QUANDO APPARVE PER LA PRIMA VOLTA L'OMBRA MAESTOSA DI SOLGENITZIN SULL'ORIZZONTE MONDIALE, GIà CONTAMINATO DALLA GLOBALIZZAZIONE ( che conosciamo nei suoi aspetti esoterici...)collaboravo con un settimanale: " La Coscienza del Cittadino". Mi premurai subito di commentare le opre del grande autore. Il TOLSTOI del Novecento. Ma capii subito, e lo scrissi, che avevamo a che fare con qualcuno che "la sapeva lunga". Qualcuno che si portava dentro una profonda cultura popolare che il bolscevismo, nella sua sostanziale materialità ( imposta con la violenza più assurda)non è mai riuscito a sopraffare. ANZI, come sostenevo nei miei articoli di allora,l'unica voce di carattere "spiritualista" nel mare del materialismo consumistico occidentale, veniva dalla Russia E non era il solo Solgenitzin, ovviamente, ma tanti altri "espulsi" dall'URSS. Tuttavia in Solgenitzin c'era qualcosa d'altro, che proveniva dal profondo della cultura russa. Quel qualcosa d'altro costituisce l'opera formidabile che Egli ci ha lasciato in eredità, e sulla quale si sofferma oggi Joe. GV.
Da: Joe Fallisi <flespa@tiscali.it>
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Inviato: Martedì 14 Febbraio 2012 16:57
Oggetto: Gelfand
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Inviato: Martedì 14 Febbraio 2012 16:57
Oggetto: Gelfand
Oggetto: Gelfand
Data: 08 agosto 2007 19:35:46 GMT+02:00
A: (...)
Cara (...),
come immaginavo anche il secondo volume si rivela una miniera preziosissima... quante informazioni e considerazioni utili da parte del vecchio Solgenitsin!... 'Sta sera voglio parlarti di uno degli esseri più abietti e insieme più notevoli (e tipici) dell'ambiente da cui uscì il manipolo lovercraftiano che si sarebbe impossessato della Russia: Alexander Parvus, ovvero l'ebreo ashkenazita, bielorusso di nascita, Israel Lazarevich Gelfand - o Gelfant, Helfant, Helphand... Lascio intanto la parola a Solgenitsin, cominciando da prima che accenni direttamente al signore in questione e alla sua cerchia, perché ci racconta qualcosa di molto interessante anche su Trotsky, Sverdlov, sulla moglie di Zinoviev... Ecco dunque:
"La prima azione di rilievo dei bolscevichi consistette, firmando la pace di Brest‑Litovsk, nel cedere alla Germania una enorme porzione del territorio russo, per consolidare il loro potere sulla parte restante. Il capo delle delegazione firmataria era loifré; il capo della politica estera Trotzkij. Il suo segretario e procuratore, I. Zalkin, aveva occupato il gabinetto del compagno Neratov al ministero e operato una purga in seno al vecchio apparato per creare un nuovo organismo, il Commissariato agli Affari esteri.
Nel corso delle audizioni effettuate nel 1919 al Senato americano sopra citate, il dottor A. Simons, che dal 1907 al 1918 era stato decano della Chiesa episcopaliana metodista di Pietrogrado, fece un'interessante osservazione: 'Mentre non avevano peli sulla lingua per criticare gli alleati, Lenin, Trotzkij e i loro accoliti non hanno mai espresso ‑ almeno a quanto mi risulta ‑ il minimo biasimo nei confronti della Germania'. E nello stesso tempo, conversando 'con rappresentanti ufficiali del governo sovietico, ho scoperto che desideravano conservare nella misura del possibile relazioni amichevoli con l'America. Questo desiderio era interpretato dalle cancellerie alleate come un tentativo mirante a staccare l'America dai suoi partner. Inoltre, nel caso in cui il regime sovietico fosse crollato, essi davano per scontato che il nostro paese [gli Stati Uniti] sarebbe servito come rifugio per i demoni bolscevichi che avrebbero così potuto salvarsi la pelle'.
Il calcolo è plausibile. Non è anche... certo? Si può supporre che Trotzkij in persona, forte della sua recente esperienza in America, rafforzasse i suoi complici in questa speranza.
Ma là dove il calcolo dei leader bolscevichi era più ambizioso e pienamente fondato, è quando si basava sul ricorso ai grandi finanzieri americani.
Trotzkij stesso era un incontestabile internazionalista, e gli si può credere quando dichiara con enfasi di rigettare per sé ogni appartenenza all'ebraicità. Ma a giudicare dalle scelte che fece nelle sue nomine, vediamo che i rinnegati ebrei gli erano più vicini dei rinnegati russi. (I suoi due assistenti più vicini erano Glazman e Sermuks; il capo della sua guardia personale, Dreitser). Così, quando bisognò trovare un supplente autoritario e spietato per occupare il posto al Commissariato alla Guerra ‑ immaginate un po'! ‑ Trotzkij nominò senza batter ciglio Efraim Sklianski, un medico che non aveva niente né di un militare, né di un commissario. E questo Sklianski, in quanto vicepresidente del Consiglio rivoluzionario di guerra, apporrà la sua firma sopra quella del Comandante supremo, il generale S.S. Kamenev!
Nemmeno per un attimo Trotzkij ha pensato all'impressione che avrebbero fatto sui militari di truppa la nomina di un medico o la straordinaria promozione di un Sklianski: non c'era niente di meglio. Eppure fu lui a dichiarare un giorno: 'La Russia non ha raggiunto la maturità necessaria per tollerare un ebreo alla sua testa'; questa frase famosa dimostra che la questione ugualmente lo preoccupava quando era formulata a suo proposito...
Ci fu anche questa scena molto nota: la seduta inaugurale dell'Assemblea costituente è aperta il 5 febbraio 1918 dal decano dei deputati, S.P. Chevtsov, ma Sverdlov, con l'ultima impudenza, gli strappa il campanello, lo caccia dalla tribuna e riprende la seduta. Questa Assemblea costituente così a lungo attesa, così ardentemente desiderata, questo sacro sole che avrebbe riversato la felicità sulla Russia ‑ bastano poche ore a Sverdlov e al suo subalterno Jelezniakov per torcerle il collo!
La Commissione panrussa per le elezioni all'Assemblea costituente era stata preceentemente dissolta, e la sua organizzazione era stata affidata a una persona privata, il giovane Brodski. Quanto all'Assemblea ‑ così ardentemente desiderata ‑ la sua gestione toccava a Uritski, aiutato da Drabkin, incaricato di costituire da parte sua una nuova cancelleria. Così, con questo genere di operazioni, fu abbozzato il nuovo tipo ‑ ebreo ‑ di governo. Altre azioni preliminari: membri eminenti dell'Assemblea costituente, note personalità della Russia intera, come, ad esempio, la contessa Panin, una immensa benefattrice, furono arrestati da un oscuro personaggio, un certo Gordon. (Secondo il giornale Den [Il Giorno], Gordon era l'autore di alcuni mediocri articoli patriottici pubblicati nel Petrogradski Kourier [Il Corriere di Pietrogrado], poi si era lanciato nel commercio dei cavoli e dei concimi chimici ‑ prima di diventare infine bolscevico).
Ancora una cosa da non dimenticare: i nuovi padroni del paese non trascuravano il loro interesse personale. Detto chiaramente: depredavano le persone oneste. 'Il denaro trafugato è in generale trasformato in diamanti [...] A Mosca, Sklianski è considerato il primo acquirente di diamanti'; si era fatto scoprire in Lituania, in occasione della verifica dei bagagli della moglie di Zinoviev, Ziata Bernstein‑Lilina ‑ 'sono stati trovati gioielli per un valore di parecchie decine di milioni di rubli'. (E dire che abbiamo creduto alla leggenda secondo cui i primi capi rivoluzionari erano degli idealisti disinteressati!). Alla Ceka, ci dice un testimone degno di fede, a sua volta passato tra le sue grinfie nel 1920, i capi delle prigioni erano abitualmente polacchi o lettoni, mentre 'la sezione incaricata della lotta contro i trafficanti, dunque la meno pericolosa e la più lucrativa, era nelle mani di ebrei'.
Oltre ai posti di prima fila, esistevano nella struttura del potere leninista, come in ogni cospirazione, figure mute e invisibili destinate a non iscrivere mai i loro nomi in una qualunque cronaca: da Ganetski, avventuriero affezionato a Lenin, fino a tutte le torbide figure gravitanti nell'orbita di Parvus. (In particolare, Evgheniia Sumenson, che riapparve per un breve lasso di tempo durante l'estate del 1917, fu persino arrestata per intrallazzi finanziari con la Germania e restò in contatto con i capifila bolscevichi, benché non figurasse sulle liste dei dirigenti dell'apparato). Dopo le 'giornate di luglio', la Russkaia Volia pubblicò dei documenti appena abbozzati sull'attività clandestina di Parvus e del suo più vicino collaboratore Zubarov, il quale 'occupa oggi, nei circoli socialdemocratici di Pietrogrado, una posizione in vista'; 'a Pietrogrado si trovavano ugualmente i signori Binstock, Levin, Perazic e alcuni altri'.
O ancora: Samuel Zaks, cognato di Zinoviev (marito di sua sorella), titolare dell'officina di Parvus a Pietrogrado e figlio di un ricco fabbricante della città, il quale aveva fatto dono ai bolscevichi, nel 1917, di un'intera tipografia.
Oppure, appartenente al gruppo di Parvus, Samuel Pikker (Alessandro Martynov, con il quale Lenin aveva un tempo polemizzato su questioni teoriche ‑ ma, venuto il momento di servire il Partito, Martynov era entrato in clandestinità)." (A. Solgenitsin, Due secoli insieme. Ebrei e Russi durante il periodo sovietico, Controcorrente, Napoli 2007, pagg. 98-102)
In Parvus sono riunite, in una mescolanza repellente e insieme brillantissima, le "qualità" del rivoluzionario antizarista che è e rimane, dall'inizio alla fine e sino all'ultimo emoblasto, innanzi tutto ebreo... qualsiasi cosa faccia, di qualunque impresa si occupi in relazione più o meno lontana con la "causa". Cervello fino, parassita, ballista, ladro, provocatore, sempre in agitazione febbrile, trafficante (all'occorrenza d'armi)... con bipensiero e lingua biforcuta, doppio-triplo passaporto e identità... spia per elezione (dei tedeschi, degli inglesi), profittatore (quando possibile di guerra), giochista a qualunque tavolo dove s'intraveda la possibilità di spolpare gli altri commensali... La grana, innanzi tutto. Poi il veleno e la calunnia e ogni infiltramento-sabotaggio-rovina nei confronti dei gentili e della loro società... in maniera capillare, senza requie ("rivoluzione permanente"). Infine, l'eventuale trionfo di Giuda (comunque dopo aver riempito le proprie tasche) per il tramite di una qualche metamorfosi laico-messianica che si riveli efficace e al passo coi tempi, col "movimento reale". Rimasero ancor più stupefatti che indignati i socialdemocratici tedeschi in seguito all'"affare Gorky" (cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Alexander_Parvus), e la stessa Rosa Luxemburg si adoperò affinché i panni sporchi fossero lavati in famiglia. In realtà si trattava di un perfetto apologo. L'autore, utile idiota goy, scrive un'opera teatrale i cui proventi devono andare al Partito Socialdemocratico Russo (fatto salvo un 25% per Gorky stesso). Questo è l'accordo con Parvus, che si occupa della produzione e dell'organizzazione. Le recite si susseguono, con successo strepitoso... più di 500!... Alla fine... della cassa neanche l'ombra. Israel Lazarevich Gelfand ha incamerato, con le sue ventose, 130.000 marchi d'oro tedeschi.
Joe
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