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martedì 7 dicembre 2010

per il sito!! ----->>>> L'F-35 va alla deriva

L'articolo che segue, che invitiamo a leggere con molta attenzione e per intero, ci induce ad una piacevole riflessione: l'abbiamo azzeccata. E l'abbiamo azzeccata svariati anni fa quando, sulla base di una serie di constatazioni e di ipotesi di lavoro, basate su una conoscenza dettagliata della GEOPOLITICA e delle forze che entrano in gioco in qualsiasi occasione nello scacchiere geopolitico ( economiche, geografiche, come sosteneva Napoleone, politiche, sociali, culturali, religiose, morali, emotive, razziali: si!! prorpio razziali! ) avevamo previsto ( assieme con Luttwak peraltro) il fallimento della politica statunitense di un'unica polarità imperiale. Ora questo progetto, sostenuto chiaramente da un enorme FONDAMENTALISMO di carattere religioso, presente in quella "cultura" fin dalla prima conquista da parte di frange protestanti anglosassoni, prolungatasi attraverso la conquista del West, del "Cortile di casa" latinoamericano, della prima e della seconda guerra mondiale, sta andando in frantumi, come è logico che sia. La pretesa statunitense di inglobare e controllare l'Europa è sempre stata pura illusione. Il Vecchio Continente è in condizione di reagire, così come le vecchie strutture imperiali pre 1918-19, nate attraverso i Secoli e non per la brama di potere di qualcuno. Così vale anche per l'ex impero inglese, costretto a cedere lo scettro dopo il secondo conflitto mondiale, per non aver voluto cedere di fronte alle richieste, anche troppo miti, delle "Nazioni proletarie" che si stavano affacciando alla ribalta della "globalizzazione" indotta dal progresso tecnologico ( che non è quella in funzione di Dominio, che hanno approntato i finanzieri Made in Usa attraverso le Multinazionali.)
Finito il "Bipolarismo" che consentiva il controllo del sistema globale attraverso la falsa contrapposizione Liberismo-Bolscevismo, due facce della stessa mentalità, che noi abbiamo denunciato, pressochè inascoltati, per decenni, lo stesso progresso tecnologico, il risveglio della cultura "altra" propiziato dalle tecnologie dell'informazione, hanno dapprima cereato un "quadro geopolitico" di evidente ed ineluttabile "multipolarismo" per sfociare poi, per ovvie ragioni, in una forma evidentissima di "apolarismo". E tutto ciò perchè....< ruina in fine velocior >.
Infatti, per il principio fisico dei "vasi comunicanti" ma anche per simpatia, convenienza, istinto di "liberazione", rivolta contro i soprusi, rinascita di antiche e sicuramente "non sopite" forme di religiosità, gli Stati, i Popoli tendono a raggrupparsi in coalizioni alternative al potere loro sovraordinato, creando moti di dubbio, paura fino al terrore, ai vecchi potentati che fino a l'altro ieri sedevano sicuri su ammassi di bombe atomiche. Ma contro la volontà dei popoli che si risvegliano non ci sono bombe che tengano. E stiamo aspettando altri crolli, che hanno a che fare anche con religioni istituzionalizzate fin da troppo tempo, che hanno oppresso i popoli più col terrore che con la persuasione amichevole.
Ultima considerazione: inveramento della "eterogenesi dei fini": con questo termine si intende un meccanismo del tutto naturale, secondo il quale più si spinge l'acceleratore in una direzione, più la Natura si ribella per tornare all' equilibrio "quo ante".
Ciò vale per qualsiasi Organismo Vivente, ivi compreso l'organismo che chiamiamo Natura.  ( Che comprende anche il concetto di Società umana o, meglio ancora, società dei viventi.) La Natura non si vince mai. Essa reagisce attraverso il principio del "feed back", ovvero retroazione.  Nota finale: abbiamo più volte cercato di far capire che, mentre in Occidente il "gioco" per eccellenza sono gli scacchi ( vedi teoria di Brzezinski), in Oriente il gioco è il GO, che consiste nell'accerchiare l'avversario. Esattamente quello che sta facendo la Cina.
PROVERBIO ARABO: MIO PADRE CAVALCAVA UN CAMMELLO, IO GUIDO UN'AUTO, MIO FIGLIO PILOTA UN AEREO, SUO FIGLIO CAVALCHERà UN CAMMELLO. ( evidentemente il proverbio si attaglia a tutti quei potentati arabi, ricchi di petrolio, ma vassalli di USA/Israel/G.).  Giorgio Vitali  
--- Mar 7/12/10, Bye Bye Uncle Sam <no-reply@wordpress.com> ha scritto:

Da: Bye Bye Uncle Sam <no-reply@wordpress.com>
Oggetto: [New post] L'F-35 va alla deriva
A: vitali.giorgio@yahoo.it
Data: Martedì 7 dicembre 2010, 10:12

L'F-35 va alla deriva

Ad Aprile 2009, titolando "L'F-35 è "invisibile"? No, è un bel bidone!", demmo un conto, molto sommario, delle motivazioni tecniche che avrebbero impedito al cacciabombardiere Joint Strike Fighter Lightning II della Lockheed Martin, propagandato come "stealth", di diventare un vettore con una penetrazione di mercato in linea con quella ottenuta dal suo diretto predecessore: l'F-16 Fighting Falcon della General Dynamics. Entrato in servizio nell'Agosto del 1978 con l'US Air Force e successivamente adottato da 26 Paesi con un numero di esemplari prodotto in numero superiore a 4.500 unità in dieci versioni successive, si distinguerà per longevità operativa, flessibilità di impiego ed efficienza bellica.
L'ultimo lotto di cento F-16I è stato consegnato ad "Israele" che riceve a titolo gratuito, come si sa, annualmente 2.850 milioni di dollari di materiale militare USA.
Con "residuati accantonati" Washington sta inoltre cedendo al Pakistan con eguali modalità 18 F-16 C/D per tentare di alleggerire l'appoggio della potente Inter Services Intelligence (ISI) alle formazioni pashtun nel conflitto che coinvolge ISAF ed Enduring Freedom nel pantano dell'Afghanistan.
Donazione finalizzata anche a contrastare la crescente influenza politica e militare di Pechino nell'area asiatica e l'opzione per l'acquisto fatta dall'ex Presidente Musharraf di 36 cacciabombardieri J-10 Chengdu (made in China) e la licenza di fabbricazione del caccia JF-17 Thunder. Una verità tenuta rigorosamente nascosta nell'intento di favorire Benazir Bhutto, sponsorizzata da Bush nella scalata alla presidenza del Pakistan, danneggiando l'allora Capo dello Stato, presentato dalla stampa occidentale, al contrario, come un lacchè della Casa Bianca.
Una scelta - quella di acquistare i J-10 Chengdu - che segnala, meglio di qualche resoconto giornalistico che riporta la dizione Af-Pak, il nuovo corso imboccato da Islamabad nei suoi rapporti con la (ex) Potenza Globale.
Le attuali continue violazioni dello spazio aereo del Pakistan con gli UAV Predator, i bombardamenti "mirati", gli inseguimenti a caldo di pattuglie di rangers e marines nelle Regioni Autonome per catturare od eliminare nuclei appartenenti ad "Al Qaeda" ed il ripetersi di continui, gravi "incidenti" di confine, stanno lì a dimostrare il crescente gelo che è calato tra gli Stati Uniti ed il suo ex alleato durante l'occupazione russa del Paese delle Montagne.
Le recentissime rivelazioni di Wikileaks sulle pressioni esercitate dagli Stati Uniti per costringere il Pakistan a rinunciare al suo armamento nucleare od in subordine a chiudere le centrali di produzione del plutonio di cui dispone, per evitare fughe di tecnologia atomica nella Regione, sono il sintomo, se ce ne fosse bisogno, del crescente stato di tensione che si va manifestando tra Washington ed Islamabad.
Nel mese di Ottobre scorso, il Pakistan ha concesso l'uso del suo spazio aereo ad una formazione di Sukhoi-27 e Mig-29 di Pechino per raggiungere la Turchia via Iran, dopo che il governo di Ankara ha annullato la partecipazione USA alle esercitazioni "Aquila dell'Anatolia".
Per la prima volta, velivoli militari della Repubblica Popolare di Cina hanno raggiunto il Vicino Oriente atterrando nella base di Konyia alla presenza di un rappresentante del governo Erdogan, dopo essersi riforniti in Iran presso la base di Gayem al Mohammad nel Khorassan (posizionata a 55 km di distanza da Herat), accolta dal generale comandante dell'aviazione iraniana Ahmad Mighani.
In quell'occasione, è circolata con insistenza la notizia che durante il trasferimento Cina-Turchia le squadriglie del Dragone abbiano lasciato sull'aeroporto militare dell'Iran due cacciabombardieri J-10 Chengdu, i cui piloti sarebbero stati rimpatriati su un cargo in partenza dal porto di Bandar Abbas con destinazione Shangai, per mandare un chiarissimo segnale politico agli USA sull'intenzione della Cina di mantenere ottimi rapporti politici, economici e militari con Teheran, aprendo contemporaneamente alla Turchia con cui ha stretto un'intesa per raggiungere nel corso di cinque anni un interscambio di 110 miliardi (in dollari, per ora) con pagamenti nelle rispettive valute. Decisione già adottata, tra l'altro, da due colossi dell'America indiolatina (Brasile-Argentina) e dell'Asia (Russia-Cina) per sostituire la moneta americana come unico riferimento di scambio nelle transazioni internazionali.
Accordi che limano un po' alla volta l'influenza USA a livello planetario e ne aggravano la crisi politica e finanziaria. Persa ogni capacità di ingerenza per Washington anche in Libano, dopo la visita del primo ministro Hariri a Damasco ed a Teheran, viaggio che mette alla berlina il Tribunale Penale Internazionale dell'Aja e l'Europa a 27.
La visita di Erdogan nelle stesse capitali ha aperto un altro fronte nella politica estera di Washington, dopo le rivelazioni sugli aiuti che l'Amministrazione Bush ha offerto al PKK e che quella di Obama conferma con Biden per la creazione, al momento giudicato idoneo, di una repubblica separata dall'Iraq, allargata a territori attualmente appartenenti a Siria, Iran e Turchia: il "grande Kurdistan".
D'intesa con il presidente Assad, Ankara ha inoltre sminato i confini di Stato tra Turchia e Siria, rafforzato le relazioni bilaterali a livello politico, commerciale e culturale con Damasco. Il terreno di confine liberato dall'esplosivo è stato assegnato ad una società mista turco-siriana per la piantumazione di ulivi e la produzione e la commercializzazione di prodotti agricoli. Un altro "messaggio" fatto recapitare questa volta ad "Israele".
Qualche flash, così a caso, in questo quadrante del mondo, tanto per non farci sommergere da dosi massicce di informazione spazzatura o da secchiate di cloroformio al "delitto di Avetrana".
E ora l'argomento che ci interessa: l'F-35. Leggi il resto dell'articolo

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