BISOGNA FAR CHIUDERE ROMAEBRAICA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! gv.
Da: Giuseppe Magliacane <giuseppemagliacane@hotmail.com>
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Inviato: Sabato 25 Febbraio 2012 17:35
Oggetto: Paura di Faurisson o della vicinanza morale di Rinascita all'Iran accerchiato dagli imperialisti? --------------IRIB----------------------
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Inviato: Sabato 25 Febbraio 2012 17:35
Oggetto: Paura di Faurisson o della vicinanza morale di Rinascita all'Iran accerchiato dagli imperialisti? --------------IRIB----------------------
Venerdì 24 Febbraio 2012 07:38
"Bisogna far chiudere il quotidiano negazionista Rinascita". A chiederlo sono Giacomo Kahn e Donatella di Cesare su www.romaebraica.it, il blog della comunità ebraica romana. A loro avviso, infatti, è inconcepibile che una testata "che si è resa negli ultimi anni protagonista di una campagna di odio contro Israele e non ha esitato a dare voce anche a negazionisti italiani", possa ancora essere presente nelle edicole italiane e beneficiare del finanziamento pubblico ex lege 250/90.
La grave colpa di cui si è macchiato, ai loro occhi, il quotidiano diretto da Ugo Gaudenzi è l'aver ospitato sulle sue pagine la relazione del professor Robert Faurisson, già docente all'Università di Lione, intitolata "Contro l'Hollywoodismo, il Revisionismo"."In Francia o in Germania non sarebbe possibile. Perché si tratta di oltraggio alle vittime e istigazione all'odio", ha tuonato l'indignato Kahn. Eppure "romaebraica.it" non ha avuto di recente nulla da ridire, ad esempio, sugli articoli di Serge Thion (sulla nazificazione di Israele), di Franco Morini (sull'inquadramento sionista nei ranghi del III Reich, argomento sul quale anche l'on. Fiamma Nirenstein ha espresso "volontà di riflessione"), o su quelli di Israel Shamir e di altri pensatori ebrei.
Scorrendo i due articoli "Quel giornale che nega la Shoà, finanziato dallo Stato italiano" e "Se si ospitano i negazionisti", si capisce come, probabilmente, a far inalberare i due novelli censori, più che la contestata relazione, è "un occhiello non firmato che compare sotto l'intervento di Faurisson", intitolato "L'Iran ha rotto l'idolo dell'Olocausto", "senza neppure l'ombra di un commento che denoti una distanza dalle parole di Ahmadinejad", pronunciate l'11 febbraio scorso, in occasione del 33° anniversario della Rivoluzione islamica del 1979, e della conferenza alla quale hanno partecipato sia il prof. Faurisson che intellettuali e rappresentanti di ogni credo politico e religioso, ebraismo incluso.
"L'Occidente e i colonialisti, per dominare il mondo, ha dichiarato in quella circostanza il presidente della repubblica islamica dell'Iran, hanno creato un idolo che hanno chiamato regime sionista".
L'anima di questo idolo è l'Olocausto… e la nazione iraniana, con coraggio e chiaroveggenza ha rotto quest'idolo, preparando così la liberazione degli stessi popoli occidentali".
Una dichiarazione non censurata per deontologia ma anche per convinzione da Rinascita. "Un oltraggio alle vittime che non ci sono più, un veleno che si diffonde e minaccia la democrazia", per il sito della comunità ebraica romana.
Un argomento da approfondire e su cui confrontarsi per chi crede nella libertà di ricerca e di espressione.
Senza dogmi e senza catene, metaforiche o reali che siano.
Paura di Faurisson o della vicinanza morale di Rinascita all'Iran accerchiato dagli imperialisti?
Di Ernesto Ferrante
"Bisogna far chiudere il quotidiano negazionista Rinascita". A chiederlo sono Giacomo Kahn e Donatella di Cesare su www.romaebraica.it, il blog della comunità ebraica romana. A loro avviso, infatti, è inconcepibile che una testata "che si è resa negli ultimi anni protagonista di una campagna di odio contro Israele e non ha esitato a dare voce anche a negazionisti italiani", possa ancora essere presente nelle edicole italiane e beneficiare del finanziamento pubblico ex lege 250/90.
La grave colpa di cui si è macchiato, ai loro occhi, il quotidiano diretto da Ugo Gaudenzi è l'aver ospitato sulle sue pagine la relazione del professor Robert Faurisson, già docente all'Università di Lione, intitolata "Contro l'Hollywoodismo, il Revisionismo"."In Francia o in Germania non sarebbe possibile. Perché si tratta di oltraggio alle vittime e istigazione all'odio", ha tuonato l'indignato Kahn. Eppure "romaebraica.it" non ha avuto di recente nulla da ridire, ad esempio, sugli articoli di Serge Thion (sulla nazificazione di Israele), di Franco Morini (sull'inquadramento sionista nei ranghi del III Reich, argomento sul quale anche l'on. Fiamma Nirenstein ha espresso "volontà di riflessione"), o su quelli di Israel Shamir e di altri pensatori ebrei.
Scorrendo i due articoli "Quel giornale che nega la Shoà, finanziato dallo Stato italiano" e "Se si ospitano i negazionisti", si capisce come, probabilmente, a far inalberare i due novelli censori, più che la contestata relazione, è "un occhiello non firmato che compare sotto l'intervento di Faurisson", intitolato "L'Iran ha rotto l'idolo dell'Olocausto", "senza neppure l'ombra di un commento che denoti una distanza dalle parole di Ahmadinejad", pronunciate l'11 febbraio scorso, in occasione del 33° anniversario della Rivoluzione islamica del 1979, e della conferenza alla quale hanno partecipato sia il prof. Faurisson che intellettuali e rappresentanti di ogni credo politico e religioso, ebraismo incluso.
"L'Occidente e i colonialisti, per dominare il mondo, ha dichiarato in quella circostanza il presidente della repubblica islamica dell'Iran, hanno creato un idolo che hanno chiamato regime sionista".
L'anima di questo idolo è l'Olocausto… e la nazione iraniana, con coraggio e chiaroveggenza ha rotto quest'idolo, preparando così la liberazione degli stessi popoli occidentali".
Una dichiarazione non censurata per deontologia ma anche per convinzione da Rinascita. "Un oltraggio alle vittime che non ci sono più, un veleno che si diffonde e minaccia la democrazia", per il sito della comunità ebraica romana.
Un argomento da approfondire e su cui confrontarsi per chi crede nella libertà di ricerca e di espressione.
Senza dogmi e senza catene, metaforiche o reali che siano.
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