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lunedì 30 aprile 2012

I: [accademia della libertà] VILIPENDIO AL CAPO DELLO STATO: UN ANACRONISMO DA CANCELLARE

UNA COLATA DI MERDA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!e nemmeno concime!!!!GV.

----- Messaggio inoltrato -----
Da: Elia Menta <perchiunquehacompreso@gmail.com>
A: accademia-della-liberta@googlegroups.com
Inviato: Venerdì 27 Aprile 2012 14:54
Oggetto: [accademia della libertà] VILIPENDIO AL CAPO DELLO STATO: UN ANACRONISMO DA CANCELLARE

 Grillo definisce Napolitano «una salma», e Bersani – innalzato il fiero cipiglio che è solito esibire nei suoi ricorrenti distinguo, ma che non gli impedisce di assicurare sistematicamente i voti del Pd al governo Monti – lo rimbrotta in malo modo. Rovesciandogli addosso un fervorino in piena regola, da sagrestano laico, e però puntiglioso, che conosce a menadito il catechismo. E pure l'intera Bibbia, suvvia.
 
Innanzitutto, un bel monito a tutela dell'onorabilità del beneamato vescovo (per il Papa, com'è noto, bisogna spostarsi oltreoceano): «Ieri Napolitano ha detto cose puntuali e serissime. Grillo ha risposto con insulti, non si permetta». Poi un pistolotto all'insegna del "copyright 1945" sulla cosiddetta Guerra di liberazione e su tutto ciò che ne è conseguito: «Grillo non si azzardi a dire cosa direbbero se tornassero i partigiani. Perché i partigiani saprebbero cosa dire dell'Uomo Qualunque. Ci hanno dato una democrazia, ci hanno dato una Costituzione, compreso l'articolo 49 sui partiti che sono l'ossatura della democrazia». Infine, almeno stando al filmato diffuso dal Corriere (qui), un richiamo al Sacro Dogma dell'Ubbidienza Internazionale: «L'Italia non può avere un futuro cercandosi sempre delle scorciatoie. L'Italia deve mettersi nel solco delle grandi democrazie, se vuole affrontare i suoi problemi».
 
Riassumendo: viva Napolitano, che santifica la baracca; viva i partiti, che gestiscono la mensa; e soprattutto viva il sistema occidentale, che sorveglia il recinto e si assicura che nessuno evada. Anzi, che nessuno abbia nemmeno l'ardire di prendere in considerazione l'ipotesi. Non potendosi citare il vecchio "credere-ubbidire-combattere", di mussoliniana memoria, il concetto riemerge tra le righe nella sua nuova versione: credere (nel neoliberismo), ubbidire (alla Trojka), combattere (la spesa pubblica). L'importante, come scrivevamo nel gennaio scorso in un pezzo intitolato "Law & Order. Verso il Pil dell'Avvenire", è attenersi alle regole senza fare storie. Il resto verrà da sé. E sarà giusto a prescindere, quali che siano le conseguenze sulla vita reale della maggior parte dei cittadini. Primum salvare le banche, deinde welfareggiare (con moderazione, stante l'ormai prossimo obbligo costituzionale  del pareggio di bilancio).
 
Visto però che parliamo di leggi, e di aggiornamenti un tempo impensabili, prendiamo la palla al balzo per avanzare l'auspicio di un'altra innovazione. Che provveda finalmente a spazzare via l'articolo 278 del Codice Penale, così come nel 2006 è stato eliminato quello successivo, che riguardava la "Lesa prerogativa della irresponsabilità del Presidente della Repubblica" e che recitava quanto segue: «Chiunque, pubblicamente, fa risalire al Presidente della Repubblica il biasimo o la responsabilità degli atti del Governo è punito con la reclusione fino ad un anno e con la multa da lire duecentomila a due milioni». Rimosso quest'ultimo, che per quanto risibile si limitava pur sempre a un'ammenda di modesta entità, resta appunto da fare lo stesso con l'altro. Che, sotto l'altisonante dicitura di "Offesa all'onore o al prestigio del Presidente della Repubblica" si presenta assai più drastico: «Chiunque offende l'onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni».
 
Pazienza, fintanto che il Capo dello Stato rimanesse una figura davvero super partes. Cioè talmente distaccata, dalle scelte di governo, da porsi alla stregua di un simbolo della Repubblica, che in quanto tale non può essere attaccato per definizione. Ma nel caso di Napolitano, specialmente dopo il blitz che ha portato Monti a Palazzo Chigi, quella distanza è palesemente venuta meno. Napolitano ha assunto delle decisioni prettamente politiche, che in quanto tali sono del tutto opinabili e soggette a ogni forma di critica. Ivi incluso il sarcasmo, o lo sberleffo, alla Grillo.
 
Ovviamente, abrogazione o non abrogazione del reato, i Bersani di turno continuerebbero imperterriti a mostrarsi scandalizzati e a impartire lezioncine di bon ton istituzionale. Ma in mancanza di una sanzione penale le loro chiacchiere apparirebbero, ancora più di oggi, per ciò che sono: omelie un po' ridicole e un po' subdole, che risuonano stancamente in quella chiesa sconsacrata, per non dire di peggio, che è ormai divenuta la partitocrazia italiana.
 
Federico Zamboni
LA VOCE DEL RIBELLE
 
VENERDÌ, APRILE 27, 2012
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