La Rete Bioregionale Italiana, fondata ad Acquapendente (Viterbo) nel 1996, é un movimento di persone ed associazioni che seguono la pratica bioregionale e tengono conto nei loro comportamenti sia dell'ecologia profonda che della spiritualità della natura.
Il 30 e 31 ottobre 2010 la Rete Bioregionale Italiana si é riunita a San Severino Marche (Macerata) in un'assemblea rifondativa, in seguito alle dimissioni del coordinatore Giuseppe Moretti, assumendo una nuova struttura organizzativa e funzionale. La figura del coordinatore nazionale viene cassata, anche per evitare accentramento e misuso della carica, e così scompaiono anche i coordinatori locali. In loro vece si é costituito un consiglio di referenti tematici che, ognuno per le proprie competenze, porta avanti le specifiche attuazioni del bioregionalismo. I membri del consiglio si riuniscono secondo le loro possibilità e necessità, allorché lo si ritiene necessario, ma moralmente si impegnano, almeno una volta all'anno, a partecipare all'annuale assemblea della Rete Bioregionale Italiana, per concordare le azioni in itinere, relazionare sui passi compiuti e raccogliere proposte ed istanze. Inoltre i referenti ogni qualvolta si trovano a dover prendere decisioni coinvolgenti l'insieme della Rete, ne danno comunicazione a tutti gli altri membri del consiglio.
La funzione di referente tematico è volontaria e gratuita e basata sulla propria personale esperienza sul tema trattato. Le qualifiche sono molteplici ma ancora non coprono tutte le possibili applicazioni pratiche del bioregionalismo, per cui sono bene accette ulteriori collaborazioni.
I nomi dei referenti attuali, in ordine sparso e non d'importanza:
Vittorio Marinelli, ecologia nei consumi
Fulvio Di Dio, ecologia nelle aree urbane
Claudio Martinotti Doria, politiche economico-compatibili
Benito Castorina, agricoltura ecologica e produzione energetica
Caterina Regazzi, rapporto uomo/animali e zootecnia
Manuel Olivares, rapporti con comunità ed ecovillaggi
Teodoro Margarita, conservazione dei semi e spiritualità naturale
Stefano Panzarasa, educazione ambientale ed ecologica
Lucilla Pavoni, rapporti solidali fra esseri umani
Paolo D'Arpini, comunicazione e pubbliche relazioni
L'adesione alla Rete Bioregionale Italiana é gratuita ed aperta a chiunque si riconosca nella Carta degli Intenti: http://www.retebioregionale.ilcannocchiale.it/?r=28856
Ed ora un intervento sulla produzione energetica pulita
Verso una produzione energetica ad impatto zero di Benito Castorina
L'eolico industriale -abbiamo visto- ha attirato l'interesse morboso di gruppi mafiosi ed é deturpante per l'ambiente. Il fotovoltaico, allo stato attuale, pone problemi di smaltimento, surriscaldamento del pianeta, incremento di CO2, altro.
Le centrali turbogas rappresentano il piano strategico celato del Governo (che usa come elemento di distrazione le centrali nucleari, che non si faranno mai, mentre sono in esecuzione e in fase di completamento le turbogas). Il fatto che il Segretario Nazionale del Comitato Italiano Rilancio del Nucleare firmi una lettera nella quale si afferma che il turbogas è più economico del nucleare, ci fa un po' pensare: "Sono un disastro economico perché installare un impianto convenzionale che eroghi 1 GW-anno l´anno di energia elettrica richiede un impegno che va da € 1 miliardo a € 3 miliardi (dipende dalla tipologia specifica: il turbogas è il più economico e il nucleare il più caro). Installare un impianto fotovoltaico di pari capacità produttiva richiede un impegno economico superiore a € 50 miliardi!"
La scelta di chi non è condizionato da secondi fini e non subisce il fascino di chi li ha, oltre ad esaminare costi e benefici si pone l'aspetto della sostenibilità e infine quale ulteriore contributo può dare l'opera per la soluzione dei vari problemi che affliggono il pianeta, superando una visione settoriale verso una visione olistica. Questi valori nel loro insieme trovano risposta nelle biomasse derivanti da piante non alimentari e dagli esiti delle future lavorazioni agroindustriali.
Si continua a spingere il dibattito verso la crisi energetica mentre il vero problema è la crisi del petrolio visto non solo come carburante ma soprattutto come materia prima per la produzione di presidi chimici e beni di consumo.Una visione più ampia suggerisce un cambiamento di rotta: la realizzazione di tutti i composti e i derivati del petrolio con le materie prime vegetali ed animali, scelta che rappresenta il piano strategico per un mondo senza rifiuti (con gli esiti biologici delle lavorazioni agroindustriali si produce energia pulita e concime e si risparmiano i costi del riciclaggio).
Un mondo che si rigenera grazie alla forza vitale della natura, che produce nuovi equilibri e stati di coscienza dai quali potrebbe derivare l'alternativa a un sistema che ha messo la donna (con le norme o le religioni) sotto l'uomo e il Sud del Mondo (col plagio, col sotterfugio o con la forza) sotto il Nord.
Ad arte, sono state usate come biomassa per la produzione di energia elettrica o gas, piante alimentari, per dissuadere l'opinione pubblica, facendo leva sulla fame nel mondo, mentre le piante no-food come il vetiver, risolvono oltre al problema dell'energia, quello dell'acqua, della desertificazione, dell'inquinamento dell'aria, delle falde e dei terreni…
Nell'insieme la natura, che non è facile, ti richiede uno scambio continuo, osservazione, attenzione, dedizione e talvolta sacrificio caratteristici di un amore profondo e reciproco.
L'amore per la natura fa rinascere questa madre delle madri e sarebe una valida alternativa a quella rabbia che trova tanti seguaci e promotori quando la prospettiva è di scagliarsi contro qualcosa o contro qualcuno, ma non mantiene la sua forza e perde di interesse difronte al fare qualcosa, o adirittura qualcosa per tutti. Perché limitarsi a fare qualcosa solo per qualcuno e lavarsi la coscienza (con un atto nobile?), se si può appoggiare, condividere e fare proprio un piano strategico verso un mondo sostenibile equo e solidale?
Tra l'altro pare che i francesi ci vendano l'energia che producono la notte perché ovviamente una centrale nucleare non si può spegnere ed accendere come una lampadina, risolvendo così un loro grosso problema (il 75% del fabbisogno di energia elettrica francese è soddisfatto col nucleare), avendone di contro entrate economiche non indifferenti elargite dai nostri governi negli anni.
Benito Castorina
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