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giovedì 20 ottobre 2011

I: GUERRA EBRAICO PARTIGIANA


----- Messaggio inoltrato -----
Da: Ubaldo Croce <ubaldo.croce@tin.it>
A: Giorgio Vitali <vitali.giorgio@yahoo.it>
Inviato: Giovedì 20 Ottobre 2011 16:46
Oggetto: Fw: GUERRA EBRAICO PARTIGIANA

GUERRA EBRAICO-PARTIGIANA DURANTE IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE
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A NOI!
Ubaldo
----- Original Message -----
Sent: Thursday, October 20, 2011 4:21 PM
Subject: GUERRA EBRAICO PARTIGIANA

GUERRA EBRAICO-PARTIGIANA DURANTE IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE
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Data: 7 Ottobre 2011
 
Fonte: The Occidental Observer ( USA )
 
 
Di: Peter Stuyvesant
 
 
Il tema ricorrente delle sofferenze ebraiche durante la Seconda Guerra Mondiale nei film degli anni 90 (Schindler's List) ha gradualmente lasciato il posto all'immagine dell'ebreo oltremodo astuto (The Counterfeiters, 2008) e perfino all'ebreo resistente (Defiance, 2008).
Questo slittamento di immagine non ha portato alcun beneficio all'immagine stessa della vittima ebraica, perché svela anche i crimini ebraici. Il personaggio principale nel film The Counterfeiters
(in italiano significa: i falsari) è un piccolo criminale disposto a lavorare per lo sforzo bellico tedesco, ma il film Defiance (in italiano significa: sfida ma anche resistenza) ha aperto lo storico vaso di Pandora sulla violenza dei partigiani ebrei e sulla collaborazione con i sovietici.
 
I Fratelli BIELSKI
 
La vera storia dei fratelli Bielski, sulla quale è basato il film Defiance, è invece più interessante del film stesso. Negli anni 30 la famiglia Bielski erano droghieri e mugnai (vedi libro: Defiance: The Bielski Partisans, Oxford University Press 1993) in quella che una volta era una città di confine fra la Polonia e l'Unione Sovietica ed ora situata in Bielorussia.
Quando l'Unione Sovietica invase la Polonia nel 1939 sulla base del Patto Molotov-Ribbentrop, la famiglia Bielski collaborava con gli occupanti comunisti, così come afferma il giornale polacco Gazeta Wyborcza (6 Gennaio 2009).
Ne scaturì una rottura con la popolazione polacca prevalentemente romano-cattolica, la quale vedeva i sovietici come gli oppressori della lingua, della cultura e della religione polacca. Decine di migliaia di ufficiali polacchi e appartenenti all'ambiente culturale e intellettuale furono fucilati e centinaia di migliaia di comuni cittadini polacchi furono deportati in campi di lavoro forzato in Siberia come diretta conseguenza dell'occupazione sovietica fra il 1939 ed il 1941.
 
Dopo l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica nel 1941, i fratelli Bielski si rifugiarono nella foresta di Naliboki, sapendo che non avrebbero potuto nascondersi nella loro comunità in quanto non avrebbero trovato ospitalità dalla popolazione polacca. Nel corso del tempo il loro rifugio nella foresta si trasformò in una vera e propria comunità ebraica con oltre 1.200 persone. Nell'ambiente ostile sotto l'occupazione tedesca, i fratelli Bielski si diedero al banditismo. Nella foresta non avevano sufficienti mezzi per nutrire la loro vasta comunità, il che significava che dovevano requisire cibo ed altri bisogni dalla popolazione locale con la forza delle armi.
Questo aumentò la frizione con la popolazione locale, come affermò lo storico Raul Hilberg: " cibo e di qualsiasi altra cosa essi avevano bisogno doveva essere procurato o preso da qualche parte. Un racconto di parte tedesca diceva che dei contadini polacchi, accortisi che stavano per essere attaccati da banditi ebrei, ne picchiarono a morte tredici di loro " (Perpetrators Victims Bystanders: The Jewish Catastrophe, 1933-1945, pag. 208 – Traduzione: Perpetratori Vittime Spettatori: La Catastrofe Ebraica , 1933-1945, pag. 208).
L'immagine del banditismo sotto la maschera della guerra partigiana viene rafforzata dagli stessi ordini dei Bielski: " non correte a combattere e a morire. Così rimarremo in pochi, dobbiamo salvare le nostre vite. Salvare un ebreo è molto più importante che uccidere dei tedeschi " (dal libro Defiance, Ibid., pag. 82)
 
Molte bande ebraiche sorsero durante l'occupazione tedesca ed alcune di loro furono molto attive nel resistere all'occupazione, ma  solitamente i " partigiani " si accontentavano di obiettivi più facili come la popolazione locale dalla quale sequestravano cibo per la loro sopravvivenza.
La situazione nelle vicinanze di Naliboki non era diversa: " la città di Naliboki, nella provincia polacca di Nowogrodek era ubicata vicino alla Foresta di Naliboki nella quale unità partigiane della brigata Stalin avevano messo la loro base. Per sopravvivere, gran parte del loro tempo veniva dedicato a scovare cibo e vestiario nelle città e nei paesi vicini ".
La popolazione locale veniva inoltre terrorizzata al fine di evitare che essa collaborasse con le forze tedesche per sradicare l'attività partigiana. La linea fra banditi e partigiani era molto vaga e molti partigiani furono accusati di saccheggio, stupro e omicidio. La popolazione locale era presa nel mezzo: ambo le parti requisivano provviste ed ogni tentativo di favoritismo significava la morte. Il risultato fu che le bande partigiane ebraiche furono coinvolte in crimini di guerra.
 
Un famoso rapporto su crimini di guerra di partigiani è quello del massacro di Naliboki nella notte tra l'8 e il 9 Maggio 1943: " furiosi per i saccheggi, gli uomini di Naliboki decisero di reagire e unità partigiane attaccarono la città nella notte fra l'8 ed il 9 Maggio. Tutte le case furono depredate, cibo e oggetti di valore rubati, la chiesa, la locale segheria e molte case furono date alle fiamme. I fautori di questo attacco erano per lo più membri comunisti ebraici della Brigata Stalin; alcuni di loro erano ex residenti di Naliboki che erano fuggiti dai ghetti. Nella battaglia durata tre ore con le unità di difesa di Naliboki, 129 uomini, donne e bambini furono uccisi ". Da notare che la chiesa fu bruciata e non fu dato alcun riparo ne a donne ne ai bambini.
Un altro infame massacro, nel quale erano coinvolti gli ebrei, avvenne nel paese di Koniuchy nella notte tra il 28 e il 29 Gennaio 1944: " Nella notte fra il 28 ed il 29 Gennaio, circa 120 membri dei gruppi partigiani, inclusa la Brigata Lituana , un'unità partigiana ebraica dell'Armata Rossa, attaccò il paese e lo distrusse completamente. I circa 40 che tentarono di fuggire furono semplicemente abbattuti sul posto. Circa 300 uomini, donne e bambini furono uccisi nelle 60 case poi distrutte ".
 
Ci sono buone ragioni per credere che almeno alcuni membri della banda dei fratelli Bielski erano coinvolti nel massacro di Naliboki in quanto essi erano appunto nella foresta di Naliboki ed allineati con i partigiani sovietici.
Quando uscì il film Defiance, questi suscitò scalpore nei media polacchi, con un articolo nella Gazeta Wyborcza del 16 Giugno 2008, in quanto il film lasciò in disparte questi spiacevoli aspetti come il terrore e le atrocità commesse contro la popolazione locale.
Alcuni storici polacchi marchiarono i fratelli Bielski come " banditi ebraico-comunisti ". Questa immagine viene consolidata dal fatto che i fratelli Bielski erano coinvolti in " alcuni degli oltre 100 ben documentati scontri fra forze polacche e sovietiche – combattendo, ovviamente, dalla parte sovietica ", secondo la Gazeta Wyborcza del 6 Gennaio 2009.
Oltre ai sovietici vi erano anche partigiani nazionalisti polacchi e lituani. Il giornale inoltre afferma che dopo la rivelazione dell'esecuzione di ufficiali polacchi da parte dei sovietici nella foresta di Katyn, scoppiò una guerra fra partigiani sovietici e polacchi: " I partigiani Bielski parteciparono, ad esempio, all'ingannevole disarmo di partigiani polacchi da parte dei sovietici il 1° Dicembre 1943 ".
 
Il massacro di Koniuchy sopra menzionato è interessante perché fu dettagliatamente descritto da storici ebrei ed ex partigiani ebrei. Il primo racconto è: Distruzione e Resistenza (1985) dello storico ebreo Chaim Lazar. Lo storico ebreo Rich Cohen descrive  Koniuchy come una cittadina filo-nazista  nel suo racconto di partigiani, nel suo libro I Vendicatori, nonostante il fatto che i lituani ed i polacchi erano fra i più fieri resistenti all'occupazione tedesca, non cedendo praticamente mai ad alcuna forma di collaborazione.
Recentemente il procuratore generale lituano ha aperto un'inchiesta sul massacro di Koniuchy ed ha richiesto di interrogare ex partigiani circa il loro coinvolgimento. Sara Ginaité e Yitzhak Arad sono due dei partigiani ebrei chiamati per l'interrogatorio. Ginaité è una professoressa di studi dell'Olocausto alla Università di York (Toronto, Canada) e Arad fu direttore allo Yad Vashem per 21 anni (1972-1993). Arad era un partigiano ebreo che si unì al NKVD  dopo l'occupazione sovietica della Bielorussia e della Lituania nel Luglio del 1944. L'NKVD erano le forze di sicurezza sovietiche che effettuavano la repressione e le deportazioni sotto il regime di Stalin.
 
La richiesta di interrogare Arad, che attualmente vive in Israele, ha causato qualche inquietudine nei media israeliani nel 2007. Il governo israeliano definì la richiesta lituana un "oltraggio" (Haaretz, 27 Febbraio 2008). Quando il Primo Ministro lituano si recò in visita in Israele nel Febbraio del 2008 ricevette una "dura lettera di protesta" dallo Yad Vashem nella quale condannavano l'inchiesta sul loro ex direttore (Haaretz, 27 Febbraio 2008). Quando il Primo Ministro lituano si recò in visita a New York nel Luglio del 2008, fu "torchiato" dal Comitato Ebraico Americano circa l'indagine giudiziaria degli ex partigiani ebrei (Haaretz, 8 Luglio 2008). Da allora, i rapporti ebraico-lituani  sono messi a dura prova.
Di recente ci fu del chiasso a proposito di un elenco di lituani che si presume fossero coinvolti nell'assassinio di ebrei, che fu stilato dal direttore dell'associazione degli ebrei lituani in Israele, Joseph Melamed. La Lituania chiese che quell'elenco fosse ritirato perché conteneva i nomi di eroi  partigiani nazionalisti lituani riconosciuti.
La conseguenza fu l'interdizione di funzionari lituani ad una conferenza sull'ebraismo lituano tenutasi allo Yad Vashem (Haaretz, 15 Settembre 2011).
 
Se prendiamo tutte queste informazioni di fondo sull'occupazione sovietica, sulla guerra partigiana e sul ruolo degli ebrei in questa storia, possiamo congedare il film Defiance, la versione cinematografica della Brigata Stalin, come una falsificazione della storia. Il terrore nei confronti della popolazione locale vi è totalmente ignorato, così com'è il ruolo dei partigiani nazionalisti nella lotta contro l'occupazione tedesca.
Va fatto notare che i partigiani polacchi e lituani vivevano in mezzo alla popolazione locale, vi lavoravano di giorno ed erano coinvolti di notte e nei fine settimana nelle attività partigiane.
I partigiani ebrei non solo vengono descritti ma anche coperti interamente di gloria marziale, arrivando a rappresentare una battaglia con forze tedesche, incluso un carro armato, che di fatti non ebbe mai luogo. I partigiani evitavano il confronto diretto con le superiori forze tedesche e si concentravano principalmente sulla sopravvivenza e sul sabotaggio.
La locandina del film, con l'attore Daniel Craig, che imbraccia un mitra tedesco (che riflette la prodezza ed il valore tattico tedesco) è altamente fuorviante perché suggerisce un senso di lotta, mentre invece la banda dei fratelli Bielski si dava alla macchia.
L'impiego dell'attore dall'aspetto nordico Daniel Craig nel ruolo di uno dei fratelli Bielski è tipicamente holliwoodiano.
 
Per quanto riguarda i presunti crimini di guerra contro ex partigiani ebrei, va detto che gli ebrei tendono a nascondersi dietro al velo morale dell'antifascismo, mentre invece furono volenterosi collaboratori dei brutali occupanti sovietici fra il 1939 ed il 1944, e complici nella soppressione delle aspirazioni nazionalistiche polacche e lituane, probabilmente la ragione per la quale la Francia e l'Inghilterra dichiararono guerra alla Germania.
Nei racconti degli storici ebrei, i ruoli sono spesso rovesciati e i polacchi e i lituani vengono descritti come collaboratori dei nazisti che meritavano di essere uccisi dai partigiani ebrei.
La causa " dell'Anti-nazismo " sembra giustificare qualsiasi crimine. Qualsiasi inchiesta da parte dei governi polacco o lituano sui possibili assassinii di civili innocenti da parte di partigiani ebrei viene accolta con indignazione, animosità e minacce.
Il direttore dell'associazione degli ebrei lituani in Israele, Joseph Melamed ha espresso chiaramente: " I lituani dovrebbero pensarci due volte prima di chiamarci in causa perché ciò potrebbe scatenare un nido di vespe " (Jerusalem Post, 18 Settembre 2011), una minaccia che suona molto familiare a quelle espresse dai partigiani ebrei contro la popolazione lituana durante la guerra.
 
 
Traduzione a cura di: Gian Franco Spotti
 
                      


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