramato una valutazione sbagliata alla vigilia del terremoto del 2009.

Il caso ha fatto e farà discutere a livello internazionale, su 1. Se si possono prevedere i terremoti e 2. Se è il caso che la discussione esca dalle aule scientifiche per entrare in quelle di tribunale.

Intervistato dall'EIR, il prof. Pierfrancesco Biagi, noto ricercatore sui precursori sismici, ha fatto un po' di chiarezza. Contrariamente a quanto sostengono alcuni membri della Commissione, come il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Enzo Boschi, "Il problema della previsione dei terremoti, non è irresolubile; è solo che al momento non è stato ancora del tutto risolto e pianificato. Ma proprio per questo, il prof. Biagi ritiene che la Commissione Grandi Rischi abbia una responsabilità. "Si è riunita il 31 Marzo a L'Aquila e in meno di un'ora ha concluso con un comunicato che diceva (più o meno): la popolazione può stare tranquilla, non c'è alcun pericolo di un forte terremoto. Bene, se i terremoti non sono prevedibili, come dicono, la Commissione ha sbagliato perché di fatto ha fatto una previsione; una previsione di non occorrenza, ma è una previsione!"

Secondo Biagi, la Commissione avrebbe correttamente dovuto dire: "Siamo in presenza di una forte sequenza sismica nell'Aquilano. Le sequenze sismiche sono alquanto comuni in Italia; generalmente tendono gradatamente a scemare di intensità e frequenza col passare del tempo. Alcune volte però sono culminate con un forte evento. Non siamo in grado di dire cosa succederà in questo caso. Comunque esiste uno stato di allerta nella zona e chi può allontanarsi lo faccia. Immediatamente verranno mandati tecnici ad ispezionare la situazione dei vari edifici; eventuali disposizioni di inagibilità verranno emanate".

Chiunque si fosse recato all'Aquila poteva giudicare inagibile la Casa dello Studente solo a guardarla, dice con amarezza lo scienziato dell'Università di Bari.

La ricerca sui precursori sismici mira a ottenere risultati scientifici in grado di poter stabilire con una elevata attendibilità l'imminenza di un evento sismico. Per fare ciò, occorre basarsi su un ventaglio di parametri più ampio possibile, come l'attività elettromagnetica terrestre, nell'atmosfera e nella ionosfera; dati sui movimenti della crosta terrestre, emissioni di gas radon ecc. Solo una correlazione tra questi e altri parametri può fornire una base scientifica, mentre basarsi su un solo parametro, come fece il ricercatore Giampaolo Giuliani nel caso dell'Aquila, è insufficiente e porta a errori scientifici.

"In ogni caso sottolinea Biagi - non è possibile che un singolo individuo vada in televisione o ai giornali e dichiari che ha previsto un terremoto; le assicuro che sarebbe un continuo di notizie perché di pazzi ne esistono tanti.Ogni previsione va fatta da un Ente Governativo".

Come abbiamo già avuto modo di spiegare, la ricerca sui precursori sismici ha fatto enormi passi avanti, purtroppo con zero o quasi finanziamenti pubblici. Questi sono programmi che un giorno potrebbero permetterci di salvare migliaia di vite umane e proteggere la popolazione dalle catastrofi naturali. Non finanziarli è politicamente e, in alcuni casi giuridicamente, criminale.

La nuova epidemia mette a dura prova le strutture sanitarie

L'epidemia di e. coli scoppiata ad Amburgo e nel Nord della Germania ha riportato d'attualità gli avvertimenti lanciati dal movimento di LaRouche molti anni fa: lo smantellamento di cruciali infrastrutture scientifiche e sanitarie, compresi i sistemi di monitoraggio e prevenzione, minaccia di lasciare l'umanità alla mercé di malattie mortali.

Anche in Germania, dove le strutture sanitarie sono tra le migliori del mondo, i tagli e le privatizzazioni hanno fatto sì che gli ospedali del Nord non riescono a far fronte all'emergenza. I casi affetti da HUS (Sindrome Emolitico-Uremica) possono essere curati solo con il cambio completo del sangue e con macchine per la dialisi. Per ora, i posti di cura intensiva sono stati completamente saturati dai 625 casi più acuti di HUS diagnosticati tra gli oltre duemila infetti di e. coli. Si teme che a causa dell'insufficienza dei posti letto, si cominci a scartare i pazienti più anziani.

Grazie ai cinesi, che hanno lavorato assieme alla Clinica dell'Università di Amburgo-Eppendorf, è stato sequenziato il genoma del batterio e sono stati identificati i geni che permettono al batterio di produrre le tossine che entrano nella circolazione sanguigna e producono la sindrome HUS. Sono state rilevate somiglianze tra uno dei due e un batterio scoperto tempo fa in Africa. Se l'ipotesi fosse confermata, essa costituirebbe la prova di una criminale negligenza della comunità internazionale nei confronti dell'Africa, che ha permesso al batterio di avere tutto il tempo necessario alla mutazione. Proprio quello che si temeva due anni fa per i virus della peste aviaria e suina, è accaduto con l'e. coli.

Mentre scriviamo non è ancora nota la fonte dell'epidemia. Mentre si stanno esaminando dei semi di soia prodotti da un'azienda nella Bassa Sassonia, si sospetta anche che il batterio e. coli sia nato in uno dei numerosi impianti di biogas, in cui viene prodotta elettricità dagli escrementi animali e altro materiale organico marcescente.

In ogni caso, l'epidemia si è diffusa rapidamente, uccidendo 21 persone in tre settimane. Ancora una volta, questa epidemia virulenta punta all'urgenza di un programma d'urto per la medicina su scala globale. L'Europa prenda esempio dalla Cina: il Beijing Genomic Institute (BGI) ha la più grande capacità al mondo di sequenziamento del DNA con oltre 180 macchine e oltre 4000 addetti.

Copyright: E.I.R. GmbH Postfach 1611 D-65006 Wiesbaden (Germania) Direzione: Dean Andromidas, Claudio Celani  È vietata la riproduzione totale o parziale e la diffusione di questa newsletter senza l'espresso consenso. Rivolgersi a italert@eirna.com.



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