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mercoledì 31 marzo 2010

R: pasqua...ANALISI MOLTO PROFONDA, con alcune aggiunte ( mie!)

QUESTA ANALISI NON FA UNA PIEGA, ED ANZI DOVREBBE ESSERE PRESA DI RIFERIMENTO ( PER QUANTO, IN QUESTO PAESE, SI POSSA FARE QUALCOSA DI NON ARLECCHINESCO.) Alcune aggiunte comunque devono essere fatte.La prima riguarda l'aspetto secessionistico del Nord. Secondo la mia opinione, tale secessione avverrà comunque indipendentemente dalla scintilla di carattere economico che ne determinerà l'accelerazione. Si tratta di PROCESSI NATURALI, COME QUELLO DI UNIFICAZIONE NAZIONALE CHE TROVò ITALIA E GERMANIA ULTIME IN QUESTA FASE. Ma, mentre il processo tedesco ebbe in Bismark il facilitatore, in una visione equilibrata e rispettosa dei relativi diritti di cittadinanza, in Italia abbiamo avuto, da parte quasi esclusivamente piemontese, un'operazione di tipo neocolonialista che, peggiorando le cose, ha determinato in maniera essenziale la nascita e lo sviluppo della mentalità mafiosa ( nata soprattutto come autodifesa delle popolazioni del Sud. ) Tale mentalità swi è RADICATA in quanto dimostratasi vincente. IL SECONDO PASSAGGIO è avvenuto con l'insediamento da parte degli Angloamericani di esponenti mafiosi come controllori della portaerei mediterranea, dei flussi  per il canale di Suez, in ultima analisi dei paesi rivieraschi del Mare ( pseudo) Nostrum. Pertanto, la mentalità mafiosa e la propensione agli accordi sottobanco del potere cosiddetto "centrale" con i potentati mafiosi NON sono soltanto elementi sociopolitici strutturali, ma tengono conto anche del fatto che attraverso il potere mafioso del Sud passano flussi monetari ingenti accompagnati da "ordini di servizio" ai quali, almeno per il momento, non si può dire di NO. Tutto cambierebbe naturalmente SE, con una maggiore autonomia europea ( meglio: eurasiatica)  ci fosse un allontanamento di tutto il continente ( centralizzato peraltro sulla terraferma ) dal potere atlantico ( nell' accezione geopolitica del termine.) Questo potrebbe avvenire spontaneamente qualora il processo di unificazione europea e l'attrazione magnetica del centro nevralgico d'Europa agisse con maggior forza sulle regioni dell' arco alpino, ricostituendo quella che è stata la naturale configurazione politica dell'Italia durante millenni.  ( A mio modesto avviso, la nascita delle Nazioni ha smembrato l' Europa così come non è dificile ipotizzare che la nascita di un'Europa d'impostazione carolingia è destinata a smembrare le Nazioni, il processo peraltro è già iniziato da tempo.)
INFINE, OCCORRE VALUTARE IN TERMINI GEOPOLITICI I PROGETTI DI MEGAOPERE PROGRAMMATE DAL GOVERNO BERLUSCONI. La TAV ed il passante di Mestre, con la conseguente "riabilitazione" della Romea, tenuta finora in pessime condizioni per ragioni strategiche, comporterebbe un ulteriore legame nei confronti dell'Europa, senza contare che l' aggancio alla ferrovia che dalla Francia, unendosi a quella che proviene dalla Turchia, arriva a Pechino, costituirebbe una spinta fondamentale allo sviluppo di Eurasia. UNA ULTERIORE VALUTAZIONE DEVE ESSERE FATTA, escludendo gli aspetti puramente economico-clientelari per il momento, al Ponte sullo Stretto, che potrebbe agire in termini sociopsicologici sulle popolazioni più direttamente interessate. GIORGIO VITALI

--- Mer 31/3/10, Avv. Marco Della Luna <mdlcons@tin.it> ha scritto:

Da: Avv. Marco Della Luna <mdlcons@tin.it>
Oggetto: R: pasqua
A: "'fabrizio belloni'" <fabriziobelloni@yahoo.it>, "'Alberto Ferrario'" <agferrario@virgilio.it>, "'Alessandro Colautti'" <colautti@libero.it>, "'Alessandro Patelli'" <alpatel@tin.it>, "'alvise fedrigo'" <io@alvin.it>, "'Andrej Miska'" <andrej.miska@komunala-ng.si>, "'Angelo Cauter'" <popoloditalia@yahoo.it>, "'Ansa trieste'" <ansa.trieste@ansanet.it>, "'antonella pozzuolo'" <antonella.pozzuolo@tiscali.it>, "'Antonio Pantano'" <pant.antonio@tiscali.it>, "'argo fedrigo'" <argofedrigo@yahoo.it>, "'associazione cattolica'" <associazione_torre@yahoo.it>, "'astrid.paolo'" <astrid.paolo@virgilio.it>, "'Avv. Marco Della Luna'" <m.dellaluna@tin.it>, "'Bou Konate'" <konate@virgilio.it>, "'canaleitalia testata'" <notizieoggi@canaleitalia.it>, "'carlo minetti'" <c.minetti@ecodeco.it>, "'Caroline Vezzani Abbiati Bodini'" <sara.bodini@gmail.com>, "'Casa Pound Milano'" <CasaPoundMilano@hotmail.it>, "'centrostudi cattolico'" <centrostudi.federici@tiscali.it>, "'Chiara Pistarino'" <c.pistarino@ecodeco.it>, "'Claudio Gatta'" <c.gatta@ecodeco.it>, "'dario rolih'" <dario.rolih@komunala-ng.si>, "'david ciacchi'" <david.ciacchi@aden.si>, "'di Gregorio fratelli'" <info@gazzerosse.it>, "'Diego Volpe-Pasini'" <diego@volpepasini.org>, "'Elena Maggioni'" <e.maggioni@ecodeco.it>, "'Enzo Boncompagni'" <dr.enzomail@tin.it>, "'Etta Carignani'" <etta@ettacarignani.interwear.it>, "'Fabrizio Agustoni'" <f.agustoni@ecodeco.it>, "'federico pozzuolo'" <federico_ita@hotmail.it>, "'Filippo Giannini'" <filip.giannini@tiscali.it>, "'francesca menchini'" <menchinifrancesca@hotmail.com>, "'Francesco Petrino'" <presidente@snarp.com>, "'Franco Freda'" <info@libreriaar.191.it>, "'Gabriele Vecchi'" <g.vecchi@ecodeco.it>, "'Gabriella Di Marzio'" <relazioniesterne@ecodeco.it>, "'Gaspare Buscemi'" <gbuscemi@gasparebuscemi.com>, "'Giacomoni Paolo'" <paologiac@gmail.com>, "'Giancarlo Pagliarini'" <giancarlo.pagliarini@fastwebnet.it>, "'Gianfranco Carbone'" <carbone@spin.it>, "'Gianfranco Gambassini'" <loriga1@alice.it>, "'Gianluca Versace'" <gianversace@virgilio.it>, "'Gianni Usberghi'" <klausberger44@libero.it>, "'Giorgio Bernardini'" <albstudi@tiscali.it>, "'giorgio erede'" <giorgio.erede@libero.it>, "'Giorgio Ret'" <sindaco@com-duino-aurisina.regione.fvg.it>, "'Giorgio Vitali'" <vitali.giorgio@yahoo.it>, "'Giovanni Cervesi'" <studiogcervesi@libero.it>, "'Giovanni Ferrero'" <ferrerogiovanni@tiscali.it>, "'gruppo cattolico'" <info@cattolicesimo.com>, "'guglielmo lolli ghetti'" <guglielmo@lollighetti.it>, "'khadidja konate'" <khadidja.konate@hotmail.com>, "'Laura Galimberti'" <arual@fastwebnet.it>, "'lino vattovani'" <lino.vattovani@agirenet.com>, "'lista per trieste'" <listapertrieste@alice.it>, "'Livio Bernot'" <studiolegalebernot@libero.it>, "'Luciano VISINTIN'" <info@webset.it>, "'Marcello Vicini'" <triestinfly@virgilio.it>, "'Massimiliano Fedriga'" <massimiliano@fedriga.com>, "'Massimo Erede'" <massimo.erede@tiscali.it>, "'massimo introvigne'" <massimo.introvigne@fastwebnet.it>, "'michela bertolini'" <michela7118@hotmail.com>, "'Nicoletta Forcheri'" <forcheri@alice.it>, "'Padre Abrahmowicz Floriano'" <donfloriano@sanpiox.it>, "'Paolo Crosa'" <paolocrosa@virgilio.it>, "'Paolo Dal Maso'" <dalmaso@acegas.ts.it>, "'paolo del sal'" <delsal@alfa-immobiliare.com>, "'paolo fontana'" <paolo.astrid@libero.it>, "'Paolo Giacomoni'" <paologiac@fastmail.fm>, "'paolo mieli'" <paolo.mieli@rcs.it>, "'Paolo Petiziol'" <presidente@mitteleuropa.it>, "'Peter Lorenzi'" <peter.lorenzi@gmail.com>, "'rosanna sapori'" <rosannasapori@libero.it>, "'Sabrina Nannucci'" <piccolananni@yahoo.it>, "'Savina Piccoli'" <Savina.Piccoli@ater.trieste.it>, "'Savino Frigiola'" <s.frigiola@virgilio.it>, "'Sergio Testa'" <s.testa@ecodeco.it>, "'Telequattro'" <redazione@telequattro.it>, "'testata rai'" <zapping@rai.it>, "'Uberto Fortuna Drossi'" <u.fortuna@tin.it>, "'veneto front skinheads'" <vfs@libero.it>, "'Vito Monaco'" <monaco@canaleitalia.it>, "'Viviana Socrate'" <vsocrate@acegas-aps.it>, "'Walter'" <walterimpianti@virgilio.it>, "'Zulya'" <zulyalfa@hotmail.it>
Data: Mercoledì 31 marzo 2010, 19:44

LA META DEL DECLINO ITALIANO

 

Da quasi venti anni l'Italia sta costantemente perdendo produttività rispetto anche ai partners comunitari nonché quote del mercato internazionale. Peggiorano la qualità della "giustizia" (156esima per qualità al mondo), dell'insegnamento, della pubblica amministrazione in generale, cala la capacità di ricerca e innovazione e gli investimenti stranieri. Aumentano debito pubblico e tasse. Peggiorano la bilancia dei pagamenti e l'occupazione. Tutto ciò rende le imprese ancora meno competitive e allontana i capitali stranieri. Non si sono avute inversioni di tendenza. Quindi la direzione stabile è questa: impoverimento, minore reddito, minore capacità di esportare (meno 24% nel 2009), di sostenere il debito interno, di pareggiare la bilancia dei pagamenti, di modernizzare. Dato che ciò va avanti da circa vent'anni senza inversioni di tendenza nonostante le diverse maggioranze politiche avutesi nel periodo e i molti preannunzi di incisive riforme, è chiaro che si tratta di un processo dovuto a fattori strutturali, non contingenti, che non vengono rimossi, e su cui non hanno effetto quelli che sono presentati come interventi di razionalizzazione, di risparmio, di controllo, di manovra sui conti pubblici, di stimolo, quali quelli che si discutono e talora si attuano da parte della dirigenza politica. Infatti ne sono stati fatti molti senza che la tendenza si sia modificata. Neanche dall'entrata nell'Euro. Anzi…

Il recente saggio di Luca Ricolfi, titolato "Il Sacco del Nord", ci aiuta a capire le cause strutturali di questo declino come tutt'uno con un'altra e ben più inveterata costante italiana: da 60 anni si fanno interventi di spesa e incentivi per sollevare il Mezzogiorno rispetto al Settentrione, senza alcun risultato positivo. Il Mezzogiorno, anziché avvicinarsi, scende sempre più in basso, nonostante che gli interventi e la spesa continuino. L'idea alla base delle politiche meridionaliste era quella di trasferire ricchezza dal Nord al Sud per un limitato periodo di tempo, al fine di finanziare e sostenere lo sviluppo del Sud e mettere il Sud in grado di sostenersi da solo (così ha fatto la Germania col suo Est ex comunista). A quel punto, il Sud non avrebbe più avuto bisogno di aiuti (in circa 20 anni questo piano è stato attuato, ed è sostanzialmente riuscito, dalla Germania per assimilare e perequare la DDR). Per contro, nella realtà, dopo 60 anni di aiuti, il Sud non solo non è in grado di sostenersi da solo, non solo non si è avvicinato al Nord, ma addirittura si è ulteriormente indebolito, ha sempre più bisogno di aiuti, e il divario rispetto al Nord aumenta anche se si mantengono gli aiuti. Al contempo, ancora più forte è divenuta la criminalità organizzata e la sua commistione con la politica. Per erogare i medesimi servizi (ovviamente però di qualità inferiore), per esempio, la Regione Sicilia ha un costo sestuplo della Regione Lombardia.  Il tasso di spreco/ruberia in Sicilia è circa il 55%, in Lombardia circa il 5%. Gli aiuti sono andati complessivamente a rafforzare la locale partitocrazia a forte componente mafiosa e a consentirle di estendere il proprio dominio sul sistema-paese.

Il saggio di Ricolfi conferma quanto scrivevo due anni fa a pag. 34 del mio Basta con questa Italia!, e che da ancor prima si sapeva, ma si teneva sotto il tappeto:

-La classe politica italiana, nel suo complesso, tra una cospicua rendita e mezzi per mantenersi al potere mantenendo il Sud nell'arretratezza, quindi nel bisogno, così da giustificare forti trasferimenti perequativi dalla Lombardia e dal Veneto (e in minor misura da Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Marche), che usa appunto per arricchirsi e per mantenersi al potere;

-Nell'intercettazione delle risorse pubbliche è particolarmente attiva la criminalità organizzata, la quale è dominante in un numero tale di collegi elettorali, che nessuna maggioranza parlamentare o locale può reggersi, se non cxxxxxxxx con essa;

-La raccolta del consenso e delle sponsorizzazioni avviene estesamente attraverso spartizione illeciti di privilegi (voti clientelari, voti di scambio, corruzione), sicché i meccanismi di legittimazione democratica sono in opposizione con la legalità (ci si legittima violando la legge);

-La funzione giurisdizionale non costituisce un ostacolo, perché ricoperta di privilegi, ampiamente cointeressata, e qualitativamente al livello dell'Africa Nera (156a al mondo per qualità);

-Nessun potere giudiziario, del resto, avrebbe efficaci strumenti di fronte a un'illegalità sistemica (i giudici possono tutelare la legalità solo se l'illegalità è l'eccezione, non se è la regola, il metodo generalmente praticato, cioè la vera legge; e leggi ufficiali dello Stato italiano sono lontanissime dalle leggi reali del sistema di potere italiano, incluso il potere giudiziario. Doppia legalità;

-In ogni caso, ciò che i giudici tutelano è sempre la legge, l'ordinamento reale del sistema di potere, che coincida o non con la legge ufficiale; lo tutelano applicandolo nei fatti seppur rivestito di forme accettabili, di legittimità ufficiale; questa operazione di rivestimento, ai magistrati italiani, riesce sempre meno bene;

-La competizione per il potere tra i partiti politici è vinta da quei soggetti che riescono a raccogliere e distribuire più risorse (spesa pubblica, privatizzazione, creazione di mono/oligopoli, appalti) per remunerare i loro sostenitori, grandi e piccoli (la solidarietà non funziona perché chi maneggia i soldi della solidarietà li usa per sé, per il suo clan, per i suoi sostenitori e li adopera per restare al potere).

 

Questo meccanismo si è venuto rafforzando e stabilizzando attraverso anche la campagna Mani Pulite. La sua stabilità è dovuta a precisi fattori:

-E' semplice e facile da mandare avanti (idiot-safe, Idioten-sicher, a prova di idiota): non richiede competenze e capacità di governo e direzione (bastano capacità delinquenziali); può quindi essere gestito e fatto rendere anche da una classe dirigente impreparata, e selezionata in base a qualità antisociali, quale è quella italiana;

-Nel breve-medio termine è in grado di garantire rendite e privilegi che continuano anche mentre produce il declino dell'intero sistema-paese e lo avvia alla povertà nel lungo termine (ma si sa che, mentre i profitti di un meccanismo continuano nel presente, la prevedibilità di un disastro nel lungo termine non modifica i comportamenti degli operatori);

-Non sono disponibili meccanismi alternativi, virtuosi, redditizi e al contempo gestibili da una classe dirigente come la nostra;

-La classe politica del Sud dipende, per mantenere potere e rendite, dalla possibilità di scaricare sul Nord i costi delle inefficienze, delle disfunzioni, delle distrazioni che essa produce (se il Sud non potesse operare questo scarico, dovrebbe fare i conti con se stesso e le proprie distorsioni, e sarebbe costretto a cambiare per sopravvivere);

-In quest'ottica, che esclude la possibilità pratica un risanamento o una correzione del sistema-paese, gli operatori politici non possono razionalmente porsi obiettivi di lungo termine e di efficienza del sistema; l'unico obiettivo razionale per loro è arraffare il più possibile dalla nave che sta affondando, e trasferirlo al sicuro; ed è in questa logica che, come constatiamo quotidianamente, stanno sempre più operando. Pertanto, non può avvenire che la politica italiana progetti o tenti di correggere il sistema. Al contrario, più esso si deteriora, più la classe politica sarà motivata ad agire con logiche di breve termine e per far cassa. Quindi, nei prossimi tempi, avremo sicuramente un peggioramento della gestione del paese. Grandi ricorsi a norme in deroga per lanciare grandi opere inutili ma redditizie nel breve, grandi appalti pubblici a società di amici, grandi saccheggi del territorio, sono inevitabili e già in corso.

 

Per tutte le suddette cause, il meccanismo di produzione di potere e rendita per la classe dirigente, e di impoverimento del Paese, ma efficacissimo per i suoi gestori, è continuato nonostante i suoi fallimenti, nonostante la sua nocività e rovinosità, che oramai si manifestano visibilmente e fanno prevedere il peggio. E' continuato e continua anche oggi, immutato, come i continui scandali dimostrano. L'illegalità, la corruzione, non sono accidenti, errori di percorso, della politica, ma il metodo e lo scopo con cui si fa politica e si va avanti in politica. Si fa politica per intercettare la spesa pubblica; senza le risorse prelevate da questa, non si vince nella competizione per il potere.

Per capire meglio dove questo meccanismo stia portando l'Italia, dobbiamo considerare il fatto che esso sta, come dice Ricolfi, "spoliando" le regioni trainanti, quelle competitive a livello mondiale, ossia (soprattutto) Lombardia e Veneto, per mantenere le regioni più improduttive. "Spoliare" significa non solo "sfruttare", ma spremere tanto da togliere anche le risorse necessarie per il mantenimento dell'efficienza produttiva, per gli investimenti, le innovazioni, le infrastrutture. Con la conseguenza che anche Lombardia e Veneto da anni oramai perdono colpi (è in corso una moria di imprese, un dilagare delle insolvenze, e le infrastrutture stanno deteriorandosi, strade in testa, per omessa manutenzione), e per tale ragione il sistema-paese arretra sempre più rispetto agli altri paesi comunitari e rispetto a tutto il mondo. Da parte dello Stato italiano, Lombardi e Veneti sono sottoposti a uno sfruttamento coloniale, che per giunta impone loro di divenire, gradualmente, una zona arretrata come il Sud, ma senza più l'assistenza di cui ora il Sud, grazie ai loro soldi, sta godendo. Sicuramente, non tutta la classe politica del Sud è mafiosa. Ma tutta la classe politica del Sud dipende dalla gestione mafiosa delle risorse pubbliche e dall'azione mafiosa in parlamento, per restare al potere e nelle sue posizioni di rendita e di consenso. E ogni maggioranza parlamentare dipende dal voto dei politici meridionali. Lo Stato italiano unitario, in ragione della struttura del suo ordinamento reale, delle sue suddette dipendenze mafiose, è, e non può non essere, uno Stato-mafia, nel senso peggiore del termine, che non è quello delle lupare, ma quello del blocco dello sviluppo, della controllo attraverso la sclerotizzazione, dell'incapacità a fare altro che estorcere denaro a chi produce, del non avere cura del domani. Alla luce di questa dipendenza delle maggioranze dai voti di mafia, appare risibile o ipocrita colo che, dopo il successo della Lega Nord nelle elezioni amministrative di ieri, denunciano il rischio della dipendenza della (presente) maggioranza da una  forza, come la Lega, radicata solo in una parte del territorio nazionale (il Nord). A quei signori sta forse invece bene la dipendenza di ogni possibile maggioranza dai voti di mafia, l'organizzazione radicata nell'altra parte del territorio?  O più semplicemente paventano che la Lega possa ora intervenire per salvare il Nord dalla spoliazione e rompere così la macchina del potere e del guadagno facili?

 

Del resto, come sta dimostrando il caso della Grecia rispetto all'Euro, aree geografiche con grandi diversità tra di loro in fatto di produttività e competitività non riescono a mantenere una moneta comune, perché le aree a bassa produttività e competitività hanno necessità di svalutare per poter continuare ad esportare e non entrare in recessione, la quale comporta minori entrate quindi crescenti difficoltà nel pagare gli interessi sul debito (pubblico e privato), disoccupazione, fine del welfare, etc. L'Italia, prima dell'Euro, restava competitiva in quanto, ricorrentemente, svalutava la Lira. Oggi non lo può fare. Ma non può nemmeno rendersi più competitiva attraverso investimenti in innovazione infrastrutture, perché il meccanismo del potere nello Stato italiano, come dianzi spiegato, assorbe per altri fini le risorse necessarie e si oppone all'ammodernamento siccome destabilizzante per i privilegi consolidati sul cui consenso di reggono gli equilibri politici. Inoltre, la classe politica italiana non ha la competenza necessaria per un ammodernamento. Quindi l'Italia continua da sessant'anni a sprecare denaro nel Sud a danno nel Nord e del Sud stesso (il quale, potendo scaricare i costi delle proprie disfunzionalità sul Nord, può evitare di fare i conti con esse e a correggerle); e da quasi venti anni continua, stabilmente, a perdere quote di mercato; è pertanto in una recessione strutturale, salvo quanto diremo presto. Attualmente lo Stato toglie al Nord, ogni anno, circa 50,6 miliardi netti, pari a circa il 7% del pil del Nord, se si applica un criterio totalmente solidaristico (ossia, che la spesa pubblica pro capite sia eguale per tutte le regioni); oppure 83,5 miliardi, se si applica un criterio totalmente responsabilistico (ossia, ogni regione spende i suoi redditi). Le cose si fanno ancora più gravi, se si considera che nel Nord ci sono tre regioni passive (Liguria, Val d'Aosta e Trentino-Alto Adige). I più saccheggiati sono i Veneti con 7,7 miliardi su 4,5 milioni di abitanti.

 

La suddetta assenza di alternative praticabili a questo meccanismo di potere rende pressoché certo che questo processo di impoverimento e arretramento continui (così la pensa anche Luca Ricolfi), e, proseguo io, che continui fino a che non intervenga un crollo strutturale, un evento di rottura, quale potrebbe essere l'espulsione o l'uscita dall'Euro, come proposto dal Cancelliere Merkel per la Grecia. Oppure un piano di "aiuti" finanziari da parte di un costituendo Fondo Monetario Europeo, però condizionati a riforme durissime, al pagamento di onerosi interessi, e alla perdita del diritto di voto in ambito comunitario – sulla linea avanzata dal ministro tedesco delle finanze sig.ra Schäuble, sempre per la Grecia. Questo equivarrebbe a un commissariamento dello Stato greco o italiano da parte della finanza comunitaria e della BCE, che è sostanzialmente privata nella gestione. All'asservimento di (lavoratori e consumatori) Greci e Italiani agli interessi, sovente contrapposti, delle nazioni forti nell'UE. E a un brusco peggioramento delle condizioni di vita, in termini di taglio della spesa pubblica e degli stipendi, nonché di inasprimenti fiscali. O di cessione di beni, risorse, imprese pubbliche a soggetti finanziari privati. In sostanza, sarebbe un'operazione di ulteriore spoliazione, di alienazione del lavoro e del risparmio non più di una regione da parte di uno Stato centrale per conto di una casta, ma di intere popolazioni nazionali da parte di potentati finanziari sovranazionali operanti attraverso organismi comunitari e paracomunitari come la BCE.

 

Quali scelte può razionalmente fare il cittadino che non partecipi di rilevanti benefici dipendenti dal meccanismo di potere italiano? Lottare per cambiare il sistema? E' irrealistico, irragionevole, perché il sistema va bene così a chi lo ha in mano, e dispone di ampi mezzi, dall'oligopolio mediatico alle forze dell'ordine, per preservarsi. Ingegnarsi per trovare, nella propria attività produttiva, soluzioni volta per volta alle difficoltà commerciali, tributarie, recessive, infrastrutturali? E' come arrampicarsi sempre più in alto sull'albero di una nave che affonda per rinviare l'inevitabile annegamento. L'unica opzione razionale per chi è ancora abbastanza giovane, come pure per chi ha risorse sufficienti per vivere di rendita (e non vuole ritrovarsele una mattina svalutate da un'uscita dall'Euro o ipertassate per restare nell'Euro), è l'emigrazione verso un paese efficiente, con un trend di sviluppo e innovazione. Esportando i capitali. La scelta è ampia, per fortuna. La fuga di capitali, di imprenditori e di cervelli dall'Italia è già da tempo in atto. Il regime italiano ne ha beneficio, perché la gente capace e scontenta è sempre una minaccia per un regime inefficiente.

 

In questo scenario, non si può peraltro escludere, a seguito di un prevedibile tracollo economico, un sollevamento indipendentista delle regioni "spoliate" del Nord, le quali hanno stretto, grazie anche alle competenze delle regioni nei rapporti internazionali, una fitta rete di accordi economici, amministrativi e culturali con le regioni europee confinanti. L'opzione funzionalmente più razionale e benefica per tutti, nel medio termine, sarebbe  separare il Nord dal Sud, come si separò la Cechia dalla Slovacchia, in ragione delle oggettive diversità di bisogni di queste due aree. Il Nord resterebbe nell'Euro e concorrerebbe efficacemente con le altre aree economiche evolute, libero dal saccheggio attuale. Il Sud, comprensivo del Lazio, si darebbe una valuta propria, svalutata rispetto all'Euro, quindi ridiverrebbe competitivo col suo turismo e le sue esportazioni. Riceverebbe fondi perequativi sotto la sorveglianza dell'Unione Europea. E sarebbe costretto a fare i conti, dopo un secolo circa, con la sua aberrante e retrograda struttura di potere mafiosa – o eliminandola (improbabile) oppure istituzionalizzandola, cioè mettendola in condizione di rendersi visibile e di doversi assumere responsabilità politiche, senza più poterle scaricare su teste di paglia istituzionali e sulle regioni produttive. Il che la costringerebbe ad evolversi in una forma meno maligna. A imparare a produrre funzionalità, servizi, beni, anziché limitarsi a prendere quelli prodotti da altri. Parimenti, non avrebbe più spazio quella mentalità, ora potente, che percepisce che il guadagno ottenuto con l'inganno valga il doppio di quello guadagnato lealmente, e che quello guadagnato con l'estorsione valga il quadruplo. In effetti, se consideriamo tutte le predette cause della recessione italiana, dovremo riconoscere che essa non è soltanto una recessione strutturale, bensì una recessione essenziale, connaturale, cioè derivante dalla stessa natura e composizione del paese, dell'Italia unificata.

 

Però l'establishment politico-istituzionale italiano non può che opporsi a soluzioni del suddetto tipo (come pure all'attuazione di un vero federalismo), perché esso si regge e si arricchisce sul sistema presente, sullo sfruttamento del Nord, ma anche perché ha adottato il modello e la cultura meridionali di potere, e perché non ha la competenza, la cultura, per gestire la cosa pubblica diversamente, ossia in un modo tecnicamente valido, e ha costruito una fortissima burocrazia che ha una mentalità aliena dal confronto coi problemi reali. In senso assolutamente contrario ad ogni aspirazione indipendentista, ed evocando la sacralità dell'unità d'Italia per precludere una pericolosa discussione realistica e pragmatica del problema, si è espresso anche recentemente il Presidente Napolitano. Se non è possibile innalzare il Sud al livello del Nord, è invece ben possibile abbassare il Nord al livello del Sud, assimilare il Nord al Sud, e così ricomporre la divisione tra le due aree del Paese: è facilissimo, basta continuare come già si sta facendo da decenni. Questa è l'unica via praticabile. Napolitano ha espressamente ammonito che le regioni avanzate non pensino a soluzioni separate dal Sud. Dato che un'area a bassa efficienza e produttività, come il Sud, non può sostenere la condivisione di una valuta forte con aree ad alta produttività ed efficienza, come il Nord; e dato che in 60 anni di aiuti la produttività e l'efficienza del Sud non si sono pareggiate a quelle del Nord, ma sono calate; e dato infine che il ceto politico italiano non sa fare altro che ciò che sta facendo ora – dato tutto ciò, è chiaro l'unica via praticabile per tenere insieme l'Italia è appunto pareggiare, assimilare il Nord al Sud, spoliando il Nord, come si sta facendo, fino a ridurlo all'arretratezza del Sud, e formare un paese omogeneamente arretrato, come la Grecia. Omogeneo nell'arretratezza, quindi unito. In questo senso ha ragione Tremonti quando dice che il modello economico dei Bersani (ma non solo di Bersani, ovviamente) è la Grecia. Come rappresentante dell'unità d'Italia (art. 87 Cost.), nonché come eletto della classe politica italiana, il Presidente della Repubblica italiana ha il dovere giuridico di sostenere, imporre, portare avanti questa opzione.

Però bisogna vedere come si pronunceranno la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo  e la Corte dell'Aja di fronte a ricorsi con cui esponenti dei popoli del Nord, basandosi anche sul Trattato di Lisbona, denuncino, dati econometrici alla mano, di essere popoli, minoranze, oppresse e "spoliate" colonialmente da uno Stato caratterizzato di bassissima legalità (in ambito sia civile che pubblico), determinante presenza criminale nelle istituzioni, forte e stabile tendenza involutiva verso modelli e livelli nordafricani, e altresì da una sistematica violazione della Carta dei Diritti dell'Uomo.

 

Mantova, 31.03.10

Marco Della Luna

Autore di Euroschiavi, Neuroschiavi, La Moneta Copernicana, Basta con questa Italia, Oligarchia per Popoli Superflui, Polli da Spennare.

 

 

 

 

 

 

Da: fabrizio belloni [mailto:fabriziobelloni@yahoo.it]
Inviato: mercoledì 31 marzo 2010 18.59
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Oggetto: pasqua

 

Si fanno le feste di Pasqua. Due giorni di solito deludenti, nei quali ci si "deve" abbuffare, fare code interminabili per prendere la stessa pioggia o lo stesso sole che si godono a casa, soportare spesso obbligatori parenti da cui non si aspetta altro che il commiato, e nei quali si rimastica una -falsa- nostalgia dei bei tempi andati.

Nient'altro che consumismo sfrenato, nella follia che la gioia momentanea possa sostituire la felicità. Che poi anche la gioia momentanea altro non è se non illusione sensoriale, ingigantita dal nostro bisogno di gratificazione.

I preti ci sguazzano, loro sì: è la festa che tiene in piedi da duemila anni il loro castelo di mistero e dogma. Se non ci fosse stata la cosiddetta resurrezione, tutto il loro castello del potere si sfarinerebbe come sabbia sotto l'attacco del ghibli.

Chi se la cava è chi ci mette del proprio: la moglie, i figli, la grigliata in famiglia.... ove la cosa bella sono gli affetti, non la grigliata. Quella passa.

Comunque, onde non aggiungere malanimo alla realtà mediatica che ci circonda, per una volta evito di sparare le mie cattiverie, ed auguro a tutti, amici, conoscenti, e chiunque legga, auguri sinceri di non abboffarvi quanto farò io: mi aspetta una mega grigliata che cucinerò personalmente. La cucina è roba troppo seria da lasciarla ad altri, soprattutto se donne.

Fabrizio 88 Belloni

 




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