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domenica 29 maggio 2011

R: [New post] Il Mullah morto sei volte

La reazione: «Sono contento per l'assoluzione di Frasca»

«È un'ingiustizia, non capisco
Facevo del bene»

L'ex governatore: ho agito nell'interesse della Banca

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La reazione: «Sono contento per l'assoluzione di Frasca»

«È un'ingiustizia, non capisco
Facevo del bene»

L'ex governatore: ho agito nell'interesse della Banca

ROMA - «È un'ingiustizia. Non riesco a capire. Io ho sempre fatto del bene»: Antonio Fazio ha affidato al suo avvocato Roberto Borgogno il compito di riferire il commento a caldo sulla sentenza. O meglio il suo «stupore» per la severa condanna del Tribunale di Milano. Già perché l'ex governatore di Bankitalia una pena così pesante, peggiorativa rispetto alla richiesta della Procura, non se l'aspettava. Anche se in qualche modo temeva l'esito negativo del processo e ne era quasi ossessionato. Pensava che nel mirino ci fosse non tanto lui, quanto la sua politica bancaria basata su regole cambiate in corso d'opera. Per esempio grazie alla legge sul risparmio. Così, ai suoi parenti più stretti aveva più volte confidato il timore di poter essere alla fine condannato «per non ammettere che avevamo ragione». Tutto il processo, diceva «è assurdo, ma ha una sua coerenza: vuole dimostrare che era sbagliato il nostro modo di gestire la Banca. E guardate che cosa sta succedendo. I francesi stanno comprando tutto in Italia. Le nostre regole servivano proprio a questo, a difendere il sistema bancario e quindi anche il sistema industriale». Se non fossero cambiate, adesso l'economia del Paese «sarebbe più solida» e il sistema creditizio «più forte».

Sì, Fazio, che non ha mai rilasciato interviste o dichiarazione sui fatti coperti dall'inchiesta, è convinto di aver fatto solo il suo dovere, agendo esclusivamente «nell'interesse della Banca e del Paese», semmai, forse, «sbagliando» nel fidarsi di qualche persona.

«Ho sempre agito correttamente, non ho mai infranto la legge, ne sono sicuro», ha sempre spiegato ai suoi cari. «È assurdo, con tutto quello che è successo e succede nel Paese, che sia finito sotto processo io, che non ho mai tratto profitto personale dalle mie scelte», si sfogava quando andava ad Alvito. «Mi sento a posto con la coscienza», ha ripetuto anche ieri.

Ad Alvito, il paese dove è nato, in provincia di Frosinone, e dove va a riposarsi fra gli amici più vecchi e i familiari, lo aspettavano anche ieri. Poi l'ex governatore ha cambiato programma, è rimasto a Roma in casa, uscendo solo di prima mattina, forse per recarsi come sempre in chiesa, nella parrocchia di Santa Chiara a partecipare alla prima messa. A Milano, in tribunale ad ascoltare la sentenza, sono andati solo i suoi legali. Ai quali Fazio, rispondendo alla telefonata che comunicava le decisioni prese dal giudice, ha per prima cosa espresso la soddisfazione per l'assoluzione di Giuseppe Frasca, l'ex capo della Vigilanza dell'Istituto di via Nazionale, anch'egli coinvolto nel procedimento giudiziario. «Sono molto contento per lui» ha detto per prima cosa. Poi la sorpresa e l'amarezza per la sua condanna: «Sono sicuro di avere sempre operato per il bene e sono convinto che questa sentenza vada riformata». Sì, pensa che la decisione «sarà cambiata».

Paolo Foschi, Stefania Tamburello
29 maggio 2011

 

 

alferez

 

Da: Giorgio Vitali [mailto:vitali.giorgio@yahoo.it]
Inviato: sabato 28 maggio 2011 21.19
A: VEIENTEFURENTE; Giuseppe Turrisi; Antonella Rustico; Gianmario dr Monaldo; Giorgio MAIL2; Enrico Bianchi; Enrico Galoppini; Umberto Bianchi; maria l.; Carlo Carli; Ubaldo Croce; Giovanna Canzano; Giorgio Quarantotto; vmannel@tin.it; Biamonte; Roberto Sestito
Oggetto: I: [New post] Il Mullah morto sei volte

 

IL CASO è PARTICOLARMENTE INTERESSANTE, PERCHè, MENTRE DA UNA PARTE LA GUERRA SUBISCE UNO STALLO, LA PROPAGANDA MEDIATICA CONTINUA A FUNGERE PER CONTO PROPRIO. la cosa era prevedibile, se negli USA non ci fossero, come dice giustamente Massimo Fini, delle teste di minchia, presuntuosi quanto ignoranti, che pensano di costituire l'elite dell'intelligenza terrestre. NON è così, per loro sfortuna ma per la fortuna del restante mondo. POICHE' LA CULTURA USA è, per definizione, una kultura dell'immagine ( e della falsità...Hollywood insegna) la conseguenza è alla fine una sola: come quel fessacchiotto che NON riesce a liberarsi della sua ombra, gli USA non sanno liberarsi di una IMMAGINE di cui, però, sono essi stessi l'OMBRA! gv.

--- Sab 28/5/11, Bye Bye Uncle Sam <no-reply@wordpress.com> ha scritto:


Da: Bye Bye Uncle Sam <no-reply@wordpress.com>
Oggetto: [New post] Il Mullah morto sei volte
A: vitali.giorgio@yahoo.it
Data: Sabato 28 maggio 2011, 15:02

Il Mullah morto sei volte

byebyeunclesam | maggio 28, 2011 at 2:00 pm | Etichette: afghanistan, hamid gul, isaf, mullah omar, nato, osama bin laden, pakistan, stati uniti, usa | Categorie: afghanistan | URL: http://wp.me/paR5R-1Qe

Lunedì tutte le televisioni del mondo, dalla CNN alla Tv di Stato iraniana alle nostre, hanno dato come notizia di testa la morte del Mullah Omar avvenuta in uno scontro coi servizi segreti pakistani. Poichè ho pubblicato un mese fa un libro sul Mullah delle televisioni e delle radio (private, io non ho accesso alla Tv pubblica, sono un cittadino di serie Bwin) mi hanno chiesto un parere. Mi sono messo a ridere. È esattamente la sesta volta che si dà il Mullah Omar per morto, catturato, arrestato, ucciso, accoppato, ferito, in fin di vita. Anche la notizia di lunedì era una bufala. Non era necessario essere degli esperti per capirlo.
(...)
Se fosse morto sarebbe stato un duro colpo. Per l'occidente. E per gli Stati Uniti in particolare. Nell'insurrezione afgana contro gli occupanti, il nucleo dei Talebani 'duri e puri' delle origini è ridotto all'osso. Molti sono morti in battaglia, alcuni sono stati fatti prigionieri. Alla guerriglia si sono aggiunti (oltre ai 'giovani leoni', ragazzi dai venti ai trent'anni che, a differenza di Omar e dei suoi compagni della prima ora, non hanno fatto l'esperienza della jihad contro i sovietici), i gruppi più svariati che più che un obbiettivo ideologico ne hanno uno molto pratico: cacciare lo straniero. Solo una personalità fortissima col prestigio di cui gode Omar può tenere insieme questa variegata galassia. Ma questo vuol dire anche che il Mullah Omar è l'unico interlocutore possibile per quella 'exit strategy' cui gli Stati Uniti pensano e lavorano da un paio di anni senza cavare un ragno dal buco proprio perchè, finora, si sono rifiutati di trattare col capo dei Talebani su cui hanno messo una taglia di 25 milioni di dollari senza trovare nessuno che fosse disposto a tradirlo. Ma se Omar non ci fosse, se morisse, qualsiasi accordo non potrebbe essere che parziale, con frammenti della guerriglia, mentre gli altri continuerebbero a combattere e si sarebbe punto e a capo.
Ma anche il Mullah Omar, oggi, ha interesse a trattare. Si è ripreso il 75 per cento del territorio ma più in là non può andare. Le grandi città, Kabul, Herat, Mazar-i Sharif, restano fuori dalla portata della guerriglia per l'enorme disparità degli armamenti. Tanto è vero che quest'anno i Talebani hanno rinunciato alla consueta 'offensiva di primavera' limitandosi a consolidare le proprie posizioni e a liberare, con un colpo magistrale, 500 loro militanti rinchiusi nella prigione di Kandahar.
La situazione è quindi di stallo. Per gli uni e per gli altri. Ma non può andare avanti all'infinito. Gli afgani hanno il tempo dalla loro, come sempre, gli Stati Uniti no, perchè per quella "guerra che non si può vincere" spendono, in un momento di crisi economica, 40 miliardi di dollari l'anno e immobilizzano 130 mila soldati (più i 40 mila degli alleati) mentre i bubboni del terrorismo, con tutta evidenza, sono altrove.
Trattare con il Mullah Omar? È possibile. Purchè ci si convinca che non è, e non è mai stato, un terrorista, che non è un criminale, nè un pazzo, nè un cretino e, a parte certa sua cocciutaggine, un uomo con cui si può ragionare. Ma se si continua a considerarlo un sodale di Bin Laden, quale non è mai stato tanto che quando nel 1998 il presidente Clinton gli propose di ucciderlo era d'accordo, se lo si bolla, come ha fatto la disinformatissima Tv di Stato Italiana, come 'genero di Bin Laden' (che ne abbia sposato una figlia è una, non innocente, fandonia occidentale), allora non si va da nessuna parte. E saranno gli afgani col tempo, con pazienza, come han fatto con gli inglesi nell'800 e con i sovietici trent'anni fa, a cacciare anche gli arroganti occidentali, senza nessuna 'exit strategy' ma con una fuga a rotta di collo tipo Vietnam.

Da Bufale sul Mullah Omar, di Massimo Fini.
[grassetto nostro]

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