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mercoledì 22 dicembre 2010

R: [tribunadiciviumlibertas] Il buon Romano, per non attirarsi gli strali poteva parlare d'altro.

La questione è di estremo interesse. Ma andiamo per Ordine.
1) Ci troviamo di fronte ad un nuovo Ministero dell'UE. Il Ministro, ovviamente, SI DEVE guardare attorno. prima di tutto fra i suoi mandatari. NON è uno scherzo. POI, ma solo dopo, cominciare a prendere LEZIONI di PRASSI politica, geopolitica, e soprattutto di DIPLOMAZIA, che è un'arte a parte. In maniera NON dissimile, dopo l'Unità nazionale italiana, costruita e imposta dal Piemonte, la politica estera nazionale fu dettata da uomini del Centro e del Nord. Fino alla gestione ( disastrosa) della nostra politica estera da parte del siciliano Crispi, avversato dall'intesa Inghilterra/Francia che combattevano la nostra presenza in Africa orientale. Possiamo aggiungere ( vedi: Anton Zischka: Africa, Casini ed. 1953) che ANCHE dopo il 1936, per le stesse ragioni, l'ostilità contro di Noi di Francia ed Inghilterra, POI PAGATA da costoro a CARO PREZZO, si espresse in maniera RUDE fino a giungere alla guerra. ( Vedi: Paul Gentizon: Difesda dell'Italia, Cappelli, 1949)
AGGIUNGIAMO che se il problema Israelo/Palestinese NON fosse di grande importanza, NON sarebbe stato INVENTATO a suo tempo lo Stato d'Israele. Aggiungiamo anche che, per le stesse ragioni, anche Stalin, in precedenza contrario, approvò la nascita di tale Stato. Aggiungiamo anche che la sola scomparsa di Suez, o il raddoppio del Canale di Panama, tentativo che fu la ragione dellla cruenta defenestrazione di Noriega ( 1994) accusato di traffico di Droga....dalla C.I.A.!  comporterebbe un ridimensionamento del ruolo di Israele e conseguente parallelo ridimension amento dell'influenza della Lobby ebraica in uSA ed in EUROPA.
2) In questo quadro, e le coincidenze ci sono tutte, assistiamo ad un tentativo di "rilancio" della politica di potenza inglese, che sfrutta l'innegabile "debolezza amerikana", in quella che fino al 1945 era considerata l'ANGLOSFERA. ( Zona d'influenza, in senso conservatore,perchè l'Ammiragliato, Entità "privata", è una CONSORTERIA CONSERVATRICE). Inutile aggiungere altro. Sta di fatto che l'ingerenza inglese sulla politica estera della UE, assieme al tentativo nemmeno tanto mascherato, di Leadership ( Asse Franco-Tedesco permettendolo), si esprime in maniera "significativa", soprattutto nei confronti di zone di grande "attrattiva" non propriamente sessuale, quali: Palestina ( vecchio possedimento inglese tolto di sotto i piedi a Sua maestà proprio dagli USA),Siria, Libano, Iraq, Emirati, Arabia Saudita. IL FUTURO CE LO CONFERMERà.
3)In questo quadro, che l'ex ambasciatore a Mosca Sergio Romano conosce benissimo, egli NON può fare altro che DIRE e NON DIRE. Ma può..ACCENNARE! Per Noi basta leggere tra le righe. Giorgio Vitali

--- Mer 22/12/10, antoniofadda20 <antoniofadda20@yahoo.it> ha scritto:

Da: antoniofadda20 <antoniofadda20@yahoo.it>
Oggetto: [tribunadiciviumlibertas] Il buon Romano, per non attirarsi gli strali poteva parlare d'altro.
A: tribunadiciviumlibertas@yahoogroups.com
Data: Mercoledì 22 dicembre 2010, 09:20

 
Corriere della Sera Critica


21.12.2010 La merenda di Sergio Romano con i cavoli
Un lettore gli chiede un parere su Lady Ashton e lui scrive di questione palestinese

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 dicembre 2010
Pagina: 51
Autore: Sergio Romano
Titolo: «La politica estera europea e la questione palestinese»



Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 21/12/2010, a pag. 51, la risposta di Sergio Romano dal titolo " La politica estera europea e la questione palestinese".

Sergio Romano Catherine Ashton

Il lettore esprime perplessità circa l'operato di Catherine Ashton e chiede un parere a Sergio Romano, il quale, invece di rispondere, scrive della questione palestinese. Come se la politica estera di Catherine Ashton fosse fallimentare solo su questo punto e come se la questione mediorientale fosse l'unico impegno nell'agenda politica estera europea.
A lasciare perplessi, però, non è tanto l'associazione insensata, quanto la frase : "l'Europa è ormai, in alcune grandi crisi internazionali, ancora meno visibile di quanto fosse in passato. Penso in particolare alla questione palestinese. Nel 1980, con la dichiarazione di Venezia, i Paesi allora membri della Comunità europea ebbero il merito di fare uscire l'Olp di Yasser Arafat dal suo pericoloso stato di semi clandestinità e di conferirle una sorta di legittimità internazionale". Quello di aver riconosciuto ad Arafat una qualunque forma di legittimità politica sarebbe un pregio? Magari Romano crede che il fatto che Catherine Ashton non abbia ancora riconosciuto i terroristi della Striscia ufficialmente (ma è solo questione di tempo...) sia un elemento per condannarla?
Ecco lettera e risposta di Sergio Romano:

Quando fu nominata quale nuovo Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton non era certo tra i candidati più in vista; e infatti, ufficializzata la sua nomina, molte furono le voci critiche contro di lei. Tra i tanti rilievi vi era quello dell'evidente inesperienza. A distanza di un anno, non si può non riconoscere come le perplessità abbiano trovato una sostanziale conferma dall'operato della Ashton, più volte oggetto di pesanti critiche a causa del suo poco impegno e della sua scarsa competenza, difetti che stanno emergendo ancor di più in questa fase, caratterizzata da un rinnovato interesse per le politiche di Difesa comuni. Perché l'Europa decide di farsi male da sola?

Giovanni Martinelli
giova.mart@tin.it

Caro Martinelli, R icordo ai lettori che la Gran Bretagna, quando fu necessario scegliere il nuovo presidente del Consiglio europeo, propose la candidatura di Tony Blair, e che si considerò, quando la scelta cadde sul belga Herman Van Rompuy, «creditrice» . Catherine Ashton, quindi, fu scelta perché molti ritennero di avere un debito con Londra e perché il suo principale concorrente, Massimo D'Alema, non piaceva ad alcuni Paesi. Se le cose sono in questi termini non mi sembra utile parlare delle maggiori o minori competenze professionali di lady Ashton. Mi limito a constatare che è stata voluta dalla Gran Bretagna, vale a dire dal Paese che si è sempre opposto a qualsiasi cedimento di sovranità in materia di politica estera. L'Alto Rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza farà un lavoro diligente e si dedicherà con impegno, probabilmente, alla organizzazione del servizio diplomatico europeo. Ma si limiterà ad esprimere nei suoi colloqui internazionali il minimo comune denominatore delle politiche estere dei Paesi membri e non farà nulla per sollecitarli ad accordarsi su posizioni più avanzate. Chi sperò che si sarebbe valsa delle sue nuove funzioni per delineare le grandi linee di una politica estera europea, ha peccato di ottimismo. Il risultato di questa situazione è che l'Europa è ormai, in alcune grandi crisi internazionali, ancora meno visibile di quanto fosse in passato. Penso in particolare alla questione palestinese. Nel 1980, con la dichiarazione di Venezia, i Paesi allora membri della Comunità europea ebbero il merito di fare uscire l'Olp di Yasser Arafat dal suo pericoloso stato di semi clandestinità e di conferirle una sorta di legittimità internazionale. Fummo i primi, in altre parole, a dire con chiarezza che la soluzione della crisi passava dalla creazione di uno Stato palestinese: una prospettiva accettata ora anche dal governo israeliano. Oggi invece siamo diventati gli osservatori passivi e impotenti di un partita in cui l'unica politica occidentale, con risultati peraltro irrilevanti, è quella dell'America di Obama. Lo hanno detto implicitamente negli scorsi giorni, in una lettera al Consiglio europeo, i membri di un gruppo coordinato da lord Patten, ex commissario dell'Ue per i rapporti internazionali, e Hubert Védrine, ex ministro degli Esteri francese. Il gruppo conta fra i suoi membri, tra gli altri, due ex primi ministri italiani (Giuliano Amato e Romano Prodi), un ex cancelliere tedesco (Helmut Schmidt), un ex presidente della Repubblica federale (Richard von Weizsäcker), un ex primo ministro spagnolo (Felipe Gonzales), un ex primo ministro olandese (Andreas van Agt), un ex primo ministro francese (Lionel Jospin) e Javier Solana, predecessore di Catherine Ashton. Nella lettera al Consiglio europeo è detto tra l'altro che «il rafforzamento e il miglioramento dell'accordo di associazione euro-israeliano e altri accordi bilaterali non possono avere luogo senza il congelamento degli insediamenti israeliani nei territori occupati» . La palla è nel campo di lady Ashton.

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