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domenica 12 febbraio 2012

I: SOLO FOIBE?

CARO FRANCO, concordo in pieno con Te sull'argomento e, tuttavia, occorre avere idee ben chiare se si vuole ottenere qualche risultato. Ma dobbiamo dire le cose come stanno. IL VERO problema essendo, NON le stragi dei titini ( NON si comportarono diversamente anche nei confronti di tutti i loro nemici quando questi caddero nelle loro mani. Tanto nel 1945 quanto nella recente gurerra civile jugoslava, durante la quale vennero alla luce tutti gli odi sopiti nel sangue dal 45 in poi.  BASTEREBBE vedere alcuni film, davvero agghiaccianti, di stapo Hollywoodiano su quella terribile guierra civile-razziale-religiosa . Il vero problema è la NATURA degli italiani. E chiudo il discorso. Senza però rinunciare ad aggiungere un aneddoto. Un mio zio, che comandava un reparto di CC:NN: Ordine Pubblico in Balcania, mi diceva che quando arrivarono i tedeschi in un territorio confinante con quello sotto la sua giurisdizione, sentiva in continuazione un crepitare di fucilate e scariche di mitra, che durarono a lungo. Conclusione della faccenda: nel territorio controllato dai tedeschi NON ci fu più alcun problema. Nel territorio controllato dagli italiani FU UN TORMENTO l'azione dei titini. GV. 

----- Messaggio inoltrato -----
Da: Franco Dau <francodau@libero.it>
A: 'Giorgio Vitali' <vitali.giorgio@yahoo.it>
Inviato: Domenica 12 Febbraio 2012 12:38
Oggetto: SOLO FOIBE?

 
LE FOIBE
Confesso di provare un forte disagio quando politici, "ruffian, baratti e simil lordura" che fino all'altro ieri hanno condiviso pane e companatico (la parola compagno deriva proprio da chi si divide il pane!) con spietati assassini senza eguali, osano fingere di piangere lacrime di coccodrillo sulle tombe dei poveri martiri di criminali di ogni razza. Questi indegni personaggi erano complici e conniventi dei partigiani jugoslavi e italiani artefici di quelle stragi ed ora, come se niente fosse, pronunciano parole di circostanza, sempre vaghe per non turbare la pace di quegli assassini che ricevono la pensione dallo stato italiano.
Devo anche confessare che queste commemorazioni generano in me una reazione di sdegno e rabbia! Come mai, dopo tanti decenni, solo le vittime delle atrocità commesse dagli slavi vengono in qualche modo ricordate? E le vittime delle atrocità dei partigiani in altre regioni d'Italia? E le vittime dei campi di concentramento (inglesi, americani, sovietici e jugoslavi)? E le vittime dei bombardamenti angloamericani?
Ecco, ricordare, con enorme ritardo, le vittime della furia slava sembra quasi un voler dimenticare gli altri, tanti, vittime anch'esse della belluina ferocia dei criminali impuniti di sempre, che continuano ancora oggi a compiere crimini e a pretendere impunità.
Non basta. Succede in Italia, e forse altrove, che in occasione di ogni evento spiacevole, dalla chiusura di una fabbrica alla bancarotta della Parmalat, dalla spazzatura di Napoli al disastro del Concordia, dalla nevicata a Roma allo "spread" dei BOT e così via, si debba individuare un "mandante". La ricerca del mandante è condotta da giudici togati, da giornalisti a caccia di scoop, dall'uomo della strada e da commentatori televisivi, come una doverosa contribuzione alla ricerca della verità assoluta. Naturalmente, ça va sans dir, il mandante non è da ricercare fra i benedetti dal crisma democratico, ma fra i nemici del popolo; nel peggior dei casi, ci si accontenta di Berlusconi, nei casi più fortunati  la colpa è di Mussolini!
Ma per le foibe? Chi furono i mandanti? Chi aveva ordinato la "pulizia etnica" di una regione storicamente italiana per vantarne poi il possesso? Le atrocità del "maresciallo" Tito (un sanguinario dittatore promosso maresciallo senza mai essere stato sottotenente!) erano note fin dal settembre del 1943 avendo le prime vittime subito il martirio subito dopo la capitolazione dell'Italia quando reparti dell'esercito si dissolsero abbandonando gli italiani alla furia degli slavi. L'esercito italiano lasciò in mano dei titini interi arsenali di armi e munizioni, aiuti preziosi per la spietata guerriglia che queste bande conducevano contro la presenza italiana su quel territorio. Ben due divisioni, La Venezia e la Taurinense, con equipaggiamento ed armamento al completo, su ordini del governo Badoglio e del Re, passarono alle dipendenze del IX Corpus Titino, che selezionò circa 3000 uomini per formare la divisione partigiana "Garibaldi". E' quindi ovvio poter affermare che, per ordine dello pseudo governo cobelligerante, truppe italiane collaborarono ad annientare la popolazione italiana in Istria e Dalmazia. Non basta ancora; durante tutto il periodo che va dalla resa dell'Italia fino alla conclusione della guerra, l'Italia cobelligerante e "liberata" ebbe l'incarico di rifornire, con i pochi S 82 a disposizione, le bande di Tito di armi, munizioni, medicinali, viveri, vestiario, ecc. L'Italia del re e di Badoglio, quindi collaborava con i nostri nemici il cui scopo dichiarato era quello di strapparci lembi della nostra carne viva e, per far ciò, procedere in modo spietato alla pulizia etnica con lo sterminio dei civili italiani nelle foibe.
Ma le responsabilità, gravissime, delle foibe non possono essere attribuite solo al governo Badoglio. Detto pseudo governo, infatti, non era in grado di intendere e di volere ma solo di eseguire ordini che venivano dall'alto. Al vertice della scala di comando, alla cui estremità infima era appunto il lacchè Badoglio col suo piccolo re da barzelletta, c'erano i due veri responsabili di ogni crimine e di ogni nefandezza. Anche le foibe sono da mettere in conto alla spietata lucidità malefica di questi due associati nel crimine.
Dico del "gatto e la volpe", cioè il diabolico sornione Churchill e l'occulto, cinico genio delle distruzioni di massa, il gangster Roosevelt. E' noto che, a loro volta, questi criminali senza scrupoli agivano per conto dei padroni delle finanze, le "plutocrazie" secondo la definizione di Mussolini, ma non sono io in grado di articolare una accusa diretta contro queste lobbies, per cui mi fermo al gatto Churchill e alla volpe Roosevelt.
Si è già detto come fossero a tutti noti i crimini già compiuti da Tito e dai suoi scherani ma ciò non impedì a Churchill, che agiva anche in nome di Roosevelt, di convocare a Napoli Tito e trovare un accordo con lui perché l'azione di guerriglia di Tito portasse benefici alla causa angloamericana. Questo particolare viene completamente ignorato da qualsiasi storico.
Churchill se ne fregava altamente dei civili italiani massacrati ma voleva da Tito che:
1)      si distaccasse dal suo maestro e compagno Stalin (gli angloamericani non volevano che la influenza di Stalin giungesse al Mediterraneo) e
2)      che impegnasse quante più truppe germaniche nei Balcani distogliendole dagli altri teatri di guerra.
In cambio, Churchill prometteva di continuare ed aumentare le forniture di materiale bellico e si impegnava a non ristabilire la sovranità italiana in Istria e Dalmazia che sarebbero state oggetto di trattative successive.
Con ciò, ben conoscendo le atrocità già commesse da Tito in quelle zone, Churchill dava, in pratica, mano libera a Tito. In quella riunione, in data 12 agosto 1944, Churchill, d'accordo con Roosevelt, segnava la sorte di centinaia di migliaia di italiani, di cui circa ventimila massacrati nelle foibe e circa trecentomila costretti all'esodo forzato, per i quali oggi il comunista Napolitano versa calde lacrime di coccodrillo.
Tutto questo mi fa ribollire di rabbia. Per questo non riesco a partecipare alla commemorazione pur provando, nel profondo del cuore, un indicibile dolore per i nostri martiri ed uno sdegno incontenibile verso gli abietti e indegni rappresentanti della nostra Patria.
 
Francesco Paolo d'Auria
 
P.S.
Alcune ulteriori osservazioni come corollario: Churchill venne a Napoli senza minimamente avvertire il governo italiano, fu ospitato nella Villa Rivalta con sontuosa vista del golfo e del Vesuvio, convocò Tito, che era giunto il giorno precedente anch'egli senza che il governo italiano ne fosse minimamente informato ed era in attesa di aver udienza. Nei giorni seguenti Churchill, oltre ai suoi incontri di lavoro con Alexander ed altri ma non con le autorità (si fa per dire) italiane, si dette allo svago visitando la grotta azzurra a Capri e l'Isola di Ischia; in altre parole si comportò da padrone in casa propria. Ben diversa la situazione nella R.S.I. dove gli ambasciatori di Germania e Giappone avevano presentato le credenziali e, per conferire, venivano convocati dal Capo del Governo Mussolini!
 


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