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Da: Voci Dalla Strada <vocidallastrada@live.it>
A: vitali.giorgio@yahoo.it
Inviato: Venerdì 2 Marzo 2012 10:29
Oggetto: Voci Dalla Strada
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Voci Dalla Strada |
Posted: 02 Mar 2012 12:13 AM PST "Rivelazioni" mediatiche: la NATO ha armato i ribelli libici Dopo aver montato la propaganda della guerra contro la Libia di Muammar Gheddafi, i media mainstream occidentali fingono ora la neutralità "rivelando" fatti che sono già stati oggetto di numerosi reportages della stampa alternativa fin dall'inizio dei combattimenti, lo scorso anno: i paesi della NATO hanno armato l'insurrezione in Libia, garantendone la vittoria e i bombardamenti dell'Alleanza hanno ucciso molti civili. Di Julie Lévesque Il New York Times è il media di riferimento occidentale. Tuttavia il giornale è tristemente noto per aver avuto legami stretti con la CIA. Nell'ottobre del 1977, Carl Bernstein scriveva sul Rolling Stone:
(Carl Bernstein, The CIA And The Media. How America's Most Powerful News Media Worked Hand in Glove with the Central Intelligence Agency and Why the Church Committee Covered It Up, Rolling Stone, 20 ottobre 1977) La propaganda della giornalista del Times, Judith Miller sulle armi di distruzione di massa irachene, punta di diamante della propaganda della guerra contro l'Iraq prima dell'invasione del 2003, costituisce una prova recente della disinformazione veicolata da questo quotidiano di un certo spessore nella sfera mediatica. Nello scorso dicembre, installato il governo fantoccio della NATO in Libia, il New York Times, simulando neutralità giornalistica, aveva "rivelato" quello che aveva ignorato prima della caduta del regime di Gheddafi: "Un numero non specificato di civili vittime di attacchi della NATO in Libia." (C.J. Chivers ed Eric Schmitt, In Strikes on Lybia by NATO, an Unspoken Civilian Toll, New York Times, 17 dicembre 2011.) I bombardamenti della NATO di infrastrutture civili erano già stati documentati da un reportage video del nostro corrispondente in Libia, Mahdi Darius Nazemroaya, quattro mesi prima, nell' agosto 2011: "Non ingannatevi: la NATO ha commesso crimini di guerra in Libia." Una tattica simile a quella del Times è quella della BBC. Essa ha "rivelato" nel gennaio 2012 come le forze speciali britanniche si fossero mescolate ai ribelli libici sul campo nell'ottica di una missione clandestina. In un articolo del 2012 intitolato "La verità sulla missione segreta della Gran Bretagna per sconfiggere Gheddafi", la BBC ha preteso di informarci sul fatto che "forze speciali britanniche sono state dispiegate sul terreno allo scopo di aiutare gli alleati della Gran Bretagna, chiamate Consiglio Nazionale di Transizione o CNT". (Mark Urban, Inside Story of the UK's secret mission to beat Gaddafi, BBC, 19 gennaio 2012.) Dieci mesi prima, il 7 marzo 2011, il Centro di ricerca sulla globalizzazione pubblicava sul suo sito in lingua inglese il testo di Michel Chossudovsky "Insurrection et intervention militaire: Tentative de coup d'Etat des Etats-Unis et de l'OTAN en Lybie?", che indicava la presenza di commandos britannici sul suolo libico. Pubblicato circa un anno dopo, il racconto della BBC è ben lungi dall'essere uno scoop. Anche i media canadesi seguono questa tendenza. Questa settimana, The Gazette, quotidiano di Montreal, ha pubblicato allo stesso modo un articolo più adatto ai manuali di storia che ai titoloni dei giornali, "La guerra segreta della NATO contro Gheddafi", dove ci "informa" che "[ufficialmente] le forze internazionali non avrebbero dovuto prendere parte", ma che "in realtà hanno giocato un ruolo chiave nella vittoria dei ribelli". (David Pugliese, NATO's secret war against Gadhafi, Postmedia News, 21 febbraio 2012.) Basta dare un'occhiata al mese di marzo 2011 nel dossier di Mondialisation.ca sulla "Primavera Araba" per vedere che i media indipendenti avevano pubblicato tali informazioni da molto tempo. Se organizzazioni con budget limitato e reti straniere di rilevanza come Russia Today hanno avuto accesso a queste informazioni cruciali e le hanno pubblicate prima dell'intervento NATO, in che modo istituzioni come la BBC e il New York Times, dotate di risorse considerevoli, le hanno ignorate? La sola spiegazione possibile è che l'abbiano fatto volutamente allo scopo di ingannare l'opinione pubblica. Se queste informazioni fossero state rivelate all'epoca dai media mainstream occidentali, la fabbricazione del consenso verso l'intervento militare della NATO in Libia avrebbe probabilmente fallito. Prima e durante l'intervento della NATO, questi fatti avrebbero danneggiato la propaganda della guerra volta a demonizzare il governo libico e a glorificare l'insurrezione armata e l'intervento "umanitario" della NATO. Pubblicati oggi, non hanno più impatto e non servono che a camuffare la propaganda della guerra simulando obiettività. Lo scopo di questa finta neutralità è di conferire a questi media un'aura di credibilità. Tuttavia una tale tattica di manipolazione dell'opinione pubblica ha, per così dire, degli "effetti collaterali". Questo imbroglio rappresenta una prova concreta della "missione segreta" dei media occidentali dominanti: fare propaganda di guerra combinando censura e manipolazione orwelliana dell'orrore e della virtù, creando un universo manicheo di buoni e cattivi in cui i paesi occidentali, un tempo colonialisti e schiavisti, sono diventati liberatori e salvatori dell'umanità. La realtà è tutta un'altra cosa. Questo atto non è solamente un vero "stupro psichico dei folli" ma anche una palese violazione del diritto internazionale. L'articolo 20 del Patto internazionale sui diritti civili e politici adottato dalle Nazioni Unite nel 1976 afferma: "Ogni propaganda a favore della guerra è vietata per legge." Ora, in Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada o negli altri paesi NATO i media mainstream hanno promosso i ribelli libici e demonizzato Gheddafi senza tenere conto dei fatti disponibili all'epoca e che pubblicano solo oggi, dopo che la NATO ha messo al potere il suo fantoccio. Questo non lascia alcun dubbio, si tratta di propaganda di guerra. Se la NATO è responsabile di crimini di guerra, i media occidentali che veicolano la sua propaganda lo sono altrettanto. Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di Ale Baldelli |
Posted: 01 Mar 2012 01:57 AM PST L'8 luglio 2011, 40 cittadini belgi sono stati trattenuti in Israele all'aeroporto di Tel-Aviv Ben Gourion. Partiti nel quadro della missione internazionale "Bienvenue en Palestine" sono stati portati in un centro di detenzione nel quale sono stati torturati dalle forze di sicurezza israeliane. Due dei partecipanti hanno sporto denuncia per crimini di guerra contro Israele presso il procuratore federale belga. E' nell'immensa sala dell'antico Palazzo di Giustizia di Bruxelles che il loro avvocato, Dott. Sèbastien Courtoy, ci ha ricevuto. In tono fermo e indignato, ha denunciato le condizioni in cui si sono trovati i suoi clienti e punta il dito contro l'inerzia dei nostri politici. Intervista a Mouâd Salhi
Che cosa hanno subito i vostri clienti durante questo viaggio in Israele? Erano stati invitati da associazioni culturali situate in territorio palestinese. Quando sono arrivati all'aeroporto di Tel-Aviv Ben Gourion le forze di sicurezza israeliane li hanno tratti in arresto perché dovevano recarsi in Palestina. Sono stati allora condotti nelle stanze degli interrogatori dove le donne sono state insultate e interrogate con violenza. Quanto agli uomini sono stati picchiati con forza e messi sotto violenti getti di acqua. Le forze di sicurezza israeliane hanno filmato i membri della missione. L'obiettivo era creare delle menzogne mediatiche troncando le immagini dei militanti che rispondono agli attacchi. Sotto un sole cocente i soldati hanno ammassato i 40 attivisti in carri bestiame che erano stati volontariamente privati di mezzi di areazione. Ci dovevano essere 60° lì dentro. Ogni tanto i soldati li intimidivano con i loro Kalashnikov. Gli Israeliani hanno fatto capire loro che se avessero cooperato non gli sarebbe successo nulla. E' necessario ricordare che prima dell'operazione "Benvenuti in Palestina", l'operazione "Freedom flotilla per Gaza" aveva visto la morte di più di nove persone? Tra i volontari, alcune persone di una certa età avevano iniziato a sentirsi male. Hanno richiesto un dottore che non è mai arrivato. I partecipanti sono stati mandati in prigione senza acqua potabile, senza cibo. Fate la prova: se non bevete per tre giorni sotto un sole cocente morite! I soldati li hanno sottoposti ad ogni genere di tortura gridandogli in faccia "Benvenuti in Israele!". Voi attaccate lo Stato di Israele… Sono stato chiamato a difendere molte persone accusate di antisemitismo, di istigazione all'odio razziale nei confronti della comunità ebraica. 20 anni fa avremmo perso tutti questi processi perché erano di tipo politico per definizione e quindi imbattibili. Ma tutti quelli che ho fatto sono stati vinti, tutti! Questo prova che la magistratura belga è imparziale. Ovviamente si prende qualche botta quando si tratta con questo genere di cose. Non ci sono molti avvocati che osano. I membri di "Benvenuti in Palestina" si sono perciò rivolti a me. Non si attacca lo Stato di Israele in quanto tale ma piuttosto si attaccano alcune responsabilità politiche: il Primo Ministro Benjamin Netanyahou, i ministri israeliani dell'Interno e della Difesa Eli Yishaï e Ehud Barak e il Comandante supremo delle Forze Armate, Gabi Ashkenazi. Le vostre denunce hanno una possibilità di successo? Esiste in Belgio una legge sulla giurisdizione universale. Questa persegue gli autori di crimini ovunque siano stati commessi e senza considerare la nazionalità degli autori o delle vittime. Ovviamente, in pratica, questa legge non è applicabile che in certi aspetti. Le autorità europee giustificano le pressioni sulla Siria. Ma quando si tratta dello Stato di Israele, nessuno lo può toccare. Non essendo un giovane intelligente, sto solo applicando quello che i miei maestri mi hanno insegnato all'università. Mi hanno insegnato che la legge è generale ed astratta. Generale perché si applica a tutti. Astratta perché non tiene conto delle caratteristiche degli uni o degli altri. La legge si applica a tutti allo stesso modo. A livello giuridico, abbiamo tutti gli strumenti per perseguire i responsabili israeliani. L'articolo 10 del Codice di procedura penale ci permette di creare un procedimento contro di essi. In questo caso è stato violato un articolo del Codice penale: l'articolo 136 per i crimini di guerra. Ora la questione è sapere se si ha il coraggio di sostenere una tale causa. Bisogna trovare un magistrato coraggioso che possa prendere in considerazione la nostra denuncia. E quando si troverà, si dovrà ottenere un mandato di arresto. A parte Benjamin Netanyahou, che beneficia di una immunità dai procedimenti giudiziari, tutti gli imputati possono essere giudicati non appena escono dai confini israeliani. Potrebbero essere estradati in Belgio. I politici belgi sono in prima linea? I nostri politici hanno dato prova di vigliaccheria perché non si sono preoccupati della sorte di alcuni dei nostri connazionali. Yves Leterme, che è stato nostro Primo Ministro, non ha richiamato il suo Ambasciatore, non è andato sul posto e non ha espresso il suo più vivo malcontento. Che cosa ha fatto invece? E' andato a mangiare dalle mani di Netanyahu. Come si può spiegare l'inerzia dei nostri politici verso questo caso? Quando si tratta di un africano, lo si trascina in tribunale per metterlo in galera. Ma quando si tratta di un Israeliano, gli si stringe la mano e si tace in ogni lingua. Nell'immaginario collettivo occidentale plasmato dai media ho sempre capito che Gheddafi martirizzava il suo popolo e che si poteva imprigionare. Si pilota l'opinione per cui quegli uomini si possono andare a ricercare. Per esempio, perché il Belgio fa la guerra in Afghanistan? Gli Afghani non ci hanno fatto nulla ma questo fatto lo si trova normale. Per contro, quando si tratta di dire "Sig. Netanyahou, non siamo contenti che avete torturato i nostri concittadini", nessuno osa dirlo! La vostra attività vi attira delle minacce? Sono stato chiamato a difendere un sacco di persone che erano accusate di antisemitismo e negazionismo. Sono stato accusato di antisemitismo da alcuni e minacciato di morte. Sono state presentate denunce affinché fossi radiato dall'ordine degli avvocati. Sono i rischi del mestiere! Ci sarà una nuova missione "Benvenuti in Palestina" in aprile. Ma i vostri clienti sono stati banditi da Israele per dieci anni… In Israele non hanno mai avuto diritto all'assistenza di un legale, in violazione di tutte le convenzioni internazionali tra cui la Convenzione di Ginevra. Ma si sa fin troppo bene che Israele non rispetta il diritto internazionale. La sentenza che impedisce ai miei clienti di rimanere in Israele non è valida perché viola delle convenzioni internazionali. Tuttavia essi non sono stati informati dall'ambasciata riguardo a questa "interdizione territoriale". Non lo sono. Quando ritorneranno in Israele avranno diritto stavolta ad un processo equo. Si dice sempre che Israele è la sola democrazia del Medio Oriente. Che lo dimostri! |
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